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Trapani | Cronaca

Processo morte Lorenz Renda: il "mistero" delle impronte mancanti

10 Giugno 2015 14:40, di Ornella Fulco
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Non c'è alcuna impronta digitale sul flacone di Laroxyl, il farmaco antidepressivo che determinò la morte del piccolo Lorenz Renda. Il bimbo di cinque...

Non c'è alcuna impronta digitale sul flacone di Laroxyl, il farmaco antidepressivo che determinò la morte del piccolo Lorenz Renda. Il bimbo di cinque anni fu trovato senza vita la mattina del 14 luglio 2014 nell'abitazione di via Amendola dove viveva con la madre Aminta Altamirano Guerrero. E' quanto emerso stamane nel corso dell'udienza, svoltasi davanti alla Corte d'Assise, del processo contro la 34enne di origine messicana accusata di aver ucciso il figlioletto. Gli esami effettuati dagli uomini della Polizia Scientifica di Palermo sulla boccetta, ritrovata quello stessa mattina, pressochè vuota, nel recipiente dell'immondizia all'interno dell'abitazione, non hanno portato - secondo quanto ha dichiarato in udienza l'assistente capo della Polizia Scientifica di Palermo Francesco Paolo Di Stefano - ad evidenziare alcuna impronta digitale, quindi né della donna, né del bambino. "I motivi dell'assenza di tracce - ha spiegato Di Stefano - possono essere molteplici: dalla loro effettiva assenza, alla loro cancellazione, dalla cattiva conservazione del flacone, al versamento del liquido contenuto al suo interno che avrebbe, eventualmente, cancellato le evidenze biologiche". Si tratta, appunto di ipotesi, l'unico dato certo è che sul contenitore di vetro e sul tappo non vi sono impronte digitali. Nel corso dell'udienza è stato anche sentito il dottore Giuseppe Lauria, il medico legale che eseguì la prima ispezione cadaverica e che, secondo le evidenze riscontrate, ha riferito di poter collocare il decesso di Lorenz Renda tra le 6 e le 10 ore prima del suo esame. Il medico giunse nell'abitazione di via Amendola intorno alle 9.30 della mattina del 14 luglio. Confermata dalla sua testimonianza anche la circostanza che il bambino sia stato spostato, come, peraltro, riferito dalla stessa madre, dopo averlo trovato esanime nel suo letto: le macchie ipostatiche sono state riscontrate maggiormente sul volto e sul torace del bimbo che, quindi, sarebbe rimasto in posizione prona alcune ore prima di essere rinvenuto, stavolta in posizione supina, dagli investigatori. La Corte ha ascoltato anche l'assistente Francesco Paolo Pirrello, in servizio al Commissariato di Alcamo; fu lui che, il 16 luglio del 2014, insieme ad un collega si recò presso l'enoteca gestita da un conoscente di Aminta Altamirano Guerrero per sequestrare un computer che la donna aveva utilizzato in alcune occasioni per collegarsi ad internet. Secondo quanto riferito in quella circostanza dal proprietario dell'esercizio commerciale al poliziotto, Aminta Altamirano Guerrero avrebbe espresso, in alcune occasioni, l'intento di togliersi la vita insieme a suo figlio per "vendicarsi" del marito che era andato via di casa lasciandoli in gravi difficoltà. Il processo riprenderà il prossimo 24 giugno; nel corso dell'udienza sarà ascoltato, tra gli altri, il professore Paolo Procaccianti che eseguì l'autopsia sul corpo del bambino.

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