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"Traumi ignorati", presentati report e progetto di Medici Senza Frontiere nel Trapanese

28 Ottobre 2016 15:35, di Ornella Fulco
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Non soltanto il trauma di una emigrazione spesso forzata - con tutto ciò che ne segue in termini di sradicamento dalla famiglia, dal tessuto socio-cul...

Non soltanto il trauma di una emigrazione spesso forzata - con tutto ciò che ne segue in termini di sradicamento dalla famiglia, dal tessuto socio-culturale e dal luogo dove si è nati - ma anche quelli subiti durante il tragitto dall'Africa e dagli altri Paesi d'origine alle coste italiane. Di questo argomento, ancora poco esplorato, a fronte di una presenza sempre più rilevante di migranti nella nostra provincia e in tutto il territorio nazionale, si è parlato - mercoledì scorso - nell'ambito della tavola rotonda organizzata a Trapani da Medici Senza Frontiere. L'associazione, premio Nobel per la pace nel 1999 e da sempre presente nei luoghi colpiti da emergenze umanitarie, ha avviato da alcuni mesi un progetto che riguarda la salute mentale dei richiedenti asilo attualmente ospitati nei CAS e che giungono all'osservazione del gruppo di lavoro installato a Trapani, composto da tredici persone, di cui è responsabile Andrea Ciocca. Alla presentazione dei dati derivanti dallo studio condotto, oltre che sul territorio trapanese, anche a Roma e a Milano e Ragusa, erano presenti il prefetto Giuseppe Priolo, la vice prefetto Concetta Caruso, il sindaco di Trapani, Vito Damiano, rappresentanti dell'Azienda sanitaria di Trapani e il responsabile di MSF per l'Italia Maurizio Ricci. Il prefetto Priolo ha ricordato come sia importante fornire risposte adeguate a quella che, ormai è una situazione strutturale, e ha ricordato come sia altrettanto importante che l'Europa, non solo l'Italia, sia capace di rispondere alle richieste di sostegno allo sviluppo locale avanzate dai Paesi dell'Africa da cui molti migranti si allontanano non solo per conflitti o situazioni politiche ma anche per il desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita. Il sindaco Damiano ha ricordato che, oltre ai centri di accoglienza e all'hotspot di Milo, reputato un eccellenza del sistema nazionale, nel nostro territorio è stato realizzato con fondi del Piano Azione Giovani Sicurezza e Legalità, per un importo di 1.986.655,20 euro, un "Centro per l'integrazione", affidato alla cooperativa sociale "Badia Grande" che vi realizzerà le iniziative necessarie. Secondo il report "Traumi ignorati" di Medici Senza Frontiere, illustrato da Silvia Mancini, il 60,5% dei soggetti analizzati (per un totale di 387 pazienti) ha mostrato problematiche di salute mentale. Tra questi, i 199 presi in carico da MSF, che ne ha garantito il follow up, 84 presentavano disturbi compatibili con quelli da sindrome post traumatica come ansia e depressione. L'87% delle persone seguite ha dichiarato di soffrire per le difficoltà legale all'attuale condizione di vita, in particolare la mancanza di attività quotidiane, la paura per il futuro, il timore per i familiari rimasti nei luoghi di origine. Lo studio ha messo in luce, inoltre, un particolare importante: la probabilità di patire un disagio psicopatologico è risultata 3,7 volte superiore tra coloro che avevano già subito eventi traumatici prima e durante la migrazione, rispetto a chi non ne aveva subiti. Dal confronto tra i presenti, tra cui il dottore Aldo Virgilio, responsabile dell'ambulatorio di psicologia transculturale dell'Asp di Catania, è emersa la necessità di andare oltre quella che è la prima fase di accoglienza che garantisce i bisogni primari di queste persone - un tetto, cibo, vestiario, qualche spicciolo in tasca - e occuparsi, nell'ottica di una reale integrazione, di "aiutarli a recuperare il 'senso dell'umano' che hanno perso durante il loro viaggio dove hanno assistito o vissuto situazioni disumane, come sappiamo ormai molto bene". I Centri di accoglienza straordinaria funzionanti nella provincia di Trapani sono 26 - ha illustrato la vice prefetto Concetta Caruso - e attualmente vi sono ospitate poco più di 1.800 persone. Dall'inizio del 2016 sono stati oltre 10mila i migranti transitati presso l'hotspot di Milo per le procedure di identificazione prima di essere trasferiti, in tutto il territorio nazionale, nelle strutture di accoglienza". "Ci confrontiamo giornalmente con emergenze di diverso tipo - ha proseguito Caruso - da quelle sanitarie a quelle legate alle proteste nei CAS, a quelle di tutela dei soggetti minorenni non accompagnati. In questo senso, ben venga il protocollo di collaborazione stipulato con gli operatori di Medici Senza Frontiere che, con la loro professionalità ed esperienza sul campo, possono aiutarci a fornire risposte sempre più attente ed adeguate". Andrea Ciocca, responsabile del progetto di "Ambulatorio di psicorerapia transculturale" attivato da qualche mese in città in collaborazione con l'Asp, ha illustrato le motivazioni che hanno condotto MSF a scegliere proprio Trapani: "Si tratta di una delle città in prima linea negli sbarchi - ha detto - il suo territorio è considerato un modello positivo nel sistema di accoglienza dei migranti