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Cgil e Uil: "Interruzioni di gravidanza impossibili al Sant'Antonio Abate"

16 Giugno 2016 15:34, di Niki Mazzara
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"Dall'11 maggio a Trapani le donne non possono più ricorrere ad aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché l'ultimo medico non obiettore di co...

"Dall'11 maggio a Trapani le donne non possono più ricorrere ad aborti chirurgici e aborti dopo i 90 giorni perché l'ultimo medico non obiettore di coscienza, in servizio al Sant'Antonio Abate, sta andando in pensione". A lanciare l'allarme è il Coordinamento donne della Cgil e della Uil di Trapani che ha chiesto un incontro urgente al direttore generale dell'Asp per aprire un confronto sull'interruzione volontaria della gravidanza, sul potenziamento dei consultori e su come si sta garantendo alle donne l'ecografia morfologica. "L'Azienda sanitaria provinciale - dicono Antonella Granello della Cgil e Antonella Parisi della Uil - è tenuta a garantire alle donne, che ne fanno richiesta, l'interruzione volontaria della gravidanza, stabilito dalla legge 194 del 22 maggio del 1978. Ciò che sta venendo meno a Trapani e provincia - proseguono - è il principio di autodeterminazione delle donne a cui deve essere garantito il diritto all’interruzione della gravidanza libero e gratuito affinché possano scegliere se diventare madri e senza discriminazioni, a seconda delle condizioni personali di ognuna". Secondo le sindacaliste il rischio è, adesso, che aumentino gli aborti clandestini. Per il Coordinamento donne di Cgil e Uil la forte preoccupazione è quella che "nelle strutture pubbliche, a causa della carenza di medici non obiettori di coscienza, non venga garantita l'applicazione della legge, costringendole donne ad andare fuori provincia e mettendo a serio rischio la salute e la vita di coloro che potrebbero ricorrere a pericolose pratiche clandestine effettuate da operatori senza scrupoli che la legge ha, invece, negli anni scoraggiato". In media, a Trapani, si registrano annualmente circa 600 richieste di interrruzione volontaria di gravidanza. Considerato che, da oltre un mese, il servizio non viene più garantito i sindacati si chiedono, pertanto, quale risposte sono state date alle donne che si sono rivolte al servizio pubblico per effettuare l’interruzione volontaria della gravidanza. "Ci batteremo - concludono Granello e Parisi - affinché anche in provincia di Trapani si garantiscano il servizio di interruzione volontaria della gravidanza, un'adeguata assistenza sanitaria e si potenzino i consultori, così come prevede la legge".

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