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Gatti abbandonati: il Pae chiede intervento della Procura

06 Maggio 2013 16:41, di Niki Mazzara
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La vicenda dei venticinque gatti, costretti a vivere in condizioni igieniche precarie all’interno di un appartamento di circa 80 metri quadrati a Trap...

La vicenda dei venticinque gatti, costretti a vivere in condizioni igieniche precarie all’interno di un appartamento di circa 80 metri quadrati a Trapani è finita nella mani del Procuratore della Repubblica di Trapani Marcello Viola. A lui infatti, si è rivolto stamane il coordinatore nazionale del Partito Animalista Europeo, Enrico Rizzi, chiedendogli di stimolare l'attività della Polizia Municipale di Trapani con "opportune ed urgenti direttive". Già lo scorso 22 aprile Rizzi aveva chiesto al sindaco di Trapani, all'Asp ed alla Polizia Municipale di procedere al sequestro degli animali, "quali corpo del reato ex artt. 321 nonchè 253 e 354 del codice penale, anche per impedire che il reato possa essere ripetuto" e  aveva invitato gli organi di Polizia giudiziaria a dare immediata comunicazione della eventuale notizia di reato al Pubblico Ministero di turno. "L'intervento è stata eseguito - commenta Rizzi - ma nessuna denuncia è scattata per il maltrattamento e della morte degli animali, alcuni ritrovati all'interno dell'abitazione addirittura in avanzato stato di decomposizione dai veterinari dell'Asp. Lo scorso 24 aprile - continua il coordinatore del Partito Animalista Europeo - alla sorella della proprietaria dell’appartamento - che era ricoverata in ospedale - era stata notificata un'ordinanza del sindaco con la quale si intimava, nel termine di cinque giorni - di provvedere al trasferimento dei gatti ospitati all’interno dell’appartamento in un ambiente adeguato, alla disinfestazione adeguata dell’alloggio e alla pulizia straordinaria di tutti i vani". Secondo Rizzi, che cita una recente sentenza del Tribunale penale di Bassano a proposito delle condizioni di vita da garantire agli animali,  "la Polizia Municipale avrebbe dovuto procedere al sequestro degli animali e non ha provveduto ad assicurare le altre fonti di prova ed a segnare all’Autorità giudiziaria il responsabile dei reati. L’ordinanza sindacale - conclude Rizzi - di fatto comporta l’annullamento del corpo del reato e delle fonti di prova per gli illeciti penali eventualmente commessi, con evidenti gravissime conseguenze. Nel prevedere ciò, quindi, l’atto risulta essere del tutto illegittimo e viziato ab origine, per questo oltre che chiedere al sindaco l'annullamento dell'ordinanza, ho ritenuto opportuno avvisare la Procura della Repubblica".

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