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Trapani | Cronaca

Processo morte Lorenz, distrutto il campione di sangue della madre

13 Maggio 2015 14:04, di Ornella Fulco
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Un campione di sangue prelevato che, per motivi ancora non ben chiariti, è stato distrutto dai sanitari del Pronto Soccorso dell'ospedale "San Vito e ...

Un campione di sangue prelevato che, per motivi ancora non ben chiariti, è stato distrutto dai sanitari del Pronto Soccorso dell'ospedale "San Vito e Santo Spirito" senza che sia stato effettuato l'esame - utile per determinare se anche la donna avesse assunto il farmaco rivelatosi letale per Lorenz Renda - e una discrepanza sulle modalità con cui gli investigatori giunsero al ritrovamento della lettera manoscritta in cui, secondo la tesi della Procura, Aminta Altamirano Guerrero avrebbe anticipato l’intenzione di togliersi la vita insieme al figlioletto di cinque anni. Questi i punti focali emersi oggi nel corso della terza udienza, svoltasi davanti alla Corte d'Assise presieduta da Angelo Pellino, giudice a latere Samuele Corso, del processo a carico della 34enne messicana Aminta Altamirano Guerrero, accusata di aver tolto la vita al proprio figlio con un'overdose di Laroxyl, un farmaco antidepressivo che le era stato prescritto dal suo medico.  Secondo la testimonianza del sostituto commissario Cinzia Castiglione, infatti, la lettera sarebbe stata trovata mentre veniva controllato il contenuto della borsetta di Altamirano Guerrero intorno alle 12.30 della mattina del 14 luglio quando il piccolo Lorenz Renda giaceva esanime nell'abitazione di via Amendola dove era rimasto a vivere con la madre dopo la separazione dei genitori. Una circostanza diversa da quella riferita, nell'udienza dello scorso 15 aprile, da un altro investigatore intervenuto sui luoghi che parlò di un foglio accartocciato che la donna stringeva in una mano mentre si trovava ancora nell'abitazione. Quanto ai prelievi di sangue e urine effettuati quella stessa mattina sulla donna, è stata confermata la mancanza di un referto per quanto riguarda il campione di sangue prelevato dai sanitari del Pronto Soccorso dove la donna era stata condotta a causa del suo grave stato di agitazione. "Quando andammo in ospedale per ritirare i risultati – ha spiegato Castiglione – ci fu detto che il reperto non era più disponibile e che stato gettato via, forse perché inutilizzabile”.  Anche la circostanza secondo cui la registrazione del passaggio al Pronto Soccorso della Altamirano Guerrero sia stata redatta senza riportare il suo nominativo è stata spiegata dal sostituto commissario Castiglione come determinata dalla concitazione di quei momenti. Le urine, poi, non vennero raccolte all'ospedale ma una volta che le due donne tornarono negli uffici della Polizia, sotto la sorveglianza della stessa funzionaria. La sostituto commissario ha anche riferito di aver conosciuto anni  prima l'attuale imputata, che aveva incontrato in Commissariato per gli adempimenti relativi al permesso di soggiorno. La Castiglione ha anche riferito che Aminta Altamirano Guerrero, in alcune occasioni, le aveva raccontato di avere problemi con il marito, Enzo Renda, e con la famiglia di lui e delle difficoltà economiche, sia durante il matrimonio - sia perchè il marito non lavorava con continuità sia perchè "spendeva soldi per andare a bere" - sia a causa della successiva separazione. La funzionaria ha anche raccontato di aver consigliato alla donna, che dopo la fine del rapporto con Renda viveva in condizioni economiche precarie e veniva aiutata da alcune persone amiche, di far ritorno in Messico e che, dopo alcune resistenze iniziali, il padre del bambino aveva dato il suo consenso per il rinnovo del passaporto messicano del piccolo recandosi all'ambasciata a Roma per gli adempimenti necessari. Secondo quanto riferito dalla sostituto commissario, lo stesso Renda avrebbe suggerito alla ex compagna di tornare in patria  e i motivi che avrebbero spinto Aminta Altamirano Guerrero a non tornarvi erano legati alla (errata) convinzione che, una  volta lasciata l'Italia, non avrebbe potuto più ottenere un permesso di soggiorno. Confermata, nel corso della deposizione, anche la presenza di valige nella camera da letto della donna la mattina in cui il piccolo Lorenz fu trovato morto. La testimonianza del sovrintendente Sebastiano Bruno ha ricostruito, in particolare, la circostanza in cui furono ritrovate la confezione di cartone e la boccetta del Laroxyl. La prima era su un mobile in cucina e il flacone di vetro, con il tappo, fu ritrovato - mentre i poliziotti si aggiravano nell'abitazione insieme ad Aminta Altamirano Guerrero - nel secchio della spazzatura. La donna fece per prenderlo ma le fu detto di lasciarlo dove si trovava in attesa che giungessero gli uomini della Scientifica. Bruno ha riferito che la donna si stupì del fatto di vedere lo scatolo del suo farmaco sul mobile di cucina e che disse agli investigatori di custodirlo abitualmente in un altro luogo. Il processo proseguirà con una nuova udienza che è stata fissata per il prossimo 26 maggio.

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