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Processo Ruina. Il legale di Salvatore Barone chiede l'assoluzione - Trapani Oggi

Trapani | Cronaca

Processo Ruina. Il legale di Salvatore Barone chiede l'assoluzione

23 Ottobre 2024 14:29, di Laura Spanò
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Il 31 ottobre prevista la sentenza

Trapani - “Assoluzione dell’imputato perché il fatto non sussiste”. Lo ha richiesto ieri al tribunale di Trapani, presieduto dal giudice Daniela Troja, l'avvocato Massimo Zaccarini, difensore di Salvatore Barone. Barone è imputato assieme ad altre quattro persone nel processo legato all'operazione antimafia “Ruina” condotta dalla Squadra Mobile di Trapani del dicembre 2020. L'indagine disarticolò la cosca mafiosa di Calatafimi. Alcuni degli indagati, come il capo della cosca Nicolò Pidone sono stati condannati col rito abbreviato. Per Barone, il pm della Dda di Palermo, Pierangelo Padova ha chiesto 16 anni. Ieri il legale di Barone, l'avvocato Zaccarini ribadendo che il suo assistito non è un “appartenente a cosa nostra” ha sostanzialmente smontato pezzo per pezzo i presupposti su cui si fondano le ragione della pubblica accusa. Il pm di Barone ha detto “non siamo dinanzi ad un soggetto intimidito ha semmai messo a disposizione della mafia locale una realtà economica importante per il territorio”, riferendosi alla Cantina Kaggera di cui Barone fu presidente per 23 anni. L'avvocato Zaccarini ieri ha replicato: “Barone non è mafioso e non appartiene a “cosa nostra” e la lettura, pesantissima, degli indizi non rende giustizia ad un uomo che al massimo ha commesso degli errori legati alla peculiarità del suo territorio ed ai rapporti di conoscenza riconducibili all’adolescenza con persone che poi si sono macchiate di colpe estranee alla figura del Barone. Estraneità supportata dal giudizio di un giudice e tre collegi giudicanti”. Soffermandosi sulle 4 direttrici su cui poggia la presunta colpevolezza del suo assistito: il prezzo del vino applicato a Virga; le assunzioni alla cantina di Veronica Musso e Alexandra Altin; le anticipazioni alla Giappone; il rinvio del rinnovo delle cariche della Cantina, presentando una memoria di 62 pagine. Circa i suoi rapporti con Nicolò Pidone (condannato in appello a 16 anni), il legale ha spiegato che “La continua attività di intercettazione ambientale tramite video camere rileva solo due circostanze nelle quali Barone si reca da Pidone ed in entrambi i casi solo dopo che lo stesso Pidone ha sollecitato il figlio chiedendogli di parlare con il padre, mai di sua sponte”. Ieri ha concluso il suo intervento l'avvocato Paolo Paladino legale di Leonardo Urso, (richiesta pm sei anni), che ha sostenuto: “L’insussistenza del fatto per mancanza dell’elemento materiale del reato (la condotta legittima di Urso non ha né poteva avere alcuna valenza elusiva delle indagini) sottolineando che il fatto non costituisce reato per difetto dell’elemento soggettivo (Urso non ha mai avuto alcuna intenzione di ostacolare le indagini)”. E l'avvocato Vito Mancuso legale di Giuseppe Aceste, (per lui chiesti venti anni). Il 31 ottobre si va a sentenza.

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