"L'Italia riparte da Trapani", incontro di "Panorama d'Italia" a Palazzo Platamone
Occasioni preziose da cogliere per rilanciare economia e occupazione: se n’è parlato oggi a Palazzo Platamone, sede dell’Università telematica Pegaso,...
Occasioni preziose da cogliere per rilanciare economia e occupazione: se n’è parlato oggi a Palazzo Platamone, sede dell’Università telematica Pegaso, nella tavola rotonda “L’Italia riparte da Trapani”, organizzata nel quadro degli incontri di “Panorama d’Italia”, tour del settimanale della Mondadori giunto a Trapani come ultima tappa del 2016. "Il quadro economico della provincia è positivo - ha detto Giuseppe Pace, presidente della Camera di Commercio - le imprese sono aumentate costantemente nel tempo in controtendenza con il Paese”. Tutto è partito, secondo Pace, dalla Vuitton Cup, la competizione internazionale che si è svolta a Trapani nel 2005: “La città ne ha tratto grande beneficio dal punto di vista infrastrutturale e della visibilità internazionale”. "Sono questi grandi progetti che servono a Trapani - ha ribadito Tommaso Dragotto, fondatore e ceo di "Sicily by Car"- che, dopo il filmato “Terra madre” sulla Sicilia, presentato a Expo 2015, ha lanciato il “Giro di Sicilia” in auto elettrica, un progetto col quale la sua azienda collocherà una rete di colonnine di ricarica per permettere ai turisti di girare tutta l’isola con le Opel Ampere o le Renault Zoe elettriche che la compagnia proporrà in noleggio negli aeroporti isolani. “Abbiamo iniziato a Pantelleria, dove ci hanno stesso il tappeto rosso, proseguiremo con Lampedusa e Taormina, poi Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Noto, Modica, Castelvetrano, Sciacca”, ha spiegato l’imprenditore secondo cui "la Sicilia sarà la prima isola ecosostenibile in Italia”. Dragotto ha ottenuto che la potente Niaf, l’associazione degli italoamericani statunitensi, includesse la Sicilia come “Regione d’onore” tra le altre rappresentate. "Dobbiamo puntare sulla nostra lunga tradizione marinara", ha detto il senatore Antonio D’Alì, secondo il quale va recuperata la centralità mediterranea della Sicilia. Servono, però, anche le infrastrutture: dalla rete ferroviaria all’aeroporto. Lo scalo di Trapani Birgi è passato da 300 mila passeggeri del 2006 ai 2 milioni di oggi. Qualcosa è stato fatto, ma non basta. “Io considero la Sicilia una grande città metropolitana con un patrimonio culturale immenso, potremmo diventare capitale del mediterraneo. Dobbiamo interpretare questa missione senza dimenticare l’importanza fondamentale dell’innovazione tecnologica". Dati, tecnologia digitale globale e analitica per pianificare la produttività anche nei settore più tradizionali è la ricetta indicata da Maria Cristina Farioli, director of industrie & business development Ibm Italia: “Interpretare i dati - ha detto - significa utilizzare al meglio le proprie risorse e aumentare la produttività ”, permettendo alle imprese di connettersi e fare rete. Anche in Sicilia". Dopo il coffee-break, di scena le start-up: non poche in Sicilia, nona regione d’Italia in classifica, ma appena 11 in provincia di Trapani. La giornalista Barbara Carfagna del Tg1 – tra le più esperte in materia a livello non solo nazionale – ha dato la parola a Grazia Licciardello, della start-up Agrobiotech, una società giovanissima (nasce nel 2015) con diverse competenze nel settore della biochimica e delle tecnologie agroalimentari, dall'agricoltura sostenibile alle soluzioni efficaci per le emergenze fitosanitarie come il virus della "tristezza degli agrumi", un male aggressivo che ha causato nel mondo la morte di oltre 100 milioni di piante. Il tema degli investimenti è stato trattato da Nicola Colabella, vicepresidente della Banca "Don Rizzo", che ha confezionato il mutuo "Start-up" per aggiungere al credito diversi strumenti consulenziali in appoggio alla creazione di nuove realtà ". "Èuna battaglia innanzitutto culturale, che si sposta poi sul fare" concorda Luigi Mazza, direttore generale Italia Camp. "Anche i grandi fondi hanno dei prodotti finalizzati a raggiungere gli obiettivi appena citati, magari con rendimenti meno elevati, e un impatto diverso sul territorio. Ma ci sono e non sono pochi". Sullo sfondo di tutto ciò, naturalmente, c'è la tecnologia, che in un'ottica di sviluppo resta determinante. Giuseppe Ravasi, manager di cloud ecosystem development di Ibm Italia, motiva i presenti: "La "nuvola" ormai è centrale, assieme alle soluzioni cognitive, e all'analisi avanzata in ottica predittiva dei cosiddetti big data, a partire da Watson, su cui Big Blue sta investendo molto, a tutti gli altri". Le Istituzioni devono fare la loro parte: lo ha rappresentato bene Andrea Miccio, responsabile dell’area imprenditorialità di Invitalia, sottolineando che “la crescita del settore start-up è stata fenomenale negli ultimi anni e il nostro fondo Smart&Start è nato proprio dall'osservazione di questo stato di cose. Ma non è l'unico. Invitalia gestisce anche un fondo di equity, che è una bella rappresentazione di come lo Stato sia disposto a far crescere le opportunità di chi vuol fare impresa ad alto tasso di innovazione". In chiusura l'intervento di Danilo Iervolino, presidente dell'Università Telematica Pegaso (una "start-up di 10 anni", sottolinea) e autore di un libro di successo sul tema (Just press start(up)) che ha richiamato l'attenzione su ciò che "ancora non va". Nonostante gli sforzi, sia a livello di numeri che di fatturati e di forza lavoro impiegata, le cose in Italia non vanno benissimo. "Questo - sostiene Iervolino - però non è sufficiente a farsi prendere dallo sconforto o addirittura a decidere di abbandonare il campo. Occorre, però, che le istituzioni assecondino questa spinta, con una svolta culturale, facendo sì che la legislazione aiuti l'innovazione, tenendo ben presente che una Uber o una Airbnb, in Italia non sarebbe potuta mai nascere. E lo stesso può dirsi per lo scollamento che c'è oggi tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Al quale, nel nostro piccolo, cerchiamo di mettere riparo".
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