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Confisca beni Patti, i retroscena della sua ascesa ricostruiti dagli inquirenti [VIDEO] - Trapani Oggi

Castelvetrano | Cronaca

Confisca beni Patti, i retroscena della sua ascesa ricostruiti dagli inquirenti [VIDEO]

24 Novembre 2018 10:40, di Ornella Fulco
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L'imprenditore, morto due anni fa, era emigratoda Castelvetrano a Robbio del 1960

"Emigrato da Castelvetrano per Robbio (PV) il 13 novembre 1960. …All’atto della sua partenza…versava in precarie condizioni economiche, non possedeva beni di sorta, svolgeva l’attività di muratore ed aveva tentato di avviare un’impresa, unitamente ad un altro socio, per la fabbricazione di bobine per autovetture Fiat…che però non aveva avuto successo. Al suo arrivo a Robbio avviava un’attività nel settore dell’abbigliamento, con la costituzione di una società di fatto insieme al padre Giovanni ma anche questa attività imprenditoriale non aveva successo, e i due soci vennero dichiarati falliti”. Così nell'ordinanza della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani - con la quale oggi sono stati sequestrati e confiscati dalla DIA beni per un valore di almeno 1,5 miliardi di euro ai suoi eredi - viene descritto l'esordio imprenditoriale che ha poi condotto Carmelo Patti a mettere su il suo impero economico oggi passato nelle mani dello Stato.

Lo stesso imprenditore di origine castelvetranese, in una  lettera del 15 novembre 1961, inviata alla Cancelleria della Corte di Appello di Palermo - I Sezione Civile, che lo aveva convocato, descriveva le condizioni di estrema difficoltà in cui versava insieme alla sua famiglia, talmente gravi da non permettergli di affrontare il viaggio per essere presente alle udienze (“...omissis...né io né mio papà potevamo comprare il necessario per mangiare...omissis...quei quattro pezzi di mobilio che avevamo sono stati pignorati...omissis...”).
Con sentenza del giugno 1962, il Tribunale di Trapani lo dichiarò fallito e, l'anno successivo, il Tribunale di Marsala gli concesse la riabilitazione civile. 
Proprio in quell’anno Patti costituì, assieme ai suoi familiari, la Cablelettra,  azienda in cui venivano prodotti componenti per l’industria degli elettrodomestici. L'azienda ebbe modo di farsi apprezzare dai primi clienti, la Philco (società per la quale Patti aveva lavorato come operaio, appena trasferitosi a Robbio ) e la Patelec che lo aiutarono finanziariamente ad inserirsi in quella nicchia produttiva.
Successivamente Patti cominciò a produrre impiantistica per il più remunerativo settore automobilistico e acquistò di un immobile da destinare alle esigenze della Cablelettra che venne trasformata in società di capitali, avendo accesso alla produzione per lo stabilimento di Arese dell’Alfa Romeo.
Negli anni Ottanta, quando un disastroso terremoto distrusse alcuni stabilimenti di Benevento della Comind Sud che produceva impianti elettrici per la Fiat, quest’ultima affidò sostanzialmente tali commesse a Cablelettra.
La produzione fu mantenuta in Campania costituendo con altri imprenditori locali la Cablelettra Sud che divenne fornitrice diretta anche di Alfa Romeo.
Gli anni dal 1985 al 1990 videro la società consolidare il proprio ruolo di fornitore di cablaggi per Fiat anche grazie agli insediamenti al Sud che godevano di speciali esenzioni fiscali previste per le imprese operanti in quell'area del Paese. Nacque allora anche la Cable Sud S.r.l., con sede a Castelvetrano, per supportare la produzione dello stabilimento di Termini Imerese della Fiat. 
