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Regione, Ruggirello lascia gruppo Mpa

29 Dicembre 2011 15:14, di Niki Mazzara
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Trapani, 29 dicembre 2011- “Non esco dal partito Mpa ma non mi sento più parte del gruppo politico dell’Ars. Questo è il motivo del mio passaggio al g...

Trapani, 29 dicembre 2011- “Non esco dal partito Mpa ma non mi sento più parte del gruppo politico dell’Ars. Questo è il motivo del mio passaggio al gruppo misto, in virtù anche dell’andamento dell’ultima seduta di assemblea”. L’annuncio fatto durante la seduta di aula di ieri sera da parte dell’on. Paolo Ruggirello è la conseguenza delle continue incomprensioni e della mancanza di obiettivi comuni con il gruppo parlamentare dell’Mpa, capeggiato da Musotto. L’assenza di un indirizzo politico e la mancanza di coesione hanno determinato nuovi momenti di crisi ieri in aula a seguito del ritiro, da parte del presidente Cascio, dopo una breve riunione con i capigruppo, dei tre emendamenti che portavano la firma di Ruggirello e Maira. Il presidente dell’Ars ha eliminato gli emendamenti aggiuntivi ritenendoli improponibili perché la materia non era competente al disegno di legge in discussione. “Motivazione errata poichè gli emendamenti erano già stati inseriti nel testo legge da parte degli uffici competenti e quindi ritenuti validi”. – dichiara Ruggirello, che lamenta la posizione di Musotto incapace di tutelare gli emendamenti legittimi, senza ritenere opportuno informare per tempo sull’andamento della discussione dei capigruppo. Si apre così una frattura nei confronti di un gruppo che non agisce congiuntamente ma improvvisando le scelte solo al momento del voto, senza voler accusare alcun collega di partito che già in precedenza è stato protagonista di simili episodi La scelta, inevitabile, di passare al gruppo misto non implica l’abbandono del partito, al quale l’On. Ruggirello continua ufficialmente ad appartenere in quanto membro del direttivo nazionale. “E’ stata una conseguenza inevitabile all’atteggiamento di un presidente di assemblea, con la complicità del mio capogruppo, che lede la figura del parlamentare, che è soggetto rappresentativo del territorio “. – dice Ruggirello – “Con una riunione di 15 minuti non si può decidere il destino di alcuni argomenti importanti per il territorio. Inoltre, non erano emendamenti che prevedevano impegni di spesa ma chiarimenti e organizzazione di alcuni settori”. I tre emendamenti riguardavano: uno, l’eliminazione dell’indennità di parlamentare agli assessori tecnici, allora attribuita da una delibera di giunta anomala del 2002 che per il procedimento di applicabilità li considerava parlamentari. Con la crisi economica e in virtù della strategia adottata da tutta l’amministrazione regionale di effettuare tagli alla politica ciò avrebbe comportato un risparmio alle casse della regione di un milione e mezzo di euro  all’anno, rientrando nella vecchia normativa. Il secondo emendamento riguardava la regolarizzazione dei contratti atipici, fatti dagli enti di formazione per progetti OIF, per superare i limiti delle norme che bloccavano le assunzioni. Per la mancanza di personale qualificato, gli enti di formazione hanno effettuato contratti di lavoro atipici, previsti e autorizzati dall’amministrazione regionale, a seguito dei quali però hanno subito controlli da parte dell’ispettorato che ha elevato sanzioni trascurando che la stipulazione dei contratti fosse stata fatta nel rispetto della normativa regionale. L’emendamento avrebbe fatto chiarezza a tale problema ed evitato il rischio di un ulteriore cassa integrazione. Il terzo emendamento riguardava i percorsi di stabilizzazione del personale precario che includevano coloro i quali avessero maturato anzianità lavorativa di almeno tre anni anche se non continuativi con contratti stipulati fino alla data di entrata in vigore della legge regionale del 29 dicembre 2010. L’emendamento avrebbe evitato ulteriori distinzioni fra i lavoratori precari degli enti comunali.“Erano tematiche di importante rilevanza sociale che sono state eliminate evitando il diritto dei rappresentati politici di discuterli, approvarli o eventualmente bocciarli. Non è un modo responsabile di agire nei confronti dei cittadini e non dà decoro alla figura dei politici. Le contraddizioni hanno spesso  il sopravvento su un dialogo serio. Esempio ne è la figura di un capogruppo espressione del partito del Presidente della Regione, che non dà seguito né valuta le proposte dei suoi stessi deputati”. – conclude l’On. Ruggirello.

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