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Trapani | Cronaca

Omicidio Rostagno: condannati Virga e Mazzara

16 Maggio 2014 08:05, di Ornella Fulco
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Condannati all'ergastolo, dalla Corte d'Assise di Trapani presieduta da Angelo Pellino, per l'omicidio di Mauro Rostagno, il boss mafioso Vincenzo Vir...

Condannati all'ergastolo, dalla Corte d'Assise di Trapani presieduta da Angelo Pellino, per l'omicidio di Mauro Rostagno, il boss mafioso Vincenzo Virga e Vito Mazzara, ritenuto l'esecutore materiale del delitto.  Il sociologo e giornalista fu ucciso il 26 settembre del 1988 in contrada Lenzi di Valderice. La sentenza è stata letta ieri sera, poco dopo le 23.30, dopo una camera di consiglio - nell'aula bunker della Casa circondariale di Trapani - cominciata alle 12 dello scorso 13 maggio. La Corte ha condannato gli imputati anche al risarcimento dei danni in favore delle parti civili e ha disposto la trasmissione degli atti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo per valutare se procedere nei confronti di dieci testimoni per il reato di falsa testimonianza. Si tratta di Beniamino Cannas, luogotenente dei Carabinieri, Angelo Vozza, maresciallo della Guardia di Finanza, Liborio Fiorino, Antonio Gianquinto, Leonie Heuer, moglie del generale del Sisde Angelo Chizzoni, Caterina Ingrasciotta, editrice di RTC, l'emittente locale dalla quale Rostagno lanciava le sue denunce, Salvatore Martinez, Rocco Polisano, Natale Torregrossa e Salvatore Vassallo. Per la pubblica accusa "il modus operandi seguito nel delitto Rostagno è quello tipicamente mafioso" e il movente è da ricondurre "all'attività giornalistica, destabilizzante della quiete criminale" che Rostagno conduceva dagli schermi dell'emittente televisiva locale Rtc. I difensori Stefano Vezzadini e Giancarlo Ingrassia, per Virga, e Vito e Salvatore Galluffo, per Mazzara, avevano invece chiesto l'assoluzione dei loro assistiti "per non aver commesso il fatto". "E' una cosa importante che sia stato celebrato anche a distanza di molti anni un processo difficile. Ci sono stati molti depistaggi iniziali, omissioni e miopie, come sono state definite con bonta'". Lo ha detto l'allora compagna di Mauro Rostagno, Chicca Roveri, commentando la sentenza. Poi ha abbracciato la figlia, Maddalena, che proprio ieri celebrava il suo compleanno. "E' importante - ha proseguito Roveri - che in un'aula di giustizia italiana siano stati riconosciuti da molti testimoni l'operato di Mauro e la generosita' e l'intelligenza che ha messo nel suo lavoro in una piccola televisione di Trapani dove faceva nomi e cognomi. E non solo, dal momento che quello che stava facendo era raccontare come stava cambiando la mafia. Essendo una persona intelligente e coraggiosa, era vicino a capire molte cose che in realta' non si volevano capire perche' Trapani era una citta' dove il sindaco diceva che la mafia non esiste e il procuratore di allora Antonio Coci sosteneva che la mafia non c'era tant'e' che non c'erano processi mafiosi. Per forza, se a indagare erano i carabinieri che voi avete sentito deporre qua". "I tempi sono stati molto lunghi, ma siamo arrivati a un risultato", ha detto commossa Carla, la sorella di Rostagno, che si era costituita parte civile nel processo.

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