Scoperto giro di prostituzione, sette arresti
Avevano ville, appartamenti e persino un albergo a disposizione per gli incontri con i clienti, attirati con appositi annunci pubblicati in bacheche s...
Avevano ville, appartamenti e persino un albergo a disposizione per gli incontri con i clienti, attirati con appositi annunci pubblicati in bacheche sul web. Gli uomini della sezione trapanese di polizia giudiziaria del Corpo Forestale, guidati dall'ispettore Conigliaro, hanno fatto luce su un giro di prostituzione condotto tra le città di Trapani, Marsala, Alcamo e Castellammare del Golfo. Sono finite in carcere Ana Maria Bermudez Valdes, cubana di 43 anni, Diana Pollina, trapanese di 53 anni, Rosa Di Tanto, 53enne originaria di Susa ma residente a Trapani, e Giuseppa Valenti, ericina di 54 anni. Arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, invece, per il 49enne trapanese Gaetano Lampasona, compagno della Valdes, Giuseppe Piacentino, 37 anni, di Trapani, compagno di Giuseppa Valenti, e Giovan Battista Sansica, 52 anni, di Calatafimi. Tutti sono accusati di sfruttamento della prostituzione. Indagati a piede libero altri due uomini. Le donne si occupavano del reclutamento delle ragazze, gli uomini curavano l’aspetto logistico scegliendo i luoghi dove far avvenire gli incontri. Le indagini degli agenti della Forestale, che si ricollegano ad una precedente operazione del 2011 che portò alla scoperta di un altro giro di prostituzione, sono state coordinate dal pm Andrea Tarondo. A venirne fuori, anche grazie alle immagini riprese dalle microtelecamere piazzate dagli investigatori, è stato uno scenario fatto di clienti appartenenti alle più disparate classi sociali, tra cui alcuni"insospettabili" professionisti e appartenenti alla cosiddetta "Trapani bene", disposti a pagare anche 500 euro per rapporti particolarmente "trasgressivi" con transessuali o con l'utilizzo di "sex toys". Tra le donne offerte ai clienti - in larga parte sudamericane - c'era anche la figlia 23enne della Bermudez Valdes, costretta dalla madre a prostituirsi e a garantire prestazioni "particolari" dietro il pagamento di tariffe fino a 500 euro. La banda di sfruttatori intascava una percentuale che poteva arrivare anche al 50 per cento sui compensi pagati dai clienti.
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