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Operazione "Eden 2": gli arrestati e i particolari

17 Novembre 2015 12:35, di Ornella Fulco
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Sono Giorgio Provenzano, esponente di spicco del mandamento mafioso di Bagheria, Michele Musso, Domenico Amari e Alessandro Rizzo i quattro arrestati ...

Sono Giorgio Provenzano, esponente di spicco del mandamento mafioso di Bagheria, Michele Musso, Domenico Amari e Alessandro Rizzo i quattro arrestati stamane dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, perchè ritenuti tra gli organizzatori e i partecipanti alla rapina, avvenuta nel novembre del 2013, ai danni della A.G. Trasporti di Campobello di Mazara. La società, all'epoca già sottoposta a sequestro preventivo, era stata sottratta all'imprenditore palermitano Cesare Lupo, ritenuto un prestanome dei fratelli Graviano. I quattro sono accusati di rapina e ricettazione aggravate da finalità mafiose. L'operazione, come è stato illustrato stamane nel corso della conferenza stampa al Comando provinciale dei Carabinieri, è la prosecuzione dell'indagine "Eden 2" che, già nel 2014, aveva svelato il coinvolgimento diretto delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Bagheria e Brancaccio nella rapina.  In quell'occasione erano state arrestate 16 persone, tra cui Girolamo Bellomo (detto Luca), tra i fedelissimi di Matteo Messina Denaro di cui è nipote acquisito avendo sposato Lorenza Guttadauro, sorella di Francesco - anche lui finito nelle maglie della giustizia - e figlia di Rosalia Messina Denaro. Secondo il quadro ricostruito dagli investigatori, anche sulla base di alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia, Giorgio Provenzano avrebbe avuto il compito di coinvolgere, tramite Francesco Guttadauro - nipote del boss latitante - il clan di Castelvetrano, nel cui "territorio" si trova la sede della ditta presa di mira, per chiederne l'avallo e la collaborazione. Sempre Provenzano avrebbe reperito le auto e le pettorine - fatte stampare con la scritta "Polizia" da una tipografia di Palermo - usate per compiere la rapina e avrebbe definito le modalità di spartizione dei proventi a favore delle famiglie mafiose di Bagheria, Castelvetrano e Corso dei Mille a Palermo. Michele Musso e Domenico Amari, entrambi del clan palermitano, avrebbero fatto parte del "commando" che eseguì materialmente l'assalto al deposito nel corso del quale i dipendenti - tra cui è stato individuato un basista - vennero presi in ostaggio, costretti a caricare su un camion rubato la merce e poi rinchiusi in una stanza per consentire la fuga ai malviventi e ritardare l'allarme. Alessandro Rizzo, invece, si sarebbe occupato della ricettazione. Dopo la fuga i rapinatori bruciarono le auto ma in una di queste, solo parzialmente distrutta dalle fiamme, i Carabinieri trovarono le immagini registrate dal sistema di video sorveglianza ancora integre che si sono rivelate utili alle indagini. Il valore della rapina, tra contanti e oggetti che vennero poi immessi sul mercato illegale, è stato calcolato intorno ai 300mila euro. Il denaro ricavato fu poi diviso nel corso di una riunione, tenutasi di una saletta riservata di un ristorante parlermitano. A Provenzano andarono 3.000 euro. Alla famiglia di Matteo Messina Denaro andò parte dei proventi. Secondo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, il colpo avrebbe dovuto essere effettuato prima della data in cui poi avvenne e fu rimandato perche, nel periodo scelto in partenza, l'abitazione di Girolamo Bellomo sarebbe stata "occupata". Il collaboratore riferisce di aver immaginato che in essa potesse trovarsi proprio Matteo Messina Denaro. "L'operazione odierna - ha spiegato il colonnello Stefano Russo, comandante provinciale dei Carabineri - rappresenta un ulteriore passo verso l’arresto del boss Matteo Messina Denaro che passa per diverse fasi: un controllo del territorio ancora più pressante, l'aggressione sempre più forte ai patrimoni mafiosi e la ricerca del 'capitale istituzionale', che è quello che fa di Cosa Nostra l'organizzazione criminale più potente al mondo".

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