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Nuova udienza processo Altamirano. La donna è stata aggredita in carcere

08 Luglio 2015 14:30, di Ornella Fulco
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Aminta Altamirano Guerrero, la 34enne di origine messicana attualmente sotto processo davanti alla Corte di Assise di Trapani perchè accusata di avere...

Aminta Altamirano Guerrero, la 34enne di origine messicana attualmente sotto processo davanti alla Corte di Assise di Trapani perchè accusata di avere ucciso il figlioletto Lorenz, è stata aggredita da un gruppo di detenute, all'interno della Casa circondariale di Trapani, che l'ha picchiata e insultata. Lo hanno reso noto, stamane in apertura di udienza, i difensori della donna, gli avvocati Baldassare Lauria e Caterina Gruppuso. “L'atto ha molto turbato la nostra assistita che sta affrontando un processo delicatissimo - ha affermato Lauria - e riteniamo che si sia trattato di un atto premeditato". La Direzione della Casa circondariale ha avviato un’indagine interna per individuare le responsabili dell'aggressione. "Sono convinto - ha concluso il difensore - che la Polizia Penitenziaria saprà fare luce su questo spiacevole episodio". Oggi è stato nuovamente sentito in aula Enzo Renda, ex compagno dell’imputata e padre del piccolo Lorenz. L'uomo ha ribadito che Aminta Altamirano Guerrero, nel corso della loro relazione, aveva spesso "scatti d’ira incontrollati che la portavano a scontri fisici con me ma anche con i suoi familiari” e che la donna non esitava a "mettere tutto in piazza, a parlare male di me con chiunque". Renda ha riferito di non avere mai voluto denunciare la compagna, dalla quale afferma di essere stato più volte colpito anche quando vivevano in Messico, "perchè ero molto legato a Lorenz; ne parlai anche con un avvocato ma questo avrebbe significato sfasciare la famiglia". L'uomo ha anche ribadito di essersi deciso di interrompere la relazione dopo che la sua compagna lo aveva più volte denunciato per presunti maltrattamenti familiari. A seguito di ciò erano anche intervenuti i Servizi sociali del Comune di Alcamo, dove nel frattempo si erano trasferiti, per verificare le condizioni psico-fisiche del piccolo Lorenz. Renda, a domanda dell'avvocato della difesa, ha anche riferito che, sia prima sia dopo la nascita del piccolo, la compagna era rimasta incinta ma che le gravidanze non erano andate a buon fine. "Si è trattato di incidenti - ha definito i concepimenti - avvenuti nonostante io avessi fatto uso di profilattici e che sono stati espulsi dopo poco tempo, non si può definirli neppure feti". "Il nostro - ha detto in un altro passaggio della sua testimonianza - non era un sano rapporto di coppia, io stavo con lei per amore del bambino". Renda ha poi riferito alla Corte che - dopo la loro separazione - quando la donna ha manifestato l'intenzione di tornare in Messico, lui ha firmato il consenso salvo poi affermare di aver immaginato che lei potesse spostarsi in altri Paesi del Sud America facendo perdere per sempre le sue tracce e quelle di Lorenz. Un racconto e un quadro a dir poco contrastanti: il pizzaiolo alcamese da un lato riferisce di continui attriti con la compagna, delle denunce di lei, di un clima che definisce "difficile", dall'altro resta per anni nella relazione - da cui solo per cause naturali non sono nati altri figli - continua ad avere rapporti sessuali con la compagna, persino la sera prima di andare in Tribunale per difendersi dalle accuse mossegli dalla Altamirano Guerrero che, guarda caso, in quell'occasione, ritrattò quanto dichiarato in sede di denuncia. Un uomo che si fa aiutare dalla compagna a scrivere le e-mail per trovare lavoro e quando viene assunto in un ristorante in Germania prende la decisione di separarsi da lei solo ad una settimana dalla partenza; un uomo che riceve letterine e disegni dal figlioletto ma non vi risponde mai "perchè tanto lo sentivo al telefono", un uomo che "non prende nella giusta considerazione" quanto un conoscente alcamese, qualche settimana prima della morte del bambino, gli riferisce circa lo stato di disperazione e i propositi di suicidio espressi dalla Altamirano Guerrero e che poi, quando la donna, la sera prima della morte di Lorenz, lo chiama al telefono in quella che sarà la loro ultima conversazione prima della scomparsa del piccolo, chiude il contatto "perchè sta lavorando". Un uomo che quando si decide a richiamarla - dopo aver finito il suo turno ed essersi recato in un bistrot - senza ottenere più e più volte risposta, non pensa di allertare, quanto meno, un familiare ad Alcamo o le forze dell'ordine per capire cosa stava accadendo nella casa di via Amendola. Un uomo che appare - come lo ha definito l'avvocato Baldassare Lauria - "un testimone di plastica" per quel suo modo distaccato, freddo, di rievocare una vicenda chiusasi con la morte di un bambino di cinque anni, il suo bambino. Il processo riprenderà, dopo la pausa delle ferie giudiziarie, il prossimo 23 settembre.

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