Sequestro Iuventa. La Procura di Trapani notifica l'avviso di chiusura indagine
La nota di medici senza frontiere che respinge ogni coinvolgimento
Notificato dalla Procura di Trapani ha l’avviso di chiusura d’indagine, atto che generalmente precede la richiesta di rinvio a giudizio, a 21 persone coinvolte in un’inchiesta che nell'agosto del 2017 portò al sequestro della motonave «Iuventa», che operava in mare in soccorso dei migranti per conto dell’organizzazione non governativa tedesca «Jugend Rettet». L’indagine, che ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, si è estesa anche ad altre due ong: Save the Children e Medici Senza Frontiere con le navi Prudence e Vox Hestia. La Iuventa è rimasta sotto sequestro e si trova a Trapani, nell'aprile del 2018 la Cassazione confermò il sequestro della nave disposto dalla procura di Trapani. L ’indagine prese le mosse dalla testimonianza degli agenti della Imi Security e di un agente dello Sco imbarcato per 40 giorni sotto copertura sulla Vos Hestia.
Di seguito la nota di Medici Sena Frontiere
«Dopo anni di indagini, nella sola giornata di ieri, abbiamo ricevuto dalla Procura di Trapani
l'avviso di chiusura delle indagini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina insieme ad altre navi umanitarie, e dal Gup di Catania la decisione di rinvio a giudizio per traffico illecito di rifiuti». E’ quanto si legge in una nota di Medici senza frontiere. «Le decisioni della magistratura, a
poche ore di distanza - aggiunge Msf - allungano l’elenco dei numerosi tentativi di criminalizzare il soccorso in mare, che a oggi non hanno confermato alcuna accusa, ma che hanno pericolosamente indebolito la capacità di soccorso». «Fin dall’inizio - prosegue la nota di Msf -, abbiamo respinto ogni accusa e ribadito la piena legittimità della nostra azione, che abbiamo sempre svolto in modo trasparente, sotto il coordinamento delle autorità competenti e nel rispetto della legge, con l’unico obiettivo di salvare vite umane. Siamo certi che i procedimenti lo confermeranno, ma si apre un altro lungo periodo di fango e di sospetti sull'operato delle organizzazioni in mare, insieme all’ennesimo inaccettabile attacco al diritto al soccorso». «Come organizzazione medico-umanitaria impegnata da 50 anni in oltre 80 paesi, compresa l’Italia - sottolinea Msf - , il nostro auspicio è che si chiuda tempestivamente la triste pagina della criminalizzazione di chi aiuta, che le navi umanitarie
vengano pienamente riaccreditate e che venga ripristinata al più presto dalle istituzioni la cruciale e ancora oggi indispensabile attività di soccorso in mare, che un tempo l'Italia rivendicava con orgoglio». Msf sottolinea di essere scesa in mare nel 2015 «per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura di Mare nostrum e rispondere a un inaccettabile numero di morti nel Mediterraneo centrale. Da allora non ha mai smesso di chiedere vie legali e sicure per le persone in fuga verso l’Europa e un sistema di ricerca e soccorso concordato a livello europeo». «Con sei diverse navi umanitarie - conclude la nota -, Msf ha contribuito a salvare oltre 81.000 vite in mare secondo il diritto marittimo e in coordinamento con la guardia costiera italiana e le altre autorità competenti. Nel frattempo, abbiamo continuato a fornire assistenza medica sulle navi, agli sbarchi o nelle aree Covid di ospedali, strutture per anziani, carceri e comunità vulnerabili, a supporto del sistema sanitario italiano su diversi fronti!»
Intanto la compagnia Maersk «smentisce le accuse rivolte a Idra social shipping dalla Procura della
Repubblica di Ragusa. Siamo giunti in soccorso della Maersk Etienne per poter dare un porto sicuro a 27 persone che erano rimaste bloccate insieme all’equipaggio per 38 giorni. Un episodio senza precedenti che è stato definito la 'vergogna d’Europa, il più lungo stand - off che si ricordi. Come
ribadito da giorni, Idra social shipping non ha commesso nessuna azione illegale ed è pronta a dimostrarlo nelle sedi competenti». Così Mediterranea saving humans.
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