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Presentata relazione della commissione di inchiesta sulla Trapani Servizi

13 Febbraio 2015 13:56, di Ornella Fulco
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Presentata ieri pomeriggio, in Consiglio comunale, la relazione redatta dalla commissione di indagine sulla Trapani Servizi, la società interamente pa...

Presentata ieri pomeriggio, in Consiglio comunale, la relazione redatta dalla commissione di indagine sulla Trapani Servizi, la società interamente partecipata dal Comune di Trapani che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti sul territorio comunale. Il presidente della commissione, Enzo Abbruscato, ha dato lettura del documento che sarà successivamente posto all’ordine del giorno per le valutazioni del Consiglio comunale. L'analisi dei commissari si è concentrata soprattutto sul periodo di tempo che va dal 2010 - anno in cui l'amministrazione comunale divenne socio unico - ad oggi. Fu nel giugno 2010, infatti, che - in conseguenza di liti giudiziarie pendenti in quel momento - si convenne di erogare alla società la somma complessiva di 2 milioni e 400 mila euro (a fronte di richieste per quasi 5 milioni di euro) per chiudere la partita. In precedenza il Comune deteneva il 51 per cento delle quote della Spa contro il 49 per cento di Italia Lavoro. Nella relazione si punta il dito contro l'attuale amministratore delegato della società e si legge che la commissione "ha dovuto constatare un atteggiamento non consono, per certi versi provocatorio e dilatorio, da parte della partecipata e dell’amministratore delegato in particolare, prova ne è il fatto che per avere una parte della documentazione richiesta si sono dovuti attendere tempi lunghi, determinando la necessità di una proroga della scadenza dei lavori della commissione”. Nel documento si sottolinea, come primo punto, "l’incredibile assenza di un vero capo del personale all’interno della società" che conta circa 150 dipendenti ed è suddivisa, dal punto di vista operativo, in comparti: RSU, CCR, Impianti e Discarica, Uffici e Servizi Diversi. Nel corso degli anni, si legge sempre nella relazione della commissione, si sono determinati una serie di contenziosi con i dipendenti che hanno portato spesso a “reintegro nel posto di lavoro da parte del Giudice del Lavoro, "con aggravio di costi per retribuzioni pregresse, contributi e spese legali” o ad accordi transattivi "soprattutto dell’area amministrativa, con sostanziali avanzamenti di carriera, concedendo aumenti di livello d’inquadramento piuttosto importanti”. "Èprobabile - si legge nella relazione della commissione - che una chiara pianta organica del personale, con annesse mansioni, avrebbe protetto la società da queste richieste e conseguenti liti giudiziarie". La commissione di indagine "ritiene che, una azienda con 150 dipendenti, senza un vero capo del personale abbia lasciato troppa discrezionalità all’amministratore delegato che, di fatto, ha svolto tale ruolo, cozzando in maniera evidente e grave con i principi di garanzia e trasparenza che un’azienda, anche se Spa, ma con capitale pubblico, dovrebbe sempre avere". Una società, d'altro canto che, a causa dei mezzi obsoleti in suo possesso, ha dovuto ricorrere al noleggio di altri mezzi e alla manutenzione degli stessi con costi elevati. La Trapani Servizi - riferisce la commissione - ha sostenuto di aver fatto ricorso a procedure di affidamenti e gare per il noleggio di mezzi a causa della mancanza di garanzie di futuro sicuro sulla sua attività. "Tesi - sottolinea la relazione della commissione - che, pur tenendo conto delle grosse incertezze sulla gestione rifiuti in Sicilia da sempre e di certa importanza, non può reggere dal luglio 2010, cioè da quando il Comune di Trapani è diventato socio unico della Trapani Servizi". Sotto la lente di ingrandimento della commissione di indagine sono finiti anche le consulenze e gli incarichi legali, in particolare per i contenziosi con i dipendenti, affidati dalla società. Su questo punto la commissione evidenzia "una eccessiva discrezionalità nella selezione dei soggetti destinatari, atteso come, anche all’epoca dei fatti la società Trapani Servizi Spa fosse, comunque, costituita da capitale pubblico". La commissione ha convocato anche i Revisori dei Conti per esaminare le ultime cinque relazioni relative ai bilanci della Trapani Servizi dal 2009 al 2013 e ha costatato che, nel 2010 e nel 2012, la società partecipata ha riportato una perdita d’esercizio considerevole, rispettivamente 981.620,00 euro e 593.542 euro. Anche i sindacati, ascoltati dalla commissione, hanno evidenziato criticità “circa la sicurezza dei lavoratori” e manifestato "preoccupazione sul fatto che l’azienda non ha un piano industriale". I rappresentanti sindacali hanno confermato che il contratto collettivo nazionale è scaduto così come il contratto integrativo. Nelle conclusioni della sua relazione la commissione scrive che "si è riscontrata una certa “superficialità”, non si è compreso quanto casuale, del controllo che il socio Comune di Trapani (al 100% dal 2010) ha o avrebbe dovuto esercitare sulla società" e definisce “curiosi” sia "l'impennata di liti e ricorsi al Giudice del Lavoro" sia la "propensione all’accordo transattivo con alcuni dipendenti, con riconoscimento di livelli superiori, superminimo, fringe benefit e premialità" e ricorda che "solamente alla fine del 2013 si è provveduto ad una rettifica della organizzazione tecnico/amministrativa di alcuni dipendenti, pur sempre in assenza di una vera e propria pianta organica generale". In ossequio a quanto richiesto dal Consiglio comunale la commissione di indagine ha allegato alla sua relazione le possibili azioni di intervento nella gestione del ciclo rifiuti che è l'oggetto prioritario della convenzione tra la Trapani Servizi Spa e il Comune di Trapani. "La raccolta differenziata nel territorio del comune di Trapani - vi si legge - è una scelta quando, invece, dovrebbe essere un obbligo, con il rispetto delle norme vigenti, sia da parte del Comune che dei cittadini [...] Ogni anno circa 44.000 tonnellate di rifiuto tal quale finisce nella discarica di Borranea e di conseguenza gran parte del materiale riciclabile non è immesso nelle filiere del riciclo". Secondo la commissione di indagine le condizioni per un cambiamento virtuoso ci sono ma questo, concludono il suo presidente Abbruscato e i componenti Mannina, La Pica, Cafarelli e Bianco, "dipende da scelte politiche".

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