Operazione antidroga "Delivery", in 20 rinviati a giudizio
Posizione stralciata per uno degli indagati
Venti, dei 23 indagati coinvolti nell'operazione antidrogra dei carabinieri di Trapani, sono stati rinviati a giudizio dal Gup del Tribunale di Trapani, Caterina Brignone. Si tratta degli indagati coinvolti nell’operazione Delivery scattata a Castellammare del Golfo. In quell'occasione i carabinieri scoprirono che l'organizzazione sgominata durante il periodo del lockdown di due anni fa, consegnava la droga a domicilio.
Per un vizio di forma: la mancata notifica di alcuni atti, tra cui anche la citazione è stata stralciata la posizione di Salvatore Bosco, difeso dagli avvocati Ernesto Leone e Nicola Gervasi. Tutto è ritornato nelle mani del pm e il quarantenne dovrebbe adesso essere processato a parte.
Hanno scelto il rito abbreviato la compagna di Bosco, Emanuela Di Bartolo, 42 anni, e il figlio di quest’ultima, il ventiduenne Davide Calabrò. All’udienza per l’abbreviato, prevista per il 28 settembre, ci saranno anche il castellammarese Ivan Ferro, Salvatore Ferrara di Trappeto, Antonino Furco di Borgetto, il partinicese Antonino Maragliotti e i palermitani Gabriele Piazza e Domenico Bellomonte.
Hanno scelto il rito ordinario, processo fissato per il 4 ottobre dinanzi al giudice Mauro Cantone, i castellammaresi Florin Cicu, Lorenzo Poma, Sebastiano Ferrarello, Dario La Puma, Sebastiano Domingo, Pietro D’Aguanno, Antonia Latona e il palermitano Marco Sciabica.
Massimo Catanzaro, ha patteggiato una pena a due anni e 11 mesi. Altri due imputati castellammaresi, Giuseppe Di Bona di 54 anni e Angelo Adragna di 27, sono stati invece sottoposti alla messa in prova nei servizi sociali. I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione a delinquere finalizzata alla detenzione spaccio di stupefacenti.
L’operazione antidroga venne portata a termine dai carabinieri di Castellammare, il primo marzo scorso. A fare scattare le indagini la denuncia di una donna che informò ai carabinieri circa le cattive frequentazioni del marito in pieno lockdown, indicando anche i nomi dei presunti pusher.
L’organizzazione avrebbe gestito, per carabinieri e procura, un vasto sistema di consegna a domicilio di marijuana e cocaina, sostanze che venivano acquistate rispettivamente a Partinico e nel quartiere Zen di Palermo.
La droga veniva chiamata in diversi modi: uova, mangime per galline, cocktail, motorino Peter Pan e anche «bottiglia di acqua fresca. Secondo le indagini nei festini privati la droga scorreva a fiumi.
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