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Licenziato due volte ingiustamente, azienda condannata al reintegro

19 Gennaio 2018 12:00, di Redazione
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Per due volte era stato ingiustamente licenziato dalla Sicilmarmi Srl di Custonaci ma il Giudice del Lavoro del Tribunale di Trapani gli ha dato ragio...

Per due volte era stato ingiustamente licenziato dalla Sicilmarmi Srl di Custonaci ma il Giudice del Lavoro del Tribunale di Trapani gli ha dato ragione. Protagonista della vicenda è Girolamo Fiorenza che, sostenuto dalla Fillea Cgil e difeso dall’avvocato Salvatore Rizzo, aveva depositato ricorso contro la Sicilmarmi Srl di cui era dipendente dal 1992. Fiorenza, per diversi anni rappresentante sindacale aziendale della Fillea, era stato, in prima battuta, licenziato, in forma orale, nel maggio del 2016, dal rappresentante legale dell’azienda con l’invito, si legge nella sentenza, “a non presentarsi più al lavoro”. Licenziamento che, però, è stato ritenuto dal giudice Dario Porrovecchio “inefficace e, dunque, non idoneo a risolvere il rapporto di lavoro”. La sentenza ha, infatti, stabilito che “l’acclarata mancanza della forma scritta del licenziamento ne comporta la sua inefficacia”. Successivamente, quattro mesi dopo, il licenziamento era avvenuto per iscritto ma privo, secondo il giudice, dei requisiti di legge per l'assenza di giusta causa. Alla base del licenziamento vi sarebbe stato, per l'azienda marmifera, il calo delle commesse, la conseguente diminuzione del ciclo produttivo e la soppressione, mai di fatto avvenuta, della mansione di perforatore svolta dal dipendente. Anche in questo caso il licenziamento sarebbe stato illegittimo anche perché “la società non avrebbe mai dimostrato l’impossibilità di utilizzare il lavoratore in mansioni differenti o inferiori, né tanto meno il rifiuto opposto dal dipendente”. La Sicilmarmi Srl è stata, così, condannata al pagamento in favore di Fiorenza degli stipendi spettanti dal maggio al settembre 2016 e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali. La società è stata, inoltre, condannata a riassumere il dipendente o, in alternativa, a corrispondere un’indennità pari a cinque mensilità. “Questa sentenza – dice il segretario generale della Fillea Cgil Enzo Palmeri – è un’affermazione dei diritti e una grande vittoria che restituisce dignità al lavoro e al lavoratore”.

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