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Processo Altamirano, è "guerra" dei numeri tra periti

18 Gennaio 2017 19:12, di Ornella Fulco
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"La quantità di amitriptilina presente nell'urina di Aminta Altamirano Guerrero non è compatibile con quella di un'assunzione terapeutica e indica la ...

"La quantità di amitriptilina presente nell'urina di Aminta Altamirano Guerrero non è compatibile con quella di un'assunzione terapeutica e indica la possibile assunzione di una dose rilevante, simile a quella trovata in casi di intossicazioni gravi e anche letali. Purtroppo, però, il dato urinario non consente una valutazione certa, essendo inficiato da numerose variabili. Da tale dato isolato non è possibile stabilire la quantità di farmaco assunta nè quanto tempo prima del prelievo possa essere stata assunta". Così si è espresso stamane, nell'udienza davanti alla Corte d'Assise di Trapani il professore Carlo Alessandro Locatelli, il tossicologo incaricato dai giudici di eseguire ulteriori accertamenti sui materiali biologici del piccolo Lorenz Renda e della madre, la 34enne messicana Aminta Altamirano Guerrero, in carcere dal luglio 2014 perché accusata di aver somministrato al figlioletto di cinque anni una dose letale di Laroxyl, farmaco che i medici le avevano prescritto per curare il suo stato depressivo. La donna, dopo la separazione dal compagno Enzo Renda, era rimasta a vivere ad Alcamo con il figlioletto, in un'abitazione di via Amendola, e conduceva, secondo svariate testimonianze, una vita disagevole a causa delle precarie condizioni economiche. Un'udienza, quella di oggi, estremamente tecnica, giocata su numeri, percentuali e dati della letteratura scientifica utili a comprendere quale possa essere stata la quantità di farmaco - e come ne abbia procurato la morte - assunta dal piccolo e quali sostanze vi fossero nel campione di urina di Altamirano Guerrero, unico reperto biologico disponibile dato che il campione di sangue prelevatole al Pronto Soccorso dell'ospedale di Alcamo è andato distrutto. La scienza, però, non è in grado di dare una risposta risolutiva a tutti i quesiti perché se, come ricordato in apertura, per Locatelli la quantità di amitriptilina presente nell'urina prelevata alla donna la stessa mattina in cui il bimbo fu trovato morto è "sovraterapeutica", per il professore Paolo Procaccianti che per primo esaminò, tra gli altri reperti, quel campione, il quantitativo ritrovato è compatibile con l'uso che la donna faceva quotidianamente, su indicazione del suo medico, dell'antidepressivo. All'ipotesi della Procura che vede la madre responsabile del decesso di Lorenz Renda per avergli volontariamente somministrato il farmaco in un quadro, forse, di suicidio-omicidio, si contrappone la tesi della difesa, basata anche sulle dichiarazioni della donna, secondo cui il bambino avrebbe bevuto il contenuto residuo del flacone di Laroxyl che lei aveva lasciato aperto, su un mobile della cucina, la sera prima andare a dormire, essendone in grado per capacità fisiche e intellettive. Parrebbe non esservi dubbio, al di là delle discrepanze nei numeri, invece, sull'effetto letale della percentuale di amitriptilina nel sangue di Lorenz Renda anche se nella relazione del professore Paolo Procaccianti la quantità riscontrata è pressochè doppia rispetto a quella individuata nelle più recenti analisi effettuate dalla biopatologa Francesca Di Gaudio su cui si basano le deduzioni di Locatelli: "La dose ipotizzabile come letale - ha detto il tossicologo - è stimabile in 150-200 milligrammi, cioè 10 milligrammi per chilogrammo di peso, in assenza di cure specifiche e di impiego di antidoti" ma anche questo dato deve fare i conti, in ultima analisi, con le variabili metaboliche e di assorbimento che sono differenti da individuo ad individuo, come mostrano due casi in letteratura citati nella relazione di Locatelli. Rispondendo al quesito dei giudici se 80-100 gocce di Laroxyl potessero essere in grado di uccidere il piccolo, il perito ha affermato che il quantitativo, pari a 160-200 milligrammi di amitriptilina, "coincide con la dose stimabile come tossica e probabilmente anche potenzialmente letale per un bambino non trattato in ospedale del peso e dell'età di Lorenz Renda". Il processo proseguirà il 24 febbraio quando davanti alla Corte riferiranno sui risultati delle perizie loro commissionate altri due periti nominati dai giudici per approfondire alcuni aspetti sempre legati ai campioni biologici prelevati.

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