Le aziende di Patti nei primi anni Novanta - si legge sempre nella ricostruzioni degli inquirenti - ebbero un ruolo importante nell’assorbimento del personale della Fiat del settore cablaggio che venne impiegato anche per dare inizio ad attività di co-design (progettazione di impianti elettrici in sinergia con il cliente).
Le difficoltà per le imprese di Patti iniziarono quando l'azienda torinese chiese a Cablelettra di rilevare le Unità produttive ausiliarie di Pomigliano d’Arco. L' imprenditore castelvetranese aderì rilevandone il 50%, costituito da circa 400 operai, che vennero impiegati nella neocostituita Se.l.ca.
La Fiat, però, effettuò commesse per un importo minore di quanto previsto e l'unico incarico aggiuntivo fu quello della progettazione della "Marea", auto che sarebbe stata prodotta  in Italia e in Brasile (da qui la costituzione della Cablelettra do Brazil).
Nella realizzazione del cablaggio della "Marea" Patti privilegiò la sua esecuzione a Castelvetrano - a detta sua per portare lavoro nel suo paese natale  e utilizzò , allo scopo la sua Cable Sud s.r.l. Lo squilibrio determinato dal mancato afflusso di capitali programmato dalla Fiat comportò la necessità di ricorrere al credito. Le difficoltà finanziarie indussero allora Patti a diversificare i settori di investimento, rilevando la Sotim, società che controllava il 70% della ex Valtur.
Da quel momento la crisi finanziaria del gruppo andò aggravandosi anche perché la Fiat diminuì ancor più le sue commesse, facendo calare il valore effettivo della Cablelettra per la cui vendita furono avviate trattative con la Yazaki (società madre del gruppo mondiale leader nella produzione e vendita di fili per il cablaggio auto) e fu avanzata richiesta di amministrazione straordinaria quale grande impresa in crisi. Le indagini fiscali avviate nel tempo hanno poi permesso di accertare che l’espansione delle aziende di Carmelo Patti era avvenuta sfruttando un articolato sistema di evasione fiscale che vedeva al vertice del “Gruppo Imprenditoriale Patti" sia la Cablelettra sia la Cable Sud. L’assemblaggio dei cavi elettrici per le vetture prodotte dalla Fiat veniva appaltato ad una molteplicità di aziende più piccole, ubicate nell’area del Trapanese, quasi tutte nel territorio di Castelvetrano.
Queste imprese erano tutte collegate fra loro, sia giuridicamente sia economicamente sia da vincoli di parentela ed amicizia. Partecipavano verticalmente alla catena di produzione nelle diverse posizioni di fornitori, sub-fornitori, sub-sub-fornitori, sia reali sia fittizi, delle due aziende madri poste al vertice della piramide.
In particolare, le aziende minori - sempre secondo la ricostruzione dei magistrati - hanno goduto, nel tempo, di agevolazioni fiscali che consentivano loro di emettere fatture con importi gonfiati alla Cable Sud che aveva la possibilità, in questo modo, di versare illecitamente meno IVA.
Si trattava, nella sostanza, di imprese fittizie, senza struttura aziendale, molte delle quali riconducibili a soggetti contigui e/o vicini agli ambienti mafiosi.
L’indebito risparmio fiscale fornì a Patti i capitali da utilizzare anche per l’espansione nel comparto turistico-alberghiero, già avviato con la scalata alla ex Valtur.

