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Opere di Ferdinand e Adrian Paci in mostra al Museo "San Rocco"

16 Aprile 2017 15:17, di Niki Mazzara
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Una bi-personale in cui avviene il delicato incontro tra un padre e un figlioe in cui l'arte, come se fosse la loro Itaca, trasfigura il dolore di una...

Una bi-personale in cui avviene il delicato incontro tra un padre e un figlioe in cui l'arte, come se fosse la loro Itaca, trasfigura il dolore di una lunga assenza. L'idea di far esporre insieme Ferdinand e Adrian Paci, padre e figlio, nasce da un incontro avvenuto a Milano nel gennaio del 2013 tra Adrian e don Liborio Palmeri, direttore del Museo San Rocco. In quel dialogo emerse l'importanza della relazione del figlio col padre, anche lui artista, e il bisogno di raccontare la forza generativa dell'arte del padre nell'immaginario artistico del figlio. Scrive in proposito il curatore della mostra, Giovanni De Lazzari: «Abbiamo pensato a questo evento come a una sorta di narrazione, che sottintenda la volontà di rendere possibile un incontro ideale tra due personalità che hanno beneficiato di pochissimo tempo da condividere. Le loro storie si appartengono, tuttavia si può dire che si sfiorino soltanto, dato che Ferdinand muore quando Adrian ha sei anni». Diventa pertanto estremamente interessante il confronto tra questi due artisti, separati dalla morte, ma uniti dall'amore condiviso per l'arte, in quanto esso interpella quel misterioso legame padre-figlio che, nel caso di una perdita precoce, diventa faticosa, ma anche feconda, rielaborazione del lutto. Accanto a questo carattere così intimo e personale, la mostra trapanese di Ferdinand e Adrian Paci, offre lo spunto per una riflessione artistica più ampia. Infatti «Le loro esperienze sono contraddistinte da un'opposizione di contesti, appartengono a due momenti storici dell'Albania completamente diversi l'uno dall'altro e, per questa ragione, possiamo considerare i due artisti figure emblematiche del processo di mutazione socio-politica dell'Albania dalla nascita della Repubblica Popolare ad oggi. Ferdinand Paci opera durante il consolidamento del regime comunista, fra la seconda metà degli anni Cinquanta fino alla sua morte, in un sistema politico che attribuisce grande importanza all'artista ma che pretende di condizionarne le scelte, mirando alla costruzione di una memoria iconografica collettiva che sia nel frattempo memoria del potere. Adrian Paci si afferma negli anni successivi al crollo della dittatura, ed emerge nel contesto artistico internazionale costruendo la sua poetica proprio a partire dal fallimento dell'esperienza politica di Enver Hoxa» (Giovanni De Lazzari). Le opere in mostra vogliono dunque raccontare il contesto dei due artisti attraverso il resoconto di alcuni aspetti significativi che li accomunano e li distinguono. «Di Ferdinand è visibile quella parte del suo lavoro (disegni preliminari e acquerelli) che non corrisponde a una condizione di compiutezza intesa come espressione definita di un'idea e di uno stile. Considerando l'opera come lo scopo di un fenomeno che lascia traccia della sua vitalità in un insieme di segni dinamici e comunicanti (spesso rintracciabili nei semplici schizzi di un taccuino) tutto ciò che concorre a rivelarla testimonia tensioni e fasi dell'intero processo che l'ha generata. Di Adrian sono presenti alcuni video che per la particolare attenzione agli aspetti espressivi dei personaggi si legano coerentemente con l'interesse del padre per il ritratto. L'immagine in movimento, quindi, confronta la sua condizione effimera, dipendente da una durata, col tempo sospeso, continuo, dell'