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Cronaca

Stragi '92: ergastolo al boss Messina Denaro

21 Ottobre 2020 00:40, di Redazione
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Ancora un ergastolo per la primula rossa di Castelvetrano

CALTANISSETTA - Dopo oltre 14 ore di Camera di Consiglio, la Corte d'Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, ha condannato all'ergastolo il boss latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del '92 di Capaci e Via D'Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli agenti delle loro scorte. Capo della mafia trapanese, Messina Denaro, ricercato dal 1993, e' stato tra i responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai cortonesi di Toto' Riina. Nuove testimonianze e una rilettura di vecchi verbali, hanno consentito alla Procura nissena di aggiornare la leadership all’interno della cupola mafiosa siciliana e della mafia  trapanese.

Secondo l'accusa, sostenuta in aula dal procuratore aggiunto Gabriele Paci, la primula rossa di Castelvetrano avrebbe determinato all'interno di Cosa nostra "un clima di unanimità senza il quale il capomafia corleonese Totò Riina non avrebbe potuto portare avanti i suoi piani stragisti, se non a rischio di una guerra di mafia". "Non è sostenibile - ha spiegato Paci nel corso della requisitoria, conclusasi con una richiesta di condanna all'ergastolo per il padrinio latitante - che Totò Riina avrebbe comunque intrapreso quella strada senza avere il consenso di Cosa nostra, perchè se ci fosse stato il dissenso dei vertici di una delle province ci sarebbe stata una guerra". Le stragi mafiose del 1992 vennero decise in riunioni a Castelvetrano ed Enna, quando i boss acquisiscono consapevolezza che non ci sarà mai alcun annullamento in Cassazione della sentenza del maxi processo di Palermo.

Insomma la storia di quegli anni, non sarebbe stata la stessa se Matteo Messina Denaro non avesse appoggiato la linea del padrino corleonese e se non avesse aiutato Riina a stroncare sul nascere le voci del dissenso interno. Quello che si è concluso stasera è il terzo proceso che si celebra a Caltanissetta per la strage di Capaci e il quinto celebrato per la strage di via D'Amelio. Nelle altre tranche sono stati condannati a vario titolo capimafia ed esecutori materiali dei due attentati.

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