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Fermo di venti giorni per la nave della Ong Sea Eye 4 a Vibo Valentia - Trapani Oggi

Cronaca

Fermo di venti giorni per la nave della Ong Sea Eye 4 a Vibo Valentia

01 Novembre 2023 10:35, di Laura Spanò
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Non ha rispettato le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica

Ancora un fermo, il terzo e nuova multa per la nave ong Sea Eye 4. Così com'è accaduto alla Mare Jonio a Trapani, la Capitaneria di porto di Vibo Valentia ha ordinato alla nave ong tedesca di fermarsi per venti giorni per “non aver seguito le istruzioni della cosiddetta Guardia costiera libica". La stessa – ha denunciato l’equipaggio a missione in corso – che nei giorni scorsi ha intimato alla nave di allontanarsi da un gommone in difficoltà, poi messo ulteriormente in pericolo con manovre che hanno provocato ondate che hanno rischiato di farlo rovesciare.

In passato navi civili hanno rivelato le ripetute aggressioni e minacce ricevute dalle motovedette libiche. E in tanti hanno raccontato della situazione delicata che si crea quando appaiono sulla scena durante un’operazione di soccorso. Per chi scappa dalla Libia, la prospettiva di essere riportato nel luogo da cui stava fuggendo – un inferno di violenze, torture, abusi, detenzioni illegali – è la peggiore. Alcuni, pur di sottrarsi a quel futuro, si lanciano in acqua. Quello che è successo di fronte all’equipaggio di Sea Eye 4 sabato scorso.

"Il capitano della nave della guardia costiera libica - dice Jan Ribbeck, capo missione di Sea-Eye - ha inseguito e attaccato pericolosamente il gommone mentre il suo equipaggio stava contemporaneamente vicino al parapetto fumando sigarette e filmando con i cellulari. Questo non ha assolutamente nulla a che fare con il salvataggio in mare". A causa del comportamento "sconsiderato e aggressivo della 'cosiddetta' guardia costiera libica, almeno quattro persone hanno perso la vita", dicono dall'organizzazione, che ha documentato tutto con un video.

Quando l’equipaggio di Sea Eye 4 è riuscito a soccorrere i naufraghi, quattro persone erano già morte. Altre due, fra cui una donna incinta, erano in gravissime condizioni. "Se avessimo lasciato l’area – spiega Ribbeck - sarebbero morte ancora più persone". E in mare sarebbe avvenuto l’ennesimo respingimento.

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