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Con il termine stress si intende una risposta psicofisica ad una quantità di stimoli emotivi, cognitivi o sociali percepiti come eccessivi.
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Con il termine stress si intende una risposta psicofisica ad una quantità di stimoli emotivi, cognitivi o sociali percepiti come eccessivi.Il termine stress fu impiegato per la prima volta da Hans Selye che lo definì come “una risposta specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. Selye individuò tre fasi specifiche nella risposta dell’organismo agli eventi stressanti e cioè:
- La fase di allarme: l’individuo percepisce gli stimoli e mette in moto le proprie risorse per affrontarli;
- La fase di resistenza: l’individuo affronta le richieste esterne e stabilizza le sue condizioni in base alla situazione da fronteggiare;
- La fase di esaurimento: si verifica se la situazione di stress si prolunga nel tempo. In questa fase si registra una caduta delle difese dell’individuo e la successiva comparsa di sintomi fisici ed emotivi.
La durata dell’evento stressante porta a distinguere tra stress acuto, che si verifica una sola volta e in un lasso di tempo limitato, e stress cronico, cioè quando lo stimolo è di lunga durata.
Uno stress elevato prolungato nel tempo può portare ad effetti catastrofici sull’organismo quali ad esempio spossatezza, patologie cardiache, depressione, ansia, disturbi del sonno, emicrania, ulcere, ipertensione e molto altro ancora. Come dunque combattere lo stress per non restarne vittima?
Esistono due possibilità per combattere lo stress: rilassare il corpo o rilassare la mente. L’uno influenza sempre l’altro. Attenzione però, dei semplici esercizi casuali e sporadici non saranno sufficienti per raggiungere lo stato di rilassamento e dunque combattere lo stress in modo efficace. È importante dunque trovare la tecnica adatta a sé e iniziare a praticarla con regolarità e costanza se si vogliono ottenere i risultati sperati.
Poiché dunque il rilassamento può essere fisico o mentale, esistono delle tecniche che, a loro volta possono essere suddivise in fisiche e mentali. Tra le tante tecniche di rilassamento, che si sono diffuse al giorno d'oggi, tra le più efficaci rientrano per esempio:
- il rilassamento muscolare progressivo, che si concentra in particolare sul corpo e su varie fasce muscolari che a volte a causa di stress, ansia e frustrazioni possono subire contrazioni ed irrigidimenti. Questa tecnica prevede di contrarre in modo consapevole determinati muscoli ed in seguito di rilassarli. In questo modo la tecnica permette di aumentare la percezione corporea e la capacità di rilassarsi in modo consapevole;
- le tecniche meditative e di respirazione profonda, che possono essere eseguite da sole o in associazione ad altre tecniche. Queste tecniche si basano sulla concentrazione su se stessi e su i propri pensieri, rientrano nella categoria delle tecniche di rilassamento mentali e si basano sul presupposto che concentrarsi su di sè, su i propri pensieri e sensazioni genera un rilassamento profondo;
- il training autogeno che punta al raggiungimento di uno stato di benessere più ampio sia a livello fisico che psichico.
Il training autogeno in particolare è ritenuta una tecnica molto efficace nel raggiungimento del benessere psico-fisico. La tecnica del training autogeno nasce agli inizi del ‘900 in seguito agli studi dello psichiatra tedesco Johannes H. Schultz, il quale partendo dal concetto di “unità bio-psichica”, cioè che corpo e mente non sono componenti autonome e indipendenti ma sono strettamente collegate in un rapporto di influenza reciproca e costante, elabora una tecnica consistente in una serie di esercizi di concentrazione psichica che si focalizzano su diverse zone corporee, allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento fisico e psichico. La caratteristica fondamentale di questo metodo è quella di ottenere delle reali modificazioni corporee attraverso esercizi mentali. Gli esercizi di concentrazione di Schultz sono stati particolarmente studiati e concatenati allo scopo di portare progressivamente, attraverso l’esercizio, al realizzarsi di modificazioni organiche vere e proprie. Un’altra caratteristica fondamentale della tecnica ideata da Schultz è che la regolare pratica degli esercizi porta alla produzione sempre più spontanea dello stato tipico del rilassamento, ciò vuol dire che una volta appresa e praticata per un certo periodo di tempo tale tecnica, la distensione e il benessere psicofisico non debbano più essere cercati attivamente ma si producano in modo automatico e spontaneo.
