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La nave romana di Marausa "passata" ai raggi X

26 Giugno 2018 09:40, di Redazione
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Saranno eseguite oggi alle 11.30, presso il Dipartimento delle Scienze radiologiche dell’Università di Palermo, saranno le indagini scientifiche su al...

Saranno eseguite oggi alle 11.30, presso il Dipartimento delle Scienze radiologiche dell’Università di Palermo, saranno le indagini scientifiche su alcune sezioni lignee del fasciame che compone la nave romana recuperata a 150 metri dalla costa nel mare di Marausa e ora in fase di assemblaggio presso il Museo del Mare di Marsala. Per la prima volta le indagini diagnostiche di immagini (TAC spirale ed Rx digitale) saranno utilizzate sul relitto della nave romana che risale al III secolo d.C. Dopo il primo step positivo delle indagini scientifiche e le applicazioni delle nanotecnologie su di una sezione portante delle assi in fibra di cellulosa che compongono lo scafo, adesso il GruppoArte16, coordinato da Giovanni Taormina e con la supervisione tecnica del professore Franco Fazzio, specialista in conservazione, si avvarrà dell’apporto degli specialisti in scienze della diagnostica di imaging ad alta specializzazione per procedere ad una ricognizione non invasiva su alcuni elementi provenienti da una sezione della nave romana di Marausa e, successivamente, anche sulla nave Punica. Èla prima volta in Italia che vengono applicate le nanotecnologie per la stabilizzazione nel tempo su un relitto archeologico ripescato nei fondali marini, così come sarà la prima volta che su questa nave vengono eseguite delle applicazioni di diagnostica per immagini per acquisire dati e individuare eventuali cunicoli larvali o di possibili cellule dormienti di parassiti o spore che potrebbero riattivarsi e manifestare in seguito la loro presenza che potrebbe compromettere la stabilizzazione dello scafo in futuro. "Il percorso di ricerca che è stato intrapreso - spiega l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa - è un operazione di alto valore scientifico e, pertanto, mi complimento con gli esperti del GruppoArte16 che stanno operando attraverso un percorso progettuale dal valore scientifico assoluto che si arricchisce attraverso l’apporto del Dipartimento di Scienze radiologiche dell’Università degli Studi di Palermo”. Il progetto della innovativa ricerca scientifica che il GruppoArte16 sta portando avanti servirà a fornire dati non solo per gli interventi di restauro e le applicazioni delle nanotecnologie, ma servirà ad acquisire dati fondamentali da inserire in un archivio a disposizione della Soprintendenza del Mare e dei ricercatori. Il progetto è eseguito sotto la supervisione e l’approvazione dell’Assessorato dei Beni Culturali della Regione Siciliana guidato dal Prof. Sebastiano Tusa e del capo del Dipartimento Generale dell’assessorato, Sergio Alessandro, del responsabile unico del progetto di recupero l’architetto Stefano Zangara e dell’architetto della Soprintendenza del Mare Enrico Lercara.

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