Operazione cemento del golfo. Ordine di custodia cautelare per Saracino e Badalucco padre e figlio
L'arresto nel quadro delle attività investigative finalizzate alla ricerca di Matteo Messina Denaro
Aggiornamento - La Corte di Cassazione, con sentenza emessa all'udienza del 20 gennaio 2023, ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati così confermando la sentenza della corte di Appello di Palermo che ha condannato a dieci anni e due mesi di reclusione e quattromila euro di multa il castellammarese Mariano Saracino, già con alle spalle condanne per mafia e ritenuto il cassiere della mafia trapanese. Otto anni e sei mesi e tremila euro di multa per Martino Badalucco; otto anni di reclusione e 2.800 euro di multa per Vito Badalucco; tre anni e 1.050 euro invece per l’imprenditore alcamese Vincenzo Artale. É stata confermata anche la condanna al risarcimento dei danni in favore dell'associazione Castello Libero che si era costituita parte civile.
Castellammare del Golfo - I Carabinieri della Compagnia di Alcamo hanno dato esecuzione a tre distinti ordini di esecuzione per la carcerazione emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, nei confronti di Mariano Saracino, Vito e Martino Badalucco, padre e figlio i quali dovranno espiare la pena della reclusione (rispettivamente di 4 anni il Saracino, 1 anno e 11 mesi Badalucco Vito e 2 anni e 5 mesi il figlio Martino), in quanto ritenuti responsabili del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I provvedimenti costituiscono l’esito processuale delle indagini condotte tra il 2013 ed il 2016 dai Carabinieri di Alcamo, coordinati dalla D.D.A. di Palermo, nell’ambito dell’attività denominata “Cemento del Golfo”. Gli accertamenti condotti all’epoca riuscirono a ricostruire l’organigramma della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, nella quale gli odierni arrestati erano inseriti con ruoli apicali e di cui il Saracino era l’allora reggente.
Nello specifico, l’indagine era scaturita da una recrudescenza di attentati incendiari ai danni di imprenditori operanti nell’edilizia nel comune di Castellammare del Golfo. La susseguente attività aveva permesso di comprendere come i danneggiamenti ai mezzi e veicoli del settore dell’edilizia e del movimento terra si collocassero in un contesto mafioso legato alla famiglia castellammarese, facente parte del mandamento di Alcamo.
Inoltre, i sodali avevano costretto alcuni committenti di lavori edili, con pressioni ed intimidazioni, a
rifornirsi di cemento da ditte riconducibili alla famiglia mafiosa. Gli arrestati sono stati tradotti presso la casa circondariale di Trapani, come disposto dall’Autorità Giudiziaria.
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