Le applicazioni del training autogeno sono molto ampie e toccano vari ambiti.
Nell’ambito della psicologia clinica ad esempio il training autogeno risulta particolarmente indicato per i disturbi d’ansia, le fobie, la depressione, i disturbi del sonno e quelli legati allo stress.
Nell’ambito della medicina psicosomatica la tecnica risulta particolarmente indicata per quei disturbi somatici che hanno origine da problematiche psicologiche quali ad esempio:
- disturbi gastro-intestinali: ulcera, colite, gastrite, stitichezza, diarrea;
- disturbi respiratori: asma, rinite, bronchite, disturbi da apnea o iperventilazione;
- disturbi della pelle: irritazione cutanea, eczema, psoriasi;
- disturbi cardiocircolatori: tachicardia, ipertensione;
- disturbi sessuali : frigidità, impotenza, eiaculazione precoce, difficoltà al concepimento;
- disturbi del sonno e dell’attenzione;
- cefalea tensiva ed emicrania.
Il training autogeno inoltre, per il suo effetto riposante e ristoratore, è indicato ogni volta che ci si trovi a dover affrontare situazioni particolarmente stressanti quali per esempio un sovraccarico di lavoro, un’importante competizione o un esame; dunque viene considerata una tecnica di grande aiuto nel miglioramento delle proprie prestazioni fisiche (sport), professionali e mentali.
Ancora un’altra funzione del training autogeno riguarda la percezione del dolore. Poiché la percezione del dolore è caratterizzata dall’alterazione di alcuni apparati quali quello cardiaco, quello respiratorio e quello muscolare, la pratica del training autogeno, poiché agisce proprio su questi apparati, aiuta il soggetto a percepire il dolore in modo meno intenso. Inoltre, poiché anche la paura e l’ansia contribuiscono alla percezione del dolore, il t.a. grazie all’induzione di calma e tranquillizzazione rende più tollerabile la sensazione di dolore. Proprio grazie a questo effetto il t.a. si è rilevato anche particolarmente utile nella preparazione al parto: l’allenamento sistematico con il training autogeno permette infatti di riprodurre spontaneamente il respiro diaframmatico. Applicando questo metodo si recupera più facilmente energia tra una contrazione e l’altra, si riduce la sensazione del dolore ed i tempi del travaglio, ed è possibile arrivare più riposate alla fase espulsiva.
Naturalmente, come in qualunque altro tipo di trattamento, l’efficacia della tecnica dipende soprattutto dalla motivazione e dall’interesse nei confronti di quest’ultima.
La tecnica, pur essendo relativamente semplice non si presta all’apprendimento da manuali o supporti audio-visivi. La persona che impara il metodo da autodidatta può infatti commettere degli errori, durante l’esecuzione degli esercizi, che se non corretti dall’operatore possono inficiare l’intero processo e portare addirittura a risultati negativi. Nel corso dell’allenamento inoltre possono anche verificarsi delle reazioni somatiche che se non sono conosciute dall’autodidatta possono far pensare che qualcosa non vada. Per questo è importante il supporto di un esperto che guiderà all’acquisizione della pratica nel modo più efficace e sicuro. La tecnica del t.a. necessita pertanto di un periodo iniziale di apprendimento sotto il controllo di un esperto, al termine del quale l’individuo sarà in grado di eseguire definitivamente gli esercizi in modo autonomo e soddisfacente.
Valentina Parrino
Psicologa, Specialista in Tecniche del Rilassamento
Per ulteriori info, approfondimenti o curiosità potete scrivermi al seguente indirizzo: valyparrino@gmail.com
Con il termine stress si intende una risposta psicofisica ad una quantità di stimoli emotivi, cognitivi o sociali percepiti come eccessivi.
