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Operazione antimafia nel Trapanese, tutti i dettagli e i nomi degli arrestati [VIDEO] - Trapani Oggi

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Operazione antimafia nel Trapanese, tutti i dettagli e i nomi degli arrestati [VIDEO]

13 Marzo 2018 12:49, di Ornella Fulco
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Una grossa operazione di speculazione immobiliare, realizzata attraverso l’acquisto, in un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola di oltre 60 ...

Una grossa operazione di speculazione immobiliare, realizzata attraverso l’acquisto, in un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola di oltre 60 ettari in località Pionica a Santa Ninfa è il punto centrale da cui gli investigatori sono partiti per ricostruire, a partire dal 2014, una serie rapporti e attività di Cosa Nostra anche sostegno della latitanza del boss castelvetranese Matteo Messina Denaro. A finire in manette, stanotte, nel blitz messo in atto da oltre 100 uomini, tra Carabinieri e personale della DIA, sono state dodici persone raggiunte da altrettante ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica. Sono sei, invece, i soggetti che figurano tra gli indagati. I reati contestati sono quelli di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento e fittizia intestazione di beni, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose. "Questa indagine, realizzata in collaborazione con la Dia, ha consentito di ricostruire, in maniera complessiva, la vita delle articolazioni mafiose che agiscono nei territori di Vita e di Salemi - ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Stefano Russo - e le loro condotte che sono riconducibili all'esigenza di comandare e avere il potere. Se la cattura di Messina Denaro resta l'obiettivo comune di tutti noi altrettanto importante è non trascurare tutto quello che c'è attorno a lui. Il contrasto delle diverse articolazioni di Cosa Nostra che mostra, ancora una volta, di essere unitaria, e non solo sul territorio trapanese, è essenziale nella lotta alla mafia". "Questa operazione ha un valore simbolico e un valore pratico - ha detto il colonnello Rocco Lo Pane, comandante della Sezione operativa della Dia di Trapani - perchè i terreni oggetto della speculazione di Cosa Nostra non sono terreni qualunque ma appartengono agli eredi dei cugini Salvo. La mafia ha esercitato la sua forza di condizionamento, nell'ambito di aste giudiziarie, che le ha consentito, anche in questo caso, di realizzare grossi profitti". "Cosa Nostra resta al passo con i tempi, con investimenti nel campo delle energie rinnovabili o nel settore immobiliare, senza abbandonare la sua tradizionale cautela - ha sottolineato il maggiore Diego Berlingieri, comandante del Nucleo Investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Trapani - abbiamo appurato che, in un caso, si erano dotati di apparecchi utili a individuare le nostre attrezzature di intercettazione. La tutela della organizzazione criminale è sempre massima nel cercare di eludere le investigazioni". Tra gli arrestati ci sono Salvatore Crimi, Michele Gucciardi, rispettivamente a capo della famiglia mafiosa di Vita e di Salemi, e gli imprenditori  Vito Nicastri, di Alcamo, e Girolamo Scandariato di Calatafimi. I due “uomini d’onore” hanno avuto un ruolo centrale nella gestione dell'operazione di speculazione immobiliare realizzata attraverso l’acquisto della tenuta agricola e la successiva rivendita alla Vieffe, società agricola riconducibile ad imprenditori di San Giuseppe Jato, nel Palermitano, vicini ad ambienti mafiosi locali. L’azienda agricola - di proprietà di Giuseppa Salvo, moglie di Antonio Maria Salvo, nipote dei noti esattori palermitani Nino e Ignazio Salvo - è stata formalmente acquistata all’asta, sotto la regia di Cosa Nostra trapanese, da Roberto Nicastri ritenuto prestanome del fratello Vito, noto imprenditore del settore eolico e già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, per poi essere ceduta alla Vieffe per 530.000 euro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il prezzo reale della vendita dei terreni è stato notevolmente superiore a quello dichiarato negli atti notarili e la differenza, pari a oltre 200mila euro, sarebbe stata incassata dagli uomini di Cosa Nostra per la loro attività di “intermediazione" immobiliare. Secondo le dichiarazioni del defunto collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, sostenute anche dalle risultanze delle attività d’intercettazione degli investigatori,  parte di tale somma sarebbe stata destinata da Michele Gucciardi e Vito Gondola, già reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, al mantenimento di Matteo Messina Denaro. Sarebbe stato proprio Lorenzo Cimarosa, nel 2012, ad affidare la borsa contenente il denaro a Francesco Guttadauro, nipote prediletto del latitante e attualmente detenuto, che l'avrebbe consegnata allo zio. Michele Gucciardi, inoltre, avrebbe costretto  Giuseppa Salvo a rinunciare ai diritti di reimpianto dei vigneti vantati sulla tenuta agricola per consentire agli imprenditori di San Giuseppe Jato di ottenere finanziamenti  erogati dall'Unione Europea per un ammontare di circa 600mila euro, in parte utilizzati per l’acquisto della tenuta stessa. Sempre Gucciardi era riuscito a reinvestire il denaro della famiglia mafiosa di Salemi in terreni, già riconducibili al mafioso Salvatore Miceli, acquistati formalmente dalla moglie di Sergio Giglio, recentemente condannato per associazione mafiosa perché coinvolto nella veicolazione dei “pizzini” per Messina Denaro. Salvatore Crimi, invece, attraverso la società Aerre  s.a.s. di proprietà della moglie, è riuscito a investire nel campo della ristorazione aprendo il ristorante “La Pergola” nella frazione trapanese di Ummari. A Girolamo Scandariato gli investigatori contestano anche il reato di estorsione aggravata da metodo mafioso per aver svolto il ruolo di "mediatore" in un’estorsione ai danni di alcuni imprenditori che avevano acquistato un terreno agricolo a Castelvetrano sul quale avrebbe vantato diritti di proprietà (occulta) il defunto boss mafioso Totò Riina. Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca eseguito stamane riguarda la Aerre  s.a.s. e il 25% del capitale sociale della Agri Innovazioni (per la quota fittiziamente intestata a Nicolò, Scandariato, figlio di Girolamo) perché, anche se formalmente intestate a terzi, in realtà sono risultate riconducibili a soggetti facenti parte dell’organizzazione mafiosa. Il sequestro della Vieffe soc. agr. si è reso necessario, invece, perché ritenuta un’impresa, a tutti gli effetti, a partecipazione mafiosa, quindi uno strumento per il perseguimento dei fini economici dell’organizzazione criminale. Questa la lista completa degli arrestati: Michele Gucciardi, 65 anni, di Salemi; Salvatore Crimi, 60 anni, di Vita; Melchiorre Leone, 59 anni, di Vita; Giuseppe Bellitti, 49 anni, di Salemi; Gaspare Salvatore Gucciardi, 56 anni, di Vita; Vito Gucciardi, 58 anni, di Vita; Girolamo Scandariato, 50 anni, di Calatafimi; Roberto Nicastri, 56 anni, di Alcamo; Vito Nicastri, 62 anni, di Alcamo; Ciro Gino Ficarotta, 68 anni, di Palermo; Leonardo Ficarotta, 37 anni, di Palermo; Paolo Vivirito, 39 anni, di Palermo. Questi invece gli indagati: Nicolò Scandariato, 23 anni, di Salemi; Anna Maria Crocetta Asaro, 48 anni, di Vita; Leonardo Crimi, 24 anni, di Vita; Francesco Cuomo, 45 anni, di Napoli; Emanuele D’Abundo, 50 anni, di Napoli; Vincenzo Fanara, 51 anni, di Salemi.

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