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Trapani | Cronaca

Processo Altamirano: "Sono innocente, se Lorenz fosse qui lo direbbe anche lui"

02 Marzo 2016 19:57, di Ornella Fulco
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"Io sono innocente, io so che se Lorenz fosse qui lo direbbe anche lui. Non sono un'assassina, non ho ucciso mio figlio, in carcere c'è chi me lo dice...

"Io sono innocente, io so che se Lorenz fosse qui lo direbbe anche lui. Non sono un'assassina, non ho ucciso mio figlio, in carcere c'è chi me lo dice e questo mi fa male perchè non è vero. Non c'è giorno che io non cerchi mio figlio e lo sogno ogni notte". Non ha retto all'impeto del dolore Aminta Altamirano Guerrero che oggi è comparsa davanti alla Corte d'Assise di Trapani per una nuova udienza del processo che la vede accusata di aver provocato la morte del figlio Lorenz Renda di cinque anni con un'overdose di Laroxyl, un antidepressivo che le era stato prescritto. La donna è scoppiata in lacrime mentre rispondeva alle domande dei suoi difensori, gli avvocati Baldassare Lauria e Caterina Gruppuso, e si è resa necessaria una sospensione di 10 minuti dell'udienza, iniziata alle 12 e terminata dopo le 16.30. La 34enne messicana ha ripercorso le fasi salienti della sua relazione con il padre del bimbo, il pizzaiolo alcamese Enzo Renda, che lei incontrò nel 2007 in Messico, in un ristorante presso il quale entrambi lavoravano. La donna ha raccontato che il compagno, all'inizio della loro relazione, la chiamava il suo "angelo difensore" rifacendosi sia al significato del suo nome sia alla sua attitudine a prenderne le difese nei confronti dei datori di lavoro quando questi non onoravano gli impegni economici. Aminta Altamirano Guerrero ha anche riferito che Renda aveva l'abitudine di bere sul posto di lavoro e che questa, nel corso del tempo, era stata causa di discussioni e anche di licenziamenti. La donna ha anche raccontato dei difficili rapporti con la famiglia del compagno: "Fin dalla prima volta che andammo ad Alcamo, nel 2008, quando lui mi presentò ai suoi, alcuni componenti della famiglia mi fecero capire che non ero gradita perchè ero messicana e 'venivo da un Paese dove tutti sono poveri'. Mi chiesero anche come ero riuscita ad entrare in Italia ed io risposi che avevo un regolare passaporto". Dopo la nascita del bambino la coppia, tra alti e bassi, andò avanti fino al marzo del 2014 quando Enzo Renda, dopo aver trovato lavoro in Germania, comunicò ad Aminta Altamirano Guerrero che voleva mettere fine al loro rapporto. "Lorez capì cosa stava accadendo - ha riferito l'imputata - e piangeva perchè non voleva che il padre andasse via ma lui prese le sue cose e lascio la nostra casa di via Amendola". La donna ha poi riferito degli effetti collaterali dovuti ai farmaci che le erano stati prescritti per curare la sua depressione, il Laroxyl e il Depakin. "Mi sentivo sempre intontita, stanca, lenta nei movimenti ma la dottoressa a cui segnalai questi problemi mi disse che dovevo avere pazienza e aspettare che il mio organismo si abituasse alle medicine". Aminta ha ricordato che Lorenz aveva l'abitudine di imitarla in tutto quello che faceva e che le aveva chiesto di prendere anche lui la medicina "che doveva restituirle il sorriso" e che lei gli aveva spiegato che "le gocce" non erano roba per bambini. La donna ha anche motivato la presenza di alcune valige trovate in casa al momento della morte del bambino dagli investigatori. "Le stavo preparando perchè volevo andare in Germania per fare curare mio figlio, che aveva problemi di salute e doveva fare anche un intervento alle adenoidi, e non volevo aspettare i sei, sette mesi che mi avevano prospettato i medici dell'ospedale di Trapani. Chiedevo ad Enzo Renda di farci andare, non per me ma per aiutare suo figlio ma lui non ci voleva. Io, una volta curato Lorenz, avevo intenzione di partire per il Messico dalla Germania stessa, senza tornare ad Alcamo". "Lorenz era molto maturo per la sua età, sensibile, dolce, generoso, socievole, intelligente, era una spugna, voleva imparare sempre cose nuove - ha riferito Altamirano Guerrero rispondendo alla domanda dell'avvocato Lauria sulla personalità del figlioletto - io lo portavo in biblioteca a prendere i libri e glieli spiegavo". La donna, su domanda del legale di parte civile Pietro Vitiello ha raccontato che, per far fronte alle difficoltà economiche in cui si trovava dopo l'abbandono da parte del compagno, aveva anche venduto alcuni suoi monili in oro e, successivamente, di essere andata anche a chiedere l'elemosina davanti ad una chiesa. Poi, su domande del pubblico ministero Sara Morri, ha ripercorso gli eventi che hanno preceduto la morte di Lorenz a partire dalla sera precedente quando sia il bambino sia lei erano andati a dormire, dopo una passeggiata per le vie del paese, senza cenare. "Lorenz aveva mal di testa e ha bevuto solo un po' di succo di arancia, io ero stanca e dato che lui non voleva mangiare non ho toccato cibo neppure io. Ho preso le gocce di Laroxyl e, siccome il flacone era agli sgoccioli, ho tolto il dosatore e il tappo e ho lasciato aperta la boccetta, per l'ultima dose da prendere l'indomani, su uno dei mobiletti della cucina". Il flacone fu poi ritrovato dalla Polizia, la mattina dopo, nel contenitore della spazzatura. "Mi chiedo anche io cosa sia successo quella notte - ha detto la 34enne messicana, sempre rispondendo alla pm Morri - mi chiedo cosa ha fatto Lorenz, cosa gli è passato per la testa e, fino ad oggi, non ho trovato una risposta. Quello che posso pensare è che abbia voluto imitarmi, come faceva sempre, eravamo legatissimi, anche per le cose più intime. Lui sapeva persino dove custodivo i miei assorbenti e me li andava a prendere quando ne avevo bisogno. Poi scherzando mi diceva mamma sei monella, tu usi ancora i pannolini, io invece no". Un altro flacone ancora integro dello stesso antidepressivo fu trovato dagli inquirenti nel bagno dell'abitazione, come confermato dalla Altamirano Guerrero che ha riferito di averlo conservato lei stessa in un mobiletto di quell'ambiente, fuori dalla portata del bambino. E allora perchè lasciare, anche se con pochissimo contenuto, il flacone aperto in cucina? "Non mi passò per la mente, stordita come mi sentivo in quei giorni - ha risposto Aminta - che Lorenz potesse prendere le gocce, purtroppo ho sbagliato e di questo chiedo perdono a mio figlio". Una nuova udienza del processo, in cui saranno sentiti alcuni testimoni convocati dalla difesa, è fissata per il prossimo 18 marzo.

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