Le indagini svolte dalla DIA negli ultimi anni (coordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto procuratore della DDA Pierangelo Padova in collaborazione con il sostituto procuratore di Trapani Andrea Tarondo) confortate dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Angelo Siino, Giovanni Ingrasciotta ed Antonino Giuffrè e degli accertamenti bancari, hanno evidenziato una rilevante differenza fra i redditi dichiarati e gli investimenti effettuati da Carmelo Patti, permettendo anche di accertare i suoi legami con numerosi personaggi contigui ovvero organici alla "famiglia" mafiosa di Castelvetrano, capeggiata da Matteo Messina Denaro.
L’attenzione si è focalizzata inizialmente sul coinvolgimento dell'imprenditore - negli anni Novanta -  in un’indagine per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e all’evasione dell’IVA, nella quale rimasero coinvolti numerosi personaggi poi risultati vicini agli ambienti mafiosi.
Fra coloro che godevano della piena fiducia dell’imprenditore vi era sicuramente Michele Alagna, fratello di Franca Anna Maria madre di una ragazza figlia (come risulta da atti giudiziari) non riconosciuta del boss latitante.
Michele Alagna in particolare, ha ricoperto importanti cariche sociali nelle imprese del gruppo, diventando sindaco - effettivo o supplente -, presidente del Collegio sindacale o amministratore di molte società della catena aziendale. Aveva, inoltre, delega ad operare su una molteplicità di conti correnti, movimentando somme di rilievo in entrata e in uscita; custodiva gioielli ed oggetti preziosi di proprietà della famiglia Patti conservati in cassette di sicurezza; curava ogni procedura economica d’interesse per le aziende: era , insomma,l'alter ego di Carmelo Patti a Castelvetrano, in nome e per conto del quale era autorizzato a mantenere rapporti con terzi.
Dagli accertamenti sono emersi anche collegamenti e rapporti intrattenuti da Patti con Paolo Forte, appartenente al clan di Messina Denaro, e con Rosario Cascio, indiziato mafioso, il cui patrimonio è stato sequestrato e confiscato per iniziativa della DIA.
La promiscuità con gli ambienti mafiosi è stata confermata anche ricostruendo le operazioni economiche della Cable Sud da cui sono risultati versamenti, prelevamenti e cambi assegni sui conti di alcuni personaggi di rilievo della criminalità organizzata, vicini a Matteo Messina Denaro, tra cui Santo Sacco, ex sindacalista UIL e postino dei "pizzini" del boss latitante, sul cui conto corrente e su quello della sorella Rosanna sono transitate rilevanti somme provenienti dalle aziende coinvolte nella frode perpetrata dalla Cable Sud.
Ancora, su delega della Procura-DDA di Palermo, sono stati svolti accertamenti sull'acquisizione del villaggio turistico Punta Fanfalo nell’isola di Favignana dai quali è emerso che Patti, sempre con l’intervento di Michele Alagna, aveva acquisito il resort attraverso l’intermediazione di soggetti sospettati di essere collegati alla famiglia mafiosa di Castelvetrano.
Tutti questi elementi hanno condotto al provvedimento di sequestro, e contestuale confisca, che riguarda 25 società di capitali (attive nel cablaggio di componenti elettrici per autovetture, nel comparto turistico-alberghiero, nel campo finanziario e nel settore immobiliare), quote in partecipazioni societarie, tre Resort, un Golf Club, 400 ettari di terreno [ubicati nei comuni di Robbio (PV), Castelvetrano, Campobello di Mazara, Favignana,  Mazara del Vallo, Marettimo, Isola di Capo Rizzuto, Ragusa e Benevento], 232 immobili (tra abitazioni, magazzini e opifici), un’imbarcazione in legno di 21 metri denominata Valtur Bahia  (iscritta nei Registri del Porto di Londra e ora in disarmo, ormeggiata nel porto di Mazara del Vallo), rapporti bancari e disponibilità finanziarie in corso di quantificazione.
In particolare, sono interessate dal provvedimento le seguenti società:
-    Cablelettra Spa, con sede a Vigevano (PV), e le sue unità locali di Limatola (BN), Melfi (PZ), Roma, Torino e Castelvetrano;
-    Cablacar Srl, in scioglimento e liquidazione, con sede a Vigevano (PV), e le sue unità locali di Robbio (PV);
-    Elettro Moduli di Buffolino Maria Lucia & C. S.n.c, con sede a San Marco Evangelista (CE);
-    Co. Investi – Compagnia Investimenti Immobiliari Srl, con sede a Vigevano (PV), e la sua unità locale di Robbio (PV);
-    Valtur Spa, in amministrazione straordinaria, con sede Milano, e le sue unità secondarie in Marocco e Tunisia:
-    Mediterraneo Villages Spa, con sede a Milano;
-    Costa Verde Srl, con sede Milano;
-    Torre Pizzo Investimenti Srl, con sede Milano;
-    Finanziaria Cable Srl, con sede a Vigevano (PV);
-    Finanziaria TuristicaSrl, con sede a Vigevano (PV);
-    Immobiliare Milano 5 Srl, con sede a Milano;
-    SCV Srl, con sede a Menzel Jemil (Tunisia);
-    Cable Internazional S.A., con sede in Lussemburgo;
-    Ponti e Strutture Sardegna Srl - P.S.S. Srl – in scioglimento e liquidazione, con sede a Milano;
-    Multicasa  Uno Srl – in liquidazione, con sede a Milano;
-    Valtur Resorts Spa in amministrazione straordinaria (già Valtur Casa Spa), con sede a Milano;
-    Giraudi Srl, con sede a Milano;
-    Villaggio degli Atleti Srl, con sede a Milano;
-    Villaggio di Ostuni Srl, con sede a Milano; 
-    Villaggio di  Marilleva Srl, con sede a Milano;
-    Vedette Viaggi Srl, con sede a Milano;
-    F.im.e.c . Srl – in liquidazione, con sede a Vigevano (PV);
-    Logistic Center Srl, con sede a Vigevano (PV), e le sue unità locali di Pignataro Interamna (Fr), Robbio (PV);
-    Castelgandolfo  Spa, con sede a Milano;  
-    Holding Turistica Italiana Srl, con sede a Vigevano (PV).
Il provvedimento riguarda anche le quote di partecipazione detenute da Carmelo Patti nella società Olio&Oliva Srl; detenute dalla Sicav S.r.l. nella società ex Valtur; detenute dalla Società Immobiliare M.M. S.r.l. nella società ex Valtur;
i villaggi turistici/alberghi e le strutture sportive  Resort Punta Fanfalo di Favignana, Resort Capo Rizzuto ad Isola di Capo Rizzuto, Resort Kamarina a Ragusa e Golf  Castelgandolfo con sede a Roma.

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