Una condanna per diffamazione mette fine a un incubo
A porre fine al calvario, il tribunale di Trapani
La sua vita, ma soprattutto quella di sua moglie, era diventata un inferno. Da quando un suo amico, con il quale aveva avuto un diverbio, ha iniziato a diffamarlo sui social, creando anche un falso profilo con le foto della moglie, facendola passare per una “escort”, pubblicando anche il numero del telefonino cellulare della donna. Chiamate di aspiranti clienti in continuazione, a qualsiasi ora del giorno. A volte anche di notte.Â
Un incubo, insomma. A porre fine al calvario, il tribunale di Trapani che ha condannato il protagonista della vicenda:  L. B. dovrà pagare una multa di settecento euro, oltre alle spese processuali. Il procedimento è scattato in seguito alla denuncia sporta da A. A., trapanese di 52 anni, carrozziere, con la passione per i computer d'epoca. Nei ritagli di tempo, lui li ripara. E così che ha conosciuto L. B. che si recava spesso nel laboratorio del 52enne. Accomunati dalla stessa passione i due sono entrati  in confidenza. Fino a quando un diverbio ha incrinato il rapporto. “B. – racconta il carrozziere – mi aveva chiesto di prestargli un monitor che poi, a mia insaputa, ha venduto. Per questo motivo abbiamo litigato”.
Da allora – i fatti risalgono al febbraio del 2021 - la vita di A.A. e della moglie è diventata impossibile. Offese sui social, ma soprattutto quel falso profilo fatto con le foto della donna.Â
L.B. è stato condannato anche al risarcimento dei danni liquidati, in via equitativa, in 2000 euro; nonché alla refusione delle spese di costituzione e giudizio sostenute dalla parte civile (A.A.), liquidati in 1.100.
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