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Trapani | Cronaca

Sequestrato il patrimonio dell'imprenditore Vito Marino

16 Luglio 2015 12:36, di Ornella Fulco
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Nella mattinata di oggi, agenti della Divisione Anticrimine della Questura e finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di T...

Nella mattinata di oggi, agenti della Divisione Anticrimine della Questura e finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani hanno eseguito, a Trapani e Paceco, il sequestro anticipato di beni ai fini della confisca, per un valore stimato di circa 13 milioni di euro, ai danni dell'imprenditore Vito Marino - figlio del boss mafioso Girolamo Marino, assassinato nel 1986 - dei suoi figli Girolamo e Maurizio, della moglie Tiziana Sugamiele, del cugino Salvatore Marino e dei presunti prestanome Mario e Saveria Anna Maria Morello e Antonio Giliberto. Il Provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani su proposta del Procuratore e del Questore di Trapani a conclusione di indagini societarie e patrimoniali svolte dalla Divisione Anticrimine e dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Trapani. Le indagini avrebbero portato alla luce un’articolata associazione a delinquere mirante ad ottenere ingenti contributi pubblici - con un danno all’Erario stimato di circa 29 milioni di euro - e al loro successivo reimpiego tramite operazioni di interposizione fittizia di società riconducibili a Vito Marino. Le truffe - secondo la ricostruzione degli investigatori - sarebbero avvenute tramite l’interposizione di imprese cosiddette “cartiere” che si inserivano nei passaggi della compravendita tra l’impresa produttrice o fornitrice effettiva dei beni e l’impresa beneficiaria dei contributi pubblici, al solo fine di gonfiare in maniera esponenziale le fatturazioni nei confronti di quest’ultima. Le società beneficiarie dei contributi pubblici sono la "Vigna Verde" srl, l'"Olearia Pacheco" soc. coop a r.l. e la Cerealseed srl. Successivamente, le indagini della Squadra Mobile hanno mostrato che i proventi ottenuti illecitamente sarebbero stati reimpiegati attraverso la costituzione della Ma.Mo. srl, che ha come oggetto sociale la distribuzione di prodotti alimentari con un punto vendita nella frazione Marausa, gestita di fatto da Vito Marino ma intestata fittiziamente ad altri soggetti tra cui, inizialmente, il figlio Girolamo e Saveria Anna Maria Morello e, successivamente, anche a Mario Morello. In tale contesto, è stato accertato che l'imprenditore, anche durante il suo stato di latitanza, a partire dal giugno 2010 - giorno in cui era stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Assise di Appello di Brescia per il pluriomidicio Cottarelli-Topor avvenuto a Brescia nel 2006 - e poi di detenzione in carcere dal 15 giugno 2011, avrebbe continuato a gestire la società attraverso la moglie Tiziana Sugamiele e il cugino Salvatore Marino. Per i fatti di Brescia, lo scorso 11 marzo, la Corte di Cassazione ha, però, rinviato ad un nuovo processo d’appello Vito e Salvatore Marino. Nel corso delle indagini patrimoniali e societarie, è emersa anche la figura di Antonio Giliberto come presunto prestanome di Vito Marino in relazione alla società Tenute Karushia srl. In particolare, il provvedimento emesso dal Tribunale riguarda 40 beni immobili, 5 beni mobili registrati 13 società/imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali) - tra cui "Vigna Verde" srl, Olearia Pacheco" soc. coop a r.l., Cerealseed srl, Ma.Mo. srl e Tenute Karushia srl - e 33 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura.

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