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Al teatro delle Latomie «Equus, il sogno del centauro» - Trapani Oggi

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Al teatro delle Latomie «Equus, il sogno del centauro»

07 Agosto 2013 23:20, di Niki Mazzara
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Dopo Roma, Castelvetrano e Palermo, torna in scena questo week-end – 9, 10 e 11 agosto (ore 21) presso il teatro delle Latomie (nell’agriturismo “Case...

Dopo Roma, Castelvetrano e Palermo, torna in scena questo week-end – 9, 10 e 11 agosto (ore 21) presso il teatro delle Latomie (nell’agriturismo “Case di Latomie” sulla strada statale 115 per Selinunte) a Castelvetrano - lo spettacolo di teatro equestre «Equus», la cui regia è del siciliano Giuseppe Cimarosa, col patrocinio del Comune di Castelvetrano-Selinunte. Il teatro delle Latomie è una delle antiche cave da dove i selinuntini estraevano il materiale lapideo per l’edificazione degli edifici templari dell’antica città di Selinunte. Adesso trasformato, per l’occasione, in un palcoscenico naturale per ospitare lo spettacolo. Lo spettacolo- Mondi diversi e apparentemente lontani possono talvolta incontrarsi, dando vita a realtà nuove e ricche di suggestioni. Ecco l’essenza dello spettacolo creato dal Cimarosa. In questo lavoro personale il regista mette insieme diverse forme espressive che si confrontano e si uniscono in un canto primigenio che riemerge alla memoria, dal profondo dell’animo umano. Un viaggio interiore, per riscoprire il senso di legami antichi e renderli nuovamente attuali. Si succedono, in maniera incalzante, i quadri: poesia, virtuosismo fisico, danza e musica si intrecciano e danno vita allo spettacolo, col sapore di qualcosa a metà tra il sogno e la fiaba. Uno nato dal canto della Terra, l’altro donato al mondo dal cielo: uomo e cavallo sono diversi, eppure si attraggono, rispondendo al richiamo dell’Altro. La dimensione terrena, selvaggia e primitiva dell’uomo si incontra e si scontra con quella eterea, ancestrale e spirituale del cavallo. Le essenze opposte si avvicinano, fino a unirsi in un rapporto simbiotico fatto di terra e fuoco, di sudore e di passione, di bene e male. Da qui nasce il centauro, fusione tra uomo e animale, tra bianco e nero, tra cielo e terra, l’ibrida creatura non riesce ad armonizzare le parti che lo compongono, cede alle loro seduzioni, le combatte, soccombe. Con un nuovo, estremo atto d’amore, però, la Terra che canta la vita ed è signora di nascita e morte, madre e magica sciamanna, illumina gli occhi delle sua creatura per metà uomo e per metà cavallo e ridona luce al suo spirito. In scena volteggi, numeri circensi, danze acrobatiche, riti simbolici mostrano l’invisibile e celano il visibile, raccontando il magico incontro tra mondi diversi: terra e aria, bianco e nero, bene e male, uomo e animale. Il cast e la macchina scenica - Ricco il cast di artisti in scena: tre cavalieri, dieci danzatori, due cantanti, un fuochista, due danzatrici aeree, due danzatori di Tai-tango. Complessa la macchina scenica con tre cavalli (due frisoni neri e un cavallo lipizzano) e una gru di trenta metri che consentirà i numeri di tessuto aereo. In scena, tra gli altri: lo stesso Giuseppe Cimarosa, la cantautrice Eleonora Giudizi in arte Velka, Floriana Filardo, Cristina Scimè, l’attore Paolo Bono, Clelia Fumanelli (danzatrice aerea). Tra i danzatori, quest’anno, anche il giovane alcamese Enrico Valenti, formatosi a Milano presso l’Accademia di arti sceniche “Deas”, vincitore del secondo premio del concorso nazionale “Taranto Danza” e selezionato come allievo per la prossima stagione dell’Accademia nazionale di danza a Roma. Il regista - Giuseppe Cimarosa ha 30 anni, originario di Castelvetrano, ha vissuto a Roma dove ha studiato archeologia all’Università La Sapienza. Appassionato di cavalli sin dall’età di 6 anni, ha fatto la sua prima esperienza di teatro equestre in «Lacrime di luna» (2006). Suo maestro ispiratore è Bartabas (all’anagrafe Clement Marty), fondatore del teatro equestre «Zingaro» in Francia. Cimarosa ha studiato volteggio col più stretto collaboratore di Bartabas, Etienne Regnier. «In questo spettacolo - dice Cimarosa - racconto dell’uomo e del cavallo, di questi due mondi tanto diversi ma tanto vicini. Usarli come pennelli per dipingere una tela che ha i colori della storia, di miti antichi, di Dei, uomini ed eroi. Con la presunzione di chi poco sa e l’umiltà di chi ancora tanto vuole sapere».

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