Sequestrati beni a eredi del boss mafioso Agate [VIDEO]
Beni per un valore di 500mila euro sono stati sequestrati agli eredi del boss mafioso di Mazara del Vallo Mariano Agate. Tra di essi c’č una villetta ...
Beni per un valore di 500mila euro sono stati sequestrati agli eredi del boss mafioso di Mazara del Vallo Mariano Agate. Tra di essi c’è una villetta del villaggio turistico “Kartibubbo” di Torretta Granitola, a Campobello di Mazara, e un elegante appartamento a Mazara del Vallo. Gli investigatori della Dia di Trapani ritengono che i beni siano riconducibili ai figli e alla moglie di Agate, morto nel 2013. La villetta di “Kartibubbo” Agate l'avrebbe ricevuta in “dono”, negli anni Settanta, dal presunto faccendiere mafioso internazionale Vito Roberto Palazzolo a conclusione dell’operazione immobiliare gestita da Cosa nostra mazarese che portò al passaggio di proprietà del complesso turistico da investitori stranieri al costruttore di Monreale, Calcedonio Di Giovanni, anche lui destinatario, negli anni scorsi, di una misura di prevenzione personale e patrimoniale. L’immobile non è mai stato intestato ad alcun componente della famiglia Agate, ma quando, nel 2014, gli uomini della Dia di Trapani fecero irruzione nel villaggio turistico di "Kartibubbo", vi trovarono all’interno, a trascorrere le vacanze, ospiti dei figli di Mariano Agate che riferirono di aver sempre utilizzato quella villa senza aver mai saputo chi fosse il proprietario formale dell’immobile e senza aver mai pagato le utenze elettriche e idriche. La villetta di “Kartibubbo” Agate l'avrebbe ricevuta in “dono”, negli anni settanta, dal presunto faccendiere mafioso internazionale Vito Roberto Palazzolo a conclusione dell’operazione immobiliare gestita da cosa nostra mazarese che portò al passaggio di proprietà del complesso turistico da investitori stranieri al costruttore di Monreale, Calcedonio Di Giovanni, anche lui destinatario negli anni passati di una misura di prevenzione personale e patrimoniale. L’immobile non è mai stato intestato ad alcun componente della famiglia Agate, ma quando nel 2014 gli uomini della Dia di Trapani fecero irruzione nel villaggio turistico di Kartibubbo trovarono all’interno, a trascorrere le vacanze ospiti, dei figli di Mariano Agate, che riferirono di aver sempre utilizzato quella villa senza aver mai saputo chi fosse il proprietario formale dell’immobile e senza aver mai pagato le utenze elettriche e idriche. L'appartamento di Mazara del Vallo, invece, sarebbe stato acquistato da una figlia del boss mafioso utilizzando i lauti "stipendi" che le venivano corrisposti a fronte di una vaga attività di collaborazione lavorativa dalla "Calcetruzzi Mazara" spa, azienda di produzione di conglomerato cementizio oggi definitivamente confiscata, che è stata per vari decenni il simbolo tangibile del potere economico e mafioso della cosca degli Agate. Il provvedimento di sequestro è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, su proposta del direttore della Dia, che ha applicato la norma del Codice antimafia che consente di sequestrare i patrimoni illecitamente accumulati dai mafiosi anche dopo la loro morte. Mariano Agate, detto anche il “papetto” è stato uno dei più pericolosi boss mafiosi siciliani, condannato per traffici illeciti di stupefacenti, per associazione mafiosa, per diversi omicidi. Ad Agate è stato attribuito l’omicidio di Giangiacomo Ciaccio Montalto e anche un coinvolgimento della strage di Capaci. Sono numerose le sentenze irrevocabili di condanna che hanno attribuito a Mariano Agate, per oltre trent’anni, il ruolo di capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo. Agate è stato ritenuto un fedele alleato dei mafiosi corleonesi e si prodigò per garantire nell’area di Mazara del Vallo lunga e sicura latitanza a Totò Riina, al quale venne fornito supporto logistico oltre che falsi documenti d’identità facenti capo all’agricoltore Giuseppe Bellomo, cugino di Agate. I giudici hanno ritenuto coinvolto Agate nel traffico internazionale di stupefacenti e di tabacchi lavorati esteri. Numerose sentenze irrevocabili hanno accertato il suo ruolo decisivo nella deliberazione e nell’esecuzione di numerosi omicidi di mafia.
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