Processo morte Lorenz Renda, parla il padre
Nuova udienza, stamane, davanti alla Corte d'Assise di Trapani, presieduta da Angelo Pellino, del processo a carico di Aminta Guerrero Altamirano, acc...
Nuova udienza, stamane, davanti alla Corte d'Assise di Trapani, presieduta da Angelo Pellino, del processo a carico di Aminta Guerrero Altamirano, accusata di aver ucciso con una overdose di Laroxyl - un farmaco antidepressivo prescrittole dal suo medico - il figlioletto Lorenz di cinque anni. Il bimbo venne trovato cadavere la mattina del 14 luglio dello scorso anno nella casa di via Amendola dove era rimasto a vivere con la madre dopo la separazione dei genitori. A rispondere alle domande del pubblico ministero Sara Morri è stato il padre del bimbo, Enzo Renda, che ha ripercorso dall'inizio le fasi del suo rapporto con la 34enne messicana. Dall'incontro, nel 2007, come componenti dello staff di un ristorante italiano a Cozumel, dove entrambi lavoravano, al loro trasferimento nel 2009 a Puebla, città di origine della donna, dalla nascita del piccolo alle difficoltà a trovare lavoro in Messico fino al trasferimento dei tre ad Alcamo. Renda ha descritto Aminta Altamirano Guerrero come una donna "sempre in conflitto con tutti, anche con la sua famiglia", una compagna  che aveva sempre qualcosa da rimproverargli e che non esitava a svalutarlo davanti a colleghi di lavoro, familiari e anche di fronte al figlioletto. Atteggiamenti di fronte ai quali l'uomo ha riferito di essersi posto in maniera da evitare "sterili discussioni" così come per la gelosia che la donna gli manifestava e che, secondo lui, non aveva ragione di esistere. Un rapporto altalenante, quello delineato da Enzo Renda, scandito da lunghi periodi lontananza di lui che, dal Messico, dove Aminta Altamirano restò, insieme al figlio, a vivere nell'abitazione della madre, si sposta per due "stagioni" lavorative in Spagna, prima di trasferirsi tutti e tre ad Alcamo, dove vivono i familiari dell'uomo. "Quando l'ho conosciuta lei era reduce da un brutto momento di vita - ha riferito Renda - perchè aveva perso una bimba, nata prematura e morta dopo pochissimo tempo dal parto. All'inizio ho pensato che fosse questo trauma a renderla instabile - ha proseguito - poi mi sono reso conto che c'era qualcosa di fondo nei suoi sbalzi di umore, nella sua conflittualità verso di me, la mia famiglia e anche verso la sua. Ho fatto un errore - ha proseguito - ad innamorarmi di lei e farci un figlio". Quando, nell'autunno del 2013, la donna lo raggiunge ad Alcamo dove lui nel frattempo ha trovato lavoro, dopo aver vissuto per qualche settimana a casa della famiglia Renda si spostano in affitto prima in un'abitazione in via Polizzi e poi in quella, più economica, in via Amendola. Enzo Renda, infatti, nel frattempo si ritrova in difficoltà nel suo lavoro di piazzaiolo e, dopo aver provato a gestire una gastronomia a Partinico, resta disoccupato per alcuni mesi. Nel frattempo gli attriti tra i due si sono anche tradotti in una serie di denunce presentate alla Polizia, all'insaputa del compagno, da Aminta Altamirano Guerrero: l'uomo viene accusato di maltrattarla e picchiarla e di far mancare i soldi per mantenere il figlioletto. Renda, pur vivendo sotto lo stesso tetto, racconta di aver appreso delle denunce dalla Polizia e di non averne mai provato a discuterne con la compagna. La coppia, peraltro, nel 2012, quindi tre anni dopo la nascita di Lorenz, aveva perso, in una fase precoce della gravidanza, una bimba e la donna aveva portato con sè in Italia, dal Messico, il piccolo feto per farle il funerale. "Aminta ha un'idea molto radicata della sacralità del corpo - ha riferito Renda - che non deve essere contaminato. Aveva orrore della sepoltura, aveva fatto cremare e disperso le ceneri della figlioletta avuta prima di incontrarci". Renda ha poi riferito il contenuto delle ultime conversazioni telefoniche avute con la ex compagna, dalla quale decise di separarsi solo una settimana prima di partire per la Germania dove aveva, nel frattempo, trovato lavoro. Fu a seguito della sua partenza che - come riferito anche da alcuni conoscenti -la donna manifestò in alcune occasioni la volontà di farla finita insieme al figlioletto. Nella telefonata della sera del 13 luglio la donna, molto agitata, lo accusò di averla abbandonata con il figlio, di avere un'altra donna e pronunciò la frase in spagnolo - che resta tutta da interpretare - "nos haces polvo" prima di interrompere la conversazione. Renda chiamò il cognato, Nino Maniscalchi, a cui riferì il contenuto della conversazione e il cognato gli promise che l'indomani avrebbe avvertito gli uomini del Commissariato di Alcamo. La mattina seguente, però, in una nuova chiamata, Aminta Altamirano Guerrero comunicò a Enzo Renda, tra urla di disperazione e pianto, che "Lorenz è scuro e non si muove". La morte del bambino venne poi confermata al padre dagli investigatori e dagli operatori del 118. Enzo Renda arrivò ad Alcamo solo la notte del 15 luglio dopo perchè - ha riferito oggi davanti alla Corte - perse l'aereo in partenza da Berlino e, solo la sera del 14 luglio richiamò la ex compagna per informarla di trovarsi ancora in Germania, E' in quelle due conversazioni che - racconta sempre Enzo Renda - che la donna gli spiegò che il bimbo doveva aver bevuto l'antidepressivo dalla boccetta la sera prima mentre lei dormiva dato che si era incapricciato di farlo. "Lorenz era un bambino intelligente, laborioso, voleva sempre aiutare, sia me quando cucinavo, ad esempio, sia sua madre nei lavori di casa - racconta il padre - mi voleva bene ma con la madre aveva un rapporto simbiotico, ne aveva paura quando questa alzava i toni ma era lei il suo punto di riferimento". La prossima udienza, in cui è previsto il controesame del teste da parte degli avvocati della difesa - Baldassare Lauria e Caterina Gruppuso - e del legale di parte civile, è stata fissata per il prossimo 8 luglio, probabilmente sarà l'ultima prima della sospensione estiva delle attività giudiziaria.
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