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Trivelle nel Mediterraneo, No da Paceco e dalla comunità scientifica e le associazioni ambientaliste

10 Dicembre 2014 12:15, di Niki Mazzara
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Un No fermo alle trivellazioni nel Mediterraneo arriva dal consiglio comunale di Paceco che ieri sera ha approvato la delibera di giunta avente come o...

Un No fermo alle trivellazioni nel Mediterraneo arriva dal consiglio comunale di Paceco che ieri sera ha approvato la delibera di giunta avente come oggetto il cosiddetto “Decreto Sblocca Italia”. L’ atto di indirizzo verrà inviato al Presidente del consiglio Matteo Renzi e chiede di rivedere le norme relative all’articolo 38 evidenziando come le trivellazioni risulterebbero devastanti per il territorio, unico per le sue bellezze naturalistiche e storiche (su Paceco insiste la Riserva naturale orientata di Nubia). Un dibattito in aula ampio e condiviso dai gruppi presenti di maggioranza e quello di “Movimento della Libertà” , gruppo di opposizione. Assente nella sua interezza il gruppo consiliare di Forza Italia, (Vitalba Adamo, Laura Ingardia e Giacoma Sciacca), lo stesso che aveva addirittura richiesto che sull’argomento si tenesse un consiglio comunale aperto. Intanto il No arriva anche da Palermo dove la comunità scientifica e le associazioni ambientaliste hanno chiesto di vincolare i Banchi del Canale di Sicilia per salvare un ecosistema unico al mondo promuovendoli a “patrimonio dell’umanità”. Nel corso dell’incontro di studio che si è svolto presso la sede della Soprintendenza del Mare a Palermo a cui hanno preso parte docenti universitari, ricercatori ed esponenti di associazioni ambientaliste, è stato evidenziato che “i Banchi sono ecosistemi di eccezionale valore ecologica e ambientale, ma a dispetto della loro importanza naturalistica, economica e culturale, sono oggetto d’iniziative incompatibili con la loro tutela e la conservazione del loro ruolo, che minacciano l’integrità di questo delicato e importante ecosistema. Un’insensata corsa al cosiddetto oro nero, con le trivellazioni petrolifere in quel tratto di mare, mettono in pericolo zone di grande pregio marino esponendole al rischio d’inquinamento derivante dalle varie attività, sia durante la fase di ricerca che di sfruttamento, che produrrebbero danni di enorme portata per l’equilibrio ecosistemico dell’area e per l’integrità del suo patrimonio culturale” . Gli scienziati partecipanti all’incontro ricordano come “ sono stati definiti progetti per realizzare nei Banchi del Canale di Sicilia “parchi eolici” che prevedono la realizzazione di centinaia di piloni, alti ognuno circa 60 metri e fissati su basamenti di cemento, difesi da imponenti opere di protezione e interconnessi tra loro da centinaia di chilometri di cavi e rispettiva centrale sui fondali collegata a quella di terra mediante cavi interrati. La realizzazione di queste opere deturperebbe irrimediabilmente la naturalità dei luoghi compromettendo irreversibilmente la loro biodiversità, la loro funzione ecologica e condannerebbe le specie e gli ecosistemi protetti che essi ospitano. Il Canale di Sicilia- è stato ribadito- possiede fondali tra i più importanti del globo terracqueo, poiché vi si trovano conservate le testimonianze della vita dell’uomo preistorico e un patrimonio immenso di civiltà costituito dagli innumerevoli relitti di ogni epoca e origine che sono l’emblema del forte carattere interculturale di quest’area che ne fa lo spazio di mare più ricco di storia di tutto il Mediterraneo”. La comunità scientifica e le associazioni ambientaliste chiedono in un documento che venga opposto il vincolo di interesse europeo nell’area e inoltre avviare un coinvolgimento dei paesi transfrontalieri interessati: Tunisia, Libia e Malta per un’azione più adeguata di tutela e salvaguardia. Tra i firmatari del documento Franco Andaloro, Aurelio Angelini, Fabio Badalamenti, Michele Buffa, Stefano Donati, Giuseppe Giaccone, Antonio Mazzola, Giovanni Tumbiolo, Sebastiano Tusa, e per le Associazioni ambientaliste: WWF, SiciliAntica, Legambiente, ItaliaNostra, Gruppi Ricerca Ecologica, oltre a diverse amministrazioni di comuni rivieraschi.

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