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Sgarbi: «Non demonizzare il privato, ma i luoghi non vanno alterati»

15 Febbraio 2011 18:55, di Niki Mazzara
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Salemi, 15 febbraio 2011- Il critico d’arte e sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi ieri, accompagnato dal presidente del Wwf di Siracusa, Giuseppe Patti,...

Salemi, 15 febbraio 2011- Il critico d’arte e sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi ieri, accompagnato dal presidente del Wwf di Siracusa, Giuseppe Patti, e dal presidente dell’associazione «Plemmirion» Marcello Lo Iacono, ha effettuato un sopralluogo lungo la costa antistante l’area marina protetta del «Plemmirio» a Siracusa, ed in particolare nell’area sulla quale una società, la «Elemata Srl», vorrebbe costruire un villaggio turistico, ipotesi, questa, che sta alimentando non poche polemiche. Si tratta di un’area dove la natura è ancora incontaminata, in un più ampio contesto di straordinaria valenza paesaggistica.Prendendo spunto dalla visita Sgarbi ha avuto modo di intervenire sul difficile rapporto tra gli interventi dei privati e l'interesse del pubblico nelle zone protette. «Per l’area protetta del Plemmirio – osserva Sgarbi – suggerisco al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo di sottoscrivere un protocollo d’intesa che coinvolga Confindustria, tramite il suo presidente Ivan Lo Bello, per un progetto di valorizzazione che non scarichi sul pubblico tutto l’onere della realizzazione di attività proprie di queste aree.  Il privato – sottolinea Sgarbi -  non va demonizzato. Occorre farlo convergere su un progetto di recupero integrale dell’area e di cosiddetta “cristallizzazione del presente”, senza nulla alterare, con dei collegamenti in legno tra le strutture presenti,  secondo un principio che è interno ai valori estetici sempre elusi, ovvero il valore patrimoniale di un luogo è direttamente proporzionale alla sua integrità. L'iniziativa privata dovrebbe, pertanto, seguire un modello in cui l’antropizzazione deve adattarsi alla Natura e non viceversa; risulta sempre fallimentare l'azione opposta, e cioè cercare di adattare la Natura alle nostre esigenze. Se uno per adattare l’ambiente all’uomo lo trasforma in modo radicale, perde il valore del luogo. Bisogna invece adattare l’uomo all’ambiente, e indurre l’uomo a un ritorno alla Natura che appaia come un valore interiore, un valore della coscienza e che gli ponga alcuni limiti e persino delle scomodità che gli fanno ritrovare l’identità del luogo. Non si può – spiega Sgarbi - andare in una grotta e pretendere di trovare una Jacuzzi; non si può andare in una riserva e trovare pavimenti di ceramica. Quest’area, come qualuqnue altra – conclude Sgarbi - non potrà dunque avere alcuno sviluppo che non sia corrispondente alla sua natura.  Penso, in tal senso, a quello che è stato fatto a Santo Stefano di Sessanio da un giovane impreditore, Daniele Elow Kihlgren, realizzando un albergo diffuso, sistemando ogni ambiente esattamente com’era, con una rigorosissima tutela ambientale di salvaguardia del sito»

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