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Alcamo | Politica

Il sindaco Surdi tira un primo bilancio dopo un anno di amministrazione

30 Giugno 2017 18:29, di
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Mentre a Erice e Petrosino i sindaci eletta e rieletto si apprestano ad iniziare il proprio lavoro, mentre Castelvetrano ancora si lecca le ferite del...

Mentre a Erice e Petrosino i sindaci eletta e rieletto si apprestano ad iniziare il proprio lavoro, mentre Castelvetrano ancora si lecca le ferite del commissariamento per mafia e Trapani quello per incapacità di darsi un sindaco, ad Alcamo Domenico Surdi, primo sindaco pentastellato della provincia, taglia il traguardo del primo anno di amministrazione. Al sindaco di Alcamo abbiamo posto alcune domande. Un anno di amministrazione ad Alcamo. Che città ha trovato? Abbiamo trovato una città desiderosa di rinascere, molto più attenta a quanto fa l'amministrazione e vogliosa di partecipare al dibattito. Evidentemente la ferita causata da anni di aspri scontri e dalla crisi politica culminata con le dimissioni dell'ex sindaco non si è ancora rimarginata, complici anche le difficoltà che tutte le famiglie incontrano quotidianamente. Ma sono convinto che siamo sulla buona strada. Quanto agli uffici e alla macchina burocratica, a distanza di un anno, posso dire di aver ereditato una struttura completamente abbandonata a sé stessa. In linea generale devo dire che la macchina amministrativa che abbiamo trovato è lenta, poco formata e scarsamente reattiva agli indirizzi dell’amministrazione. Soprattutto negli ultimi anni ed in particolare nell'anno di gestione commissariale si sono perse le redini lasciando tutto nelle mani della dirigenza. Il risultato a mio avviso è stato deleterio, anche a causa di una forte conflittualità tra gli stessi dirigenti e il precedente segretario comunale. Èincredibile che un comune di circa cinquantamila abitanti sia stato lasciato allo sbando, soprattutto da chi doveva assicurare la legittimità degli atti e delle procedure. Abbiamo trovato, intatti, un ente che sconosceva molte delle più importanti novità legislative. Per esempio il protocollo informatico non conforme al codice dell’amministrazione digitale, non esisteva una piattaforma digitale efficace, molti atti non venivano pubblicati sul sito come prevede la legge sulla trasparenza, totale assenza di controlli interni con conseguenti richiami della Corte dei Conti, solo per citare alcune cose. Abbiamo ereditato, inoltre, una città con un enorme problema legato alle risorse idriche, settore in cui per troppo tempo sono mancate regole certe e trasparenti, da un lato e una visione strategica complessiva dall’altro. Noi stiamo lavorando su entrambi i fronti. Abbiamo approvato un regolamento per l’approvvigionamento mediante autobotti, disciplinando per la prima volta tale indispensabile servizio: la città infatti è dotata di una rete idrica fatiscente e talora del tutto assente, come per gran parte del territorio di Alcamo Marina. Sul secondo aspetto, ricordo per esempio il disinteresse per un importante strumento che, in maniera lungimirante, era stato realizzato a fine anni novanta, cioè il telecontrollo dell’acquedotto, abbandonato ormai da circa un decennio e sul quale invece vogliamo tornare ad investire. Quali i principali interventi effettuati dalla sua giunta? In questo primo anno abbiamo lavorato molto sul fronte dell’organizzazione e dei conti del comune. Fra le cose più importanti credo ci sia l’aver programmato alcune assunzioni. Ricordo che da circa venti anni non è stata effettuata alcuna assunzione e senza una seria programmazione del personale le idee, per quanto buone, rischiano di rimanere lettera morta. Va specificato, infatti, che su poco meno di ottocento unità, solo circa centonovanta sono i dipendenti a tempo indeterminato. Questo fattore ha creato un duplice danno, i cui responsabili peraltro sono noti a tutti: da un lato, intere famiglie sono rimaste appese ad una illusione di trovare un lavoro per la vita; dall’altro, l’organizzazione dei servizi soffre, in maniera determinante, il fatto che nessuno di questi lavoratori è a tempo pieno. Bisogna adesso invertire la rotta e dare la possibilità a tutti di poter provare a lavorare presso il nostro comune tramite concorsi pubblici. Quanto al bilancio ci siamo messi subito al lavoro per approvarlo in tempi “normali” e ci siamo riusciti. Ma non sono ancora soddisfatto. Intanto perché le nuove norme contabili impongono una velocità e un coordinamento da parte della ragioneria che ancora non vedo. Poi, perché abbiamo trovato un comune che spendeva molto di più di quanto poteva permettersi, senza alcun controllo serio sulla spesa e che si è sempre disinteressato di riscuotere i propri crediti, a danno di chi paga regolarmente le tasse. Anche in tal caso abbiamo