Il termine stress fu impiegato per la prima volta da Hans Selye che lo definì come “una risposta specifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di essoâ€. Selye individuò tre fasi specifiche nella risposta dell’organismo agli eventi stressanti e cioè:
-        La fase di allarme: l’individuo percepisce gli stimoli e mette in moto le proprie risorse per affrontarli;
-        La fase di resistenza: l’individuo affronta le richieste esterne e stabilizza le sue condizioni in base alla situazione da fronteggiare;
-        La fase di esaurimento: si verifica se la situazione di stress si prolunga nel tempo. In questa fase si registra una caduta delle difese dell’individuo e la successiva comparsa di sintomi fisici ed emotivi.
La durata dell’evento stressante porta a distinguere tra stress acuto, che si verifica una sola volta e in un lasso di tempo limitato, e stress cronico, cioè quando lo stimolo è di lunga durata.
Uno stress elevato prolungato nel tempo può portare ad effetti catastrofici sull’organismo quali ad esempio spossatezza, patologie cardiache, depressione, ansia, disturbi del sonno, emicrania, ulcere, ipertensione e molto altro ancora. Come dunque combattere lo stress per non restarne vittima?
Esistono due possibilità per combattere lo stress: rilassare il corpo o rilassare la mente. L’uno influenza sempre l’altro. Attenzione però, dei semplici esercizi casuali e sporadici non saranno sufficienti per raggiungere lo stato di rilassamento e dunque combattere lo stress in modo efficace. È importante dunque trovare la tecnica adatta a sé e iniziare a praticarla con regolarità e costanza se si vogliono ottenere i risultati sperati.
Poiché dunque il rilassamento può essere fisico o mentale, esistono delle tecniche che, a loro volta possono essere suddivise in fisiche e mentali. Tra le tante tecniche di rilassamento, che si sono diffuse al giorno d'oggi, tra le più efficaci rientrano per esempio:
- il rilassamento muscolare progressivo, che si concentra in particolare sul corpo e su varie fasce muscolari che a volte a causa di stress, ansia e frustrazioni possono subire contrazioni ed irrigidimenti. Questa tecnica prevede di contrarre in modo consapevole determinati muscoli ed in seguito di rilassarli. In questo modo la tecnica permette di aumentare la percezione corporea e la capacità di rilassarsi in modo consapevole;
- le tecniche meditative e di respirazione profonda, che possono essere eseguite da sole o in associazione ad altre tecniche. Queste tecniche si basano sulla concentrazione su se stessi e su i propri pensieri, rientrano nella categoria delle tecniche di rilassamento mentali e si basano sul presupposto che concentrarsi su di sè, su i propri pensieri e sensazioni genera un rilassamento profondo;
- il training autogeno che punta al raggiungimento di uno stato di benessere più ampio sia a livello fisico che psichico.
Il training autogeno in particolare è ritenuta una tecnica molto efficace nel raggiungimento del benessere psico-fisico. La tecnica del training autogeno nasce agli inizi del ‘900 in seguito agli studi dello psichiatra tedesco Johannes H. Schultz, il quale partendo dal concetto di “unità bio-psichicaâ€, cioè che corpo e mente non sono componenti autonome e indipendenti ma sono strettamente collegate in un rapporto di influenza reciproca e costante, elabora una tecnica consistente in una serie di esercizi di concentrazione psichica che si focalizzano su diverse zone corporee, allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento fisico e psichico. La caratteristica fondamentale di questo metodo è quella di ottenere delle reali modificazioni corporee attraverso esercizi mentali. Gli esercizi di concentrazione di Schultz sono stati particolarmente studiati e concatenati allo scopo di portare progressivamente, attraverso l’esercizio, al realizzarsi di modificazioni organiche vere e proprie. Un’altra caratteristica fondamentale della tecnica ideata da Schultz è che la regolare pratica degli esercizi porta alla produzione sempre più spontanea dello stato tipico del rilassamento, ciò vuol dire che una volta appresa e praticata per un certo periodo di tempo tale tecnica, la distensione e il benessere psicofisico non debbano più essere cercati attivamente ma si producano in modo automatico e spontaneo.
Le applicazioni del training autogeno sono molto ampie e toccano vari ambiti.
Nell’ambito della psicologia clinica ad esempio il training autogeno risulta particolarmente indicato per i disturbi d’ansia, le fobie, la depressione, i disturbi del sonno e quelli legati allo stress.
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