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Favignana | Cronaca

Vito D'Angelo torna in carcere

10 Ottobre 2019 11:52, di Laura Spanò
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E' accusato di associazione mafiosa, ritenuto capo della cosca di Favignana.

Torna in carcere il presunto boss di Favignana Vito D'Angelo, accusato di associazione mafiosa. D'Angelo era stato arrestato lo scorso 5 marzo nel corso dell'operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale "Scrigno". Blitz che portò in carcere 26 persone tra cui i fratelli Pietro e Francesco Virga (figli del boss Vincenzo attualmente in carcere) Franco Orlando, l'ex deputato regionale Paolo Ruggirello.  Gli arrestati erano accusati a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.

D'Angelo venne ritenuto al vertice della famiglia di Cosa Nostra a Favignana, documentata nel corso delle indagini che hanno condotto all'operazione. Il boss fu portato in un primo tempo nel carcere Pagliarelli a Palermo ma poco dopo venne sottoposto al regime dei domiciliari per le sue precarie condizioni di salute. Oggi ritorna in carcere.

I militari dell'Arma hanno scoperto dopo una serie di controlli  che D'Angelo riusciva a svolgere diverse attività fisiche nonostante lo stato di salute precario, comunicando con persone non autorizzate, violando così le prescrizioni e incontrando più volte soggetti che, a loro volta, avevano già avuto un rilevante ruolo nella pregressa attività investigativa.

D'Angelo inoltre avrebbe ristabilito la comunicazione con gli indagati Francesco Virga e Francesco Peralta, entrambi attualmente sottoposti alla misura cautelare della custodia in carcere. per i reati di cui all’art. 416 bis del codice penale, costituendo così un riservato ed insospettabile trait d’union tra i predetti e l’anziano boss favignanese.
L’attività svolta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Trapani, ha messo in luce l’assoluta necessità della detenzione in carcere al fine di interrompere i numerosi contatti che avevano portato il D’Angelo ad essere un vero e proprio punto di riferimento della criminalità organizzata

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