Progetto "Infanzia in gioco", presentate tutte le attività
Combattere la povertà educativa, formare i formatori e creare percorsi di condivisione per genitori e bambini
Combattere la povertà educativa, formare i formatori e creare percorsi di condivisione. Su questi tre pilastri si fonda il progetto "Infanzia in gioco" che prende il via nel Trapanese grazie alla collaborazione di 21 partner guidati dalla cooperativa sociale HumanaMente onlus.
L'iniziativa è stata presentata ufficialmente stamane nel corso dell'incontro svoltosi nella sede dell'Istituto comprensivo "Bassi-Catalano" a Trapani. Il progetto, selezionato tra tutti quelli presentati da varie parti d'Italia dall’impresa sociale "Con i Bambini" nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha l’obiettivo di fornire una serie di servizi alle famiglie mettendo al centro il valore dell’infanzia e l’esperienza della genitorialità come elemento da condividere con la comunità .Â
"Infanzia in gioco" vuole lanciare un nuovo modo di fare rete e costruire alleanze che, oltre a condividere conoscenze, strumenti, modalità organizzative e pratiche di lavoro, sappiano individuare comuni prospettive di senso e cambiamento. Per farlo il progetto intende coinvolgere tutti i soggetti protagonisti del processo educativo: le famiglie, la scuola, le istituzioni, le associazioni, le cooperative sociali, le organizzazioni del volontariato, le onlus, le parrocchie, le società sportive, i centri di ricerca e le università .Â
Il progetto presentato dalla cooperativa sociale trapanese Humanamente è stato finanziato con 600mila euro all’interno del Bando “Prima Infanziaâ€, rivolto alle organizzazioni del Terzo settore e al mondo della Scuola. Solo con questo bando sono stati sostenuti 80 progetti, per 62,2 milioni di euro.
“Non si tratta solo di dare contributi - ha spiegato in un video proiettato stamane Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini - ma di creare una nuova cultura: dare al privato una funzione e una valenza pubblica nell’ottica di un welfare condiviso e partecipato per contrastare la povertà educativa e l’isolamento delle periferie, anche nell’infanzia. Vogliamo dare - ha detto - delle risposte e sperimentare un modello di intervento diverso: se il Paese non investe sui bambini, non investe sul futuroâ€.Â
Al centro di "Infanzia in gioco" ci sono non solo la prima infanzia e i piccoli ma l’intera famiglia e, soprattutto, i genitori che sono spesso lasciati soli in uno dei momenti più delicati della loro vita. Per contrastare questa sensazione di isolamento e solitudine il progetto ha avviato l’apertura di sei Spazi di crescita per genitori e figli, luoghi di incontro dove vivere un percorso di condivisione con altre famiglie e con le realtà associative locali, un’oasi di genitorialità aperta al dialogo, al confronto e alla crescita. Gli spazi saranno in tutto sei sparsi per tutto il territorio provinciale (Erice, Salemi, Marsala, Mazara del Vallo, Alcamo e Pantelleria).
“È fondamentale attuare esperienze precoci e relazioni educative già nella prima infanzia come elemento fondamentale di prevenzione e supporto allo sviluppoâ€, ha detto Olga Rago, psicologa-psicoterapeuta dell’Asp di Trapani. In quest’ottica gli Spazi saranno anche un centro di consulenza psicologica. Come ha sottolineato Ivana Simonetta, presidente di Humanamente e project manager di "Infanzia in gioco", "avere a disposizione uno spazio di consulenza professionale -  non necessariamente legato ai tempi del servizio pubblico - può attenuare nei genitori quella sensazione di confusione e, in alcuni casi, anche di sofferenza per la mancanza di una rete protettiva che tende a “dissolversi†al termine del periodo di gravidanzaâ€.
Il progetto prevede anche l’istituzione di un tavolo tecnico interistituzionale, coordinato da HumanaMente, con l’obiettivo di creare occasioni di incontro e confronto tra enti locali, associazioni e gruppi informali di genitori sui temi relativi alla fascia di età 0-6 anni allo scopo di effettuare una mappatura dei servizi esistenti e delle esperienze educative e di sostegno alla genitorialità e scambiarsi “buone prassiâ€.Â
Infine, gli incontri avranno la finalità di raccogliere le nuove idee e possibili altre iniziative da promuovere nei territori, favorendo il lavoro di rete e di diffusione degli interventi. “Vogliamo creare - ha detto Simonetta - un nuovo ecosistema di crescita e condivisione in cui i bambini e le loro famiglie non siano solo destinatari dei servizi, ma anche protagonisti e attori delle iniziative programmate e attivate per sostenere e generare esperienze di welfare comunitario in grado di stimolare la cooperazione, l’interconnessione e la co-responsabilità tra i diversi soggetti coinvolti nella creazione di servizi educativi e di cura per la prima infanziaâ€.Â
Alla base del progetto "Infanzia in gioco" c’è anche l’attività di formazione della comunità educante. Sono previste 1.762 ore di formazione a cura di formatori esperti nel settore dell'educazione e della salute nella prima infanzia e rivolte a genitori, insegnanti, educatori e operatori sociali. Saranno proposti in tutto 90 diversi percorsi formativi, anche grazie alla collaborazione con l’Ido, l'Istituto di Ortofonologia di Roma, distribuiti su tutto il territorio provinciale. “Il modello attuato dall’Ido - ha spiegato la referente Rosa Rita Ingrassia, psicologa e psicoterapeuta - è un modello psicodinamico, dove i processi formativi sono centrati sulla relazione interpersonale quale aspetto fondante ed ineludibile per la comprensione dei bisogni dell’altro, dove l’altro, nel nostro caso, è il bambino e le figure a lui attorno, e lo strumento attraverso il quale la relazione si agevola o si costruisce è il giocoâ€.
Si parlerà di sostegno alla genitorialità , gruppi di auto-mutuo aiuto, caratteristiche dello sviluppo fisico e psicologico nella prima infanzia, progettazione pedagogica, disabilità , stereotipi ed inclusione sociale, sinergie tra servizi pubblici e privati, metodologie didattiche innovative, ruolo dei servizi educativi e delle famiglie. L’obiettivo è coinvolgere circa 500 tra genitori e familiari e 1.000 tra insegnanti, educatori, operatori sociali e socio-sanitari, volontari o soci di enti no-profit.Â
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