e noi abbiamo voluto scommettere su un luogo che desse garanzie per il futuro. Il nostro scopo - ha proseguito - è quello di collaborare con le realtà già presenti e di realizzare una 'capacity building' con i nostri interlocutori. Quando il nostro progetto, nel dicembre 2017 terminerà, il suo successo sarà determinato dall'aver saputo condividere e diffondere buone pratiche che resteranno nelle mani di chi opera stabilmente sul territorio". I servizi sanitari territoriali spesso mancano di competenze e risorse necessarie e non sempre sono in grado di riconoscere i segni del disagio psichico tra i migranti prima che scoppi nella sua evidenza, a volte anche violenta o tragica. La permanenza nei centri di accoglienza è, ancora, troppo lunga e spesso fonte di ulteriore disagio per chi vi è ospitato, senza prospettive chiare, anche perché queste strutture, regolate da convenzioni tra lo Stato e operatori sia pubblici sia privati, risultano "poco orientate a costruire - si legge nel rapporto di MSF - programmi di inclusione" e non forniscono, come invece la legge prevede nei centri Sprar, progetti di inserimento sociale e lavorativo. Ecco perchè la permanenza nei CAS dovrebbe essere quanto più limitata nel tempo in attesa della definizione della posizione personale di ciascuno degli ospiti, aspetto che dipende dal funzionamento e dalla velocità con cui le Commissioni territoriali effettuano le audizioni per i richiedenti asilo. Secondo il report di MSF, nell'ambito dell'attenzione alla salute mentale dei migranti, esiste "un sostanziale scollamento tra i CAS e i servizi territoriali e una conseguente scarsa, quando non assente, interazione tra Asp e Prefetture. Molto spesso è stata riscontrata una mancanza di coordinamento e dialogo tra le varie strutture di accoglienza e i servizi sanitari territoriali. Si va dalle complesse e congestionate Trapani e Ragusa, dove i servizi sanitari non hanno ancora messo a punto competenze professionali e strategie operative nell'ambito della clinica transculturale, alle più strutturate realtà di Roma e Milano dove esistono tentativi di interazione", messi, però, a rischio dalla carenza di risorse economiche. "Nei CAS l'attività di supporto psicologico è spesso improvvisata e a macchia di leopardo - si legge nel rapporto di MSF - la figura dello psicologo non sempre è prevista, tutto è lasciato alla discrezionalità dell'ente gestore. Gli interventi preventivi per l'identificazione dei soggetti più fragili e con un disagio mentale più o meno manifesto sono pressochè inesistenti. "I casi vengono segnalati alle Autorità competenti solo a seguito di gesti improvvisi di rabbia, aggressività o atteggiamenti preoccupanti. L'accesso ai servizi sanitari territoriali funziona, attualmente, su base emergenziale con ricoveri in urgenza e ospedalizzazioni per disturbi psichiatrici acuti, quando la patologia esplode e non è più controllabile. Spesso viene utilizzato il TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) in maniera impropria o per disfarsi dei soggetti che recano disturbo pur in assenza di patologia psichiatrica". Ciocca ha sottolineato che, durante la permanenza a Trapani del gruppo di lavoro da lui coordinato, gli interlocutori principali sono il Ministero degli Interni, la Prefettura di Trapani, l'Asp ma anche le associazioni locali e la società civile. Primo soccorso psicologico agli sbarchi - specie quelli dopo eventi con naufragi e vittime - soccorso psico-sociale nei CAS, dove gli esperti di MSF si recano una volta a settimana per fornire supporto ai migranti ma anche capacità e competenze agli operatori presenti, Ambulatorio di psicoterapia transculturale all'interno della struttura sanitaria pubblica sono, attualmente, le attività poste in essere. "Sono 15 i CAS in cui operano i volontari di MSF con incontri di gruppo e individuali laddove emergono particolari esigenze", ha detto una delle componenti del team, l'assistente sociale Anna Incarbona, mentre il dottore Giuseppe Sammartano ha sottolineato l'importanza di fornire sostegno non solo ai migranti ma anche alle comunità locali nelle quali vengono inseriti. "Se non ci occupiamo anche di questi aspetti, di queste sofferenze - ha detto facendo riferimento ad una serie di episodi di contestazione della loro presenza balzati anche alle cronache - prima o poi la pagheremo". Il contatto con gli esperti dell'ambulatorio di psicoterapia transculturale di MSF - ha detto la dottoressa Giovanna Mendolia del Dipartimento di Salute mentale dell'Asp di Trapani - ci ha aperto orizzonti nuovi. Abbiamo imparato che bisogna guardare il vissuto e l'agito dei pazienti migranti andando oltre le nostre categorie mentali e mediche occidentali ma anche considerando le loro. Certi comportamenti, come quello di affermare di parlare con gli spiriti, che mi porterebbero a pensare di avere davanti uno psicotico, possono rientrale nella 'normalità' alla luce della cultura e del sentire di altri popoli. In questo senso la figura nel mediatore culturale è fondamentale, è il 'ponte' che ci consente di raggiungere la persona che manifesta un disagio psichico". Per leggere l'intero rapporto "Traumi ignorati" di Medici Senza Frontiere cliccare qui

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