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Marsala | Cronaca

Sequestrati beni per 100 mln di euro per frode fiscale e truffa allo Stato

22 Aprile 2015 14:36, di Ornella Fulco
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Beni per un valore di circa 100 milioni di euro sono stati sequestrati - nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Mars...

Beni per un valore di circa 100 milioni di euro sono stati sequestrati - nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Marsala nella quale sono indagate tredici persone - dalla Guardia di Finanza di Trapani. I reati contestati dal procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto procuratore Nicola Scalabrini sono quelli di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. In particolare, è stato rilevato che la holding operante nel settore turistico-alberghiero riconducibile all'imprenditore Michele Licata e alle sue figlie Clara Maria e Valentina era ricorsa all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti - per oltre 20 milioni di euro - per evadere le imposte e ottenere finanziamenti pubblici, altrimenti non spettanti, dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale per oltre 6 milioni e 500mila euro.“Chi faceva le false fatture necessarie ad incassare i contributi pubblici non dovuti - ha spiegato il maggiore Michele Ciarla del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia  di Finanza trapanese nel corso della conferenza stampa svoltasi a Marsala - riceveva una percentuale del 2 o 3 per cento sull’importo risultante sulla carta”. Un sequestro patrimoniale che non ha precedenti - lo ha definito Di Pisa - nell’ambito del circondario di Marsala e forse anche nel Trapanese”. “I dipendenti delle strutture sequestrate possono stare tranquilli – ha proseguito il procuratore – E’ stato nominato un amministratore giudiziario che curerà le aziende, per cui nulla cambierà per quanto riguarda gli stipendi. L’unica differenza è che i proventi delle attività non andranno nel conto di Licata, ma in un altro conto”. Tra gli indagati ci sono anche i titolari di dieci aziende del territorio, accusati di aver emesso le fatture false a beneficio del gruppo Licata. Si tratta delle ditte individuali “Sciacca Giuseppe”, “Castiglione Maria Rosa”, “Security di Ferro Domenico”, “I.S.P.E. – Industria Siciliana di Polistirolo Espanso di Bongiorno Giacomo & C. S.a.s., “Master Impianti di Palmeri Carlo”, “Fiocca Vito Salvatore”, “Ambienti Hotel di Messina Gaspare”, “Centro Dorelan di Cammareri Leonarda”, “Si.Service srl”, Pi.Ca.M. snc di Nizza Antonino & C.”. Il provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato ad aggredire beni e disponibilità finanziarie illecitamente accumulate, pari al valore delle imposte evase e al valore degli illeciti finanziamenti percepiti (oltre 13 milioni di euro), e ad evitare la reiterazione e l'aggravamento del reato, ha sottratto l’intero compendio aziendale - per un valore di circa 87 milioni di euro - alla gestione dei suoi amministratori. In particolare, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani, insieme ai colleghi della aliquota Guardia di Finanza della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Marsala, hanno sottoposto a sequestro le quote sociali e i compendi aziendali di quattro società di capitali operanti a Marsala e a Petrosino (244 terreni, 52 fabbricati, 13 automezzi e 24 conti correnti), titoli e disponibilità finanziarie, riconducibili agli indagati, per circa 5 milioni di euro, beni immobili e quote societarie, riconducibili agli indagati, per circa 8 milioni di euro. I beni riconducibili a Licata sono stati affidati alla gestione di un amministratore giudiziario, il commercialista Antonio Fresina; le strutture, quindi, non sono state chiuse ma proseguono regolarmente la loro attività.  Sono circa 200 i dipendenti che vi lavorano. Tra le più note vi sono le strutture ricettive "Baglio Basile”,  “Delfino Beach” e l'agriturismo "Volpara”. Come confermato anche dal suo legale, l’avvocato Paolo Paladino, Michele Licata si è detto disponibile a regolarizzare la propria posizione e a restituire allo Stato quanto dovuto.

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