iniziato un attento lavoro di riqualificazione della spesa. Infine, siamo riusciti ad approvare due piani triennali e quindi a ritornare ad investire dopo anni di assoluto immobilismo. Ma siamo consapevoli che si può e si deve fare molto di più. Quali i suoi rapporti con il consiglio comunale? Direi che c’è un rapporto di reciproco rispetto. Credo molto al ruolo del consiglio e del consigliere, che nel nostro sistema rappresenta proprio il punto di contatto tra la politica ed il cittadino. Dopo un primo momento di fisiologico assestamento, il Consiglio Comunale tutto ha dimostrato di sapere condividere, all’unanimità, scelte strategiche per la città; mi riferisco a titolo di esempio al Piano Triennale delle opere pubbliche e al Regolamento per l’approvvigionamento idrico mediante autobotti. Il massimo consesso cittadino ha saputo anche affrontare temi delicati e decisivi per lo sviluppo del territorio come la c.d. “monetizzazione dei vincoli a parcheggio” sbloccando problematiche che da anni giacevano nei cassetti degli uffici. Quanto è difficile, per un militante Cinque Stelle, amministrare visto che la maggior parte di voi non ha mai ricoperto ruoli pubblici? La nostra è una “militanza” al servizio della comunità: siamo semplici cittadini che hanno scelto di dedicare un periodo della loro vita a servizio della città per provare a migliorarla. Il fatto che molti di noi non abbiano ricoperto ruoli “politici” per noi rappresenta un punto di forza e non una debolezza. Il popolo alcamese ci ha votati per ripartire da zero proprio perché non abbiamo alcun legame con la classe politica che ci ha governato fino al 20 giugno 2016. In questo anno di amministrazione abbiamo anche noi imparato tanto, con umiltà e dedizione, ma oggi abbiamo acquisito maggiore consapevolezza delle dinamiche amministrative e ci sentiamo ancora più pronti ad accogliere con entusiasmo le sfide che ci si presenteranno. Alcamo ha una solida radice “democristiana” poi sfociata nel Pd di Papania che avete attaccato per la gestione clientelare della politica. In questo anno di amministrazione ha avvertito attorno a sé istanze clientelari? Non abbiamo solo attaccato ma anche proposto un concetto culturalmente opposto di politica e di partecipazione che vede il lavoro e la vita delle persone come strumento di crescita della comunità e non come merce per ottenere consenso. L’esito del voto dimostra, in modo incontestabile, una reale voglia di cambiamento rispetto al passato e anche i cittadini hanno cambiato approccio nei confronti della politica non più vista come strumento per ottenere favori ma come interlocutori da cui pretendere i propri diritti. Questo chiaramente ci rende più esposti alle critiche, talvolta anche aspre, ma è anche la conseguenza di una maggiore democrazia nei rapporti tra eletti ed elettori. Alcamo è stata cinque anni fa alle elezioni regionali la prima città pentastellata della provincia, primato che ha ripetuto alle amministrative. Perché poi in provincia non ci sono state altre affermazioni del MoVimento? Alcamo ha avuto, a partire dal 2012, una notevole affermazione del Movimento 5 Stelle. Le elezioni amministrative, però, sono peculiari e dipendono dalle condizioni e dalle caratteristiche di ciascun territorio. Alcamo era pronta da tempo a voltare pagina, e lo dimostra il fatto che al ballottaggio sono arrivate due forze politiche che si erano poste in fortissima discontinuità rispetto al passato. Evidentemente nella nostra provincia occorre ancor di più lavorare, creando occasioni di incontro e di partecipazione dei cittadini, che poi è la vera missione del Movimento 5 Stelle. Quali i prossimi, immediati, provvedimenti che come sindaco si appresta ad adottare? Questo primo anno di amministrazione è stato dedicato molto alla riorganizzazione interna ed a una intensa attività di regolamentazione. Adesso bisogna incominciare a gettare le basi per la progettazione, soprattutto in vista dei bandi regionali ed europei. Molto lavoro è stato già fatto, ora occorre realizzare ciò che si è programmato ed è proprio a questo fine che l’amministrazione pretende dagli uffici il massimo sforzo per evitare che il lavoro fatto dalla Giunta e dal Consiglio venga vanificato. In questi giorni stiamo portando avanti il piano assunzionale per dare maggiore impulso all’azione amministrativa. La città chiede risultati concreti e noi non ci stiamo risparmiando, ma pretendiamo dalla burocrazia comunale, a partire dai dirigenti, di risvegliarsi dal torpore che da troppi anni ha caratterizzato l’andamento della gestione amministrativa, soprattutto su tematiche sensibili come quella che riguarda il rifornimento idrico della città e, fra le altre, lo sviluppo economico ed urbanistico su cui intendo concentrare gran parte delle energie dei prossimi mesi.

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