Processo Mare Monstrum, chiesti nove anni per Girolamo Fazio
Ieri si è conclusa la requisitoria a settembre la parola alla difesa
Nove anni di reclusione. È la richiesta di condanna chiesta dai pubblici ministeri, Franco Belvisi e Brunella Sardoni, per Girolamo Fazio, al termine della requisitoria esposta in due giornate, innanzi al collegio presieduto dal giudice Vincenzo Agate (a latere Bandiera e Cantone). Fazio, ex sindaco di Trapani ed ex deputato regionale, è imputato di corruzione, traffico illecito di influenze e violazione di segreto. Fu arrestato (finì ai domiciliari) dai Carabinieri di Trapani, nel maggio 2017, in piena campagna elettorale mentre correva per la carica di di sindaco. Fu tra gli indagati dell'inchiesta "Mare Monstrum", sulla cosiddetta "tangentopoli del mare", dove furono coinvolti anche Vittorio ed Ettore Morace, padre e figlio, armatori della compagnia di navigazione Liberty Lines. Mazzette alla Regione in cambio di favori sui contributi pubblici elargiti per le tratte navali dalla Sicilia verso le isole minori. Il comandante Vittorio Morace è deceduto lo scorso anno ma la sua posizione era stata già stralciata, Ettore ha patteggiato rendendo verbali di ammissione.
Con la requisitoria a settembre la parola passa alla difesa, il processo giunge alla fine. “Fazio ha fatto mercimonio della propria carica politica orientando a favore della compagnia di navigazione l'azione della Pubblica Amministrazione, non ha tutelato mai interessi pubblici e collettivi ma quelli di un privato" - ha detto il pm Franco Belvisi. La vicenda processuale gira attorno ai bandi della Regione per concedere i contributi ai collegamenti veloci. L'inchiesta scattò dopo la denuncia della dirigente regionale del dipartimento Mobilità, Dorotea Piazza, che prese il posto di Salvatrice Severino (rimossa), imputata in un altro troncone della stessa inchiesta. “I segreti di questi affari”, ha sottolineato il pm Belvisi, sono stati “svelati dalle intercettazioni”.
Tra gli episodi citati dall'accusa: la nomina a consulente della commissione Trasporti dell'Ars, bloccata del comandante Prestigiacomo; la scoperta nel possesso di Ettore Morace di documenti classificati come riservati nell'archivio della commissione antimafia (esposti anonimi arrivati sul conto anche di Morace), la decisione di rivolgersi all'ex presidente del Cga, il giudice Raffaele De Lipsis, per orientare i giudici amministrativi di appello nell'accogliere un ricorso contro una sentenza del Tar che dichiarava soccombenti i Morace contro la Regione: "serviva un giudice - ha evidenziato ancora il pm Belvisi - per entrare nell'intimità di quella camera di consiglio".
Sul caso Stefania Mode relativa all’assegnazione di un edificio dentro l’area industriale, con una destinazione per servizi, per i pm la tangente sarebbe stata pagata saldando una fattura emessa da una azienda vinicola, Cantina Primavera, controllata da Fazio, per una finta fornitura di vino.
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