C'è il ritrovamento dell'ultimo pizzino del capomafia latitante dietro l'operazione scattata nella notte a Castelvetrano. L’operazione degli uomini della Mobile diretti dal Primo Dirigente Fabrizio Mustaro, ha assestato un altro colpo alla rete di protezione e di comunicazione della primula rossa, Matteo Messina Denaro.
In manette due fedelissimi: il postinò del boss, Giuseppe Calcagno, che smistava i pizzini e, quindi, ordini da far valere, senza discutere, sul territorio; e Marco Manzo, una sorta di ambasciatore, cui competeva tenere i collegamenti con gli altri mandamenti.
La Squadra mobile di Trapani, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha eseguito numerose perquisizioni e arresti nei confronti dei favoreggiatori del capomafia ricercato dal 1993.
Sono quindici gli indagati a vario titolo per associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento della latitanza del boss. Tra gli indagati lo stesso capomafia per tentata estorsione. Perquisita la sua residenza della madre di Matteo Messina Denaro, nel centro di Castelvetrano.
Il boss è indagato in questa inchiesta per tentata estorsione. Così emerge che cinque anni fa avrebbe manifestato la volontà di acquistare un terreno nella sua Castelvetrano, terreno che a quanto pare sarebbe in passato appartenuto al padrino corleonese deceduto, Totò Riina. I fedelissimi di Messina Denaro avrebbero fatto pressione sui successivi proprietari perchè vendessero l’area su cui aveva messo gli occhi. Un’operazione che il latitante avrebbe voluto concludere nel 2015 e l’ordine era contenuto in un pizzino.