Castelvetrano
Torna libera Patrizia Messina Denaro, una delle sorelle del boss
Era in carcere dal 2013 nell'ambito dell'operazione Eden
Redazione28 Luglio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Castelvetrano – E’ stata scarcerata ieri Patrizia Messina Denaro, una delle sorelle del boss Matteo Messina Denaro. Era finita in carcere il 13 dicembre 2013 nell’ambito dell’operazione antimafia Eden. La donna era in carcere a Vigevano (Pavia) ed era stata l’alter ego del boss soprattutto per quanto riguardava le comunicazioni più riservate del clan, ma non solo.

    La donna ha finito di scontare la sua pena e torna a Castelvetrano. Ne da notizia stamane Rep.it –

    Assieme alla sorella Rosalia, finita in carcere dopo la cattura del boss, Patrizia era la depositaria di molte delle identità misteriose che gli investigatori hanno rinvenuto nelle centinaia di pizzini e documenti sequestrati dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, a cominciare da “Parmigiano”, “W” e del “Politico”. Nei biglietti ritrovati dal Ros nel covo di Campobello di Mazara, c’erano anche riferimenti alla sorella in carcere, per le spese legali e il suo sostentamento: «4.500 Avv. Patrizia», e poi ancora «1.000 Pat».

    Due giorni dopo l’arresto di Patrizia, il boss aveva invece scritto alla sorella Rosalia (nome in codice Fragolone): «Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto, lo ritengo un onore». Uno dei tanti deliri del padrino delle stragi che voleva riscrivere la storia della Sicilia.

    Patrizia Messina Denaro, è la sorella più piccola del boss e per lui ha avuto sempre una venerazione. «Ho saputo che tua figlia la battezzerà Rosetta, è giusto, è la maggiore delle sorelle», scriveva nel 1996. «Spero che a me permetterai di cresimarla, vorrei tanto avere uno dei tuoi figli come figlioccio, se tu lo vorrai». Fra quei pizzini, trovati nelle tasche di un postino, c’erano riferimenti anche a “Parmigiano” e a “W”.

    Le indagini della Polizia e della Dia, coordinate dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, raccontano che nel 2011 era Patrizia a reggere  il delicato sistema delle comunicazioni del latitante.

    Un giorno, andò in carcere a trovare il marito, Vincenzo Panicola, e lui gli fece capire che l’imprenditore Giuseppe Grigoli sembrava avere dei cedimenti dietro le sbarre, insomma sembrava che volesse collaborare con la giustizia e per la “famiglia” sarebbe stato un danno. Pochi giorni dopo, Patrizia portò in carcere la risposta del fratello: «Non toccatelo, perché danno può fare – venne intercettata – può diventare una catastrofe». Lei non era d’accordo, era per una linea più dura, ma si fece come aveva deciso Matteo.

    Come era riuscita a mettersi in contatto con il latitante? Probabilmente tramite Web.

    Ora ci si domanda se tornata libera la donna possa prendere in mano lo scettro del comando. C’è un grande patrimonio da gestire – di immobili, aziende e relazioni – patrimonio ancora saldamente nelle mani di alcuni insospettabili prestanome e lei potrebbe essere la naturale erede del fratello Matteo del quale conosce ogni segreto.

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