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Andrea Bulgarella: "Racconto la 'partita truccata' per me e per il riscatto di questa terra"

05 Gennaio 2018 20:07, di Ornella Fulco
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Sala conferenze dell'hotel "La Tonnara" di Bonagia gremita di pubblico per la presentazione del libro “La partita truccata” di Andrea Bulgarella con i...

Sala conferenze dell'hotel "La Tonnara" di Bonagia gremita di pubblico per la presentazione del libro “La partita truccata” di Andrea Bulgarella con il giornalista marsalese Giacomo Di Girolamo che prende il via dall'indagine giudiziaria - ancora tutta da definire - avviata dalla Procura della Repubblica di Firenze nei confronti dell'imprenditore edile trapanese. Un modo, quello della "scrittura esposta", come ha definito l'operazione Di Girolamo, per raccontare i particolari di una vicenda che per Bulgarella è un atto di accusa su più fronti. Mafia, antimafia, Istituzioni, magistrati, giornalisti, sistema degli appalti, burocrazia e banche si alternano nella ricostruzione del costruttore che non ha risparmiato, in questo primo appuntamento "live" nel suo territorio di origine, di scoccare i suoi strali, anche se con qualche opportuno distinguo. "Io non sono contro i magistrati e le inchieste - ha detto - ma sono contro chi non fa bene il suo lavoro. I pm fanno bene ad indagare, anche su di me, ma devono farlo senza stravolgere la realtà, con competenza. Io, da parte mia, so di non avere fatto nulla di sbagliato". Più radicale e acceso nei toni - ma fa parte anche del "personaggio" - è stato l'intervento dell'assessore regionale ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi: "Sono tornato in Sicilia come assessore per vendicarmi - ha detto - di quello che certi magistrati e anche certi funzionari dello Stato carrieristi hanno fatto nella vicenda dello scioglimento per mafia del Comune di Salemi. Che cosa significa sciogliere i Comuni? Questo è un danno che si fa ai cittadini incolpevoli, così si indebolisce la democrazia". "In Sicilia - ha proseguito - , e anche qui nel Trapanese,  siete vittime dell'idea della mafia che contamina tutto, se uno come Bulgarella riesce deve per forza essere mafioso. Non è così, si deve saper distinguere". Come si ricorderà, nell’ottobre del 2015, Andrea Bulgarella è finito al centro dell'inchiesta della Procura antimafia di Firenze secondo cui avrebbe costruito la sua fortuna proprio grazie all’appoggio della mafia. Un'accusa che viene fermamente respinta anche con il rimando biografico: "Io sono stato in collegio, sono stato educato con altri valori, io, da ragazzo, ammiravo un certo commissario e volevo fare il poliziotto". Nel libro, sui cui contenuti - in verità - durante l'incontro non si scesi in particolari, Bulgarella ha deciso di fare nomi e cognomi di quanti lo hanno costretto a giocare la “partita truccata”. Le carte in suo possesso parlano chiaro, ha sottolineato l'imprenditore non mancando di lasciar intuire ai presenti i pesanti risvolti umani che la "gogna mediatica" a cui è stato sottoposto hanno avuto nel suo vissuto. "Questo - ha detto Giacomo Di Girolamo - è un libro importante per Trapani e i trapanesi perché li invita ad una sana ribellione, innanzitutto, contro questo racconto che di Trapani si fa, come di un luogo irredimibile. Oggi la sfida è quella della normalità, che non significa sminuire i fatti, la loro gravità. Significa evitare lenti deformi, con le quali si alterano le cose, con toni da fine del mondo che servono solo a chi, predicando la fine del mondo a Trapani, ha solo da guadagnarci". "Sono anni che denuncio certe complicità della politica e delle Istituzioni con il sistema che ha consentito ad alcuni gruppi imprenditoriali del Nord di spartirsi le opere pubbliche in Sicilia - ha concluso Andrea Bulgarella - contro la finanza sporca delle grandi banche italiane, contro certo modo di fare informazione e contro il modo in cui i collaboratori di giustizia cambiano le dichiarazioni a loro piacimento ma il mio appello non è stato ascoltato. Tutto questo deve finire, per il bene della nostra terra. Io potrei anche lasciare tutto, fare un'altra vita, dimenticare ma non voglio e non devono farlo neppure coloro che qui vivono e lavorano. Non possiamo lasciare che si prendano tutto. Bisogna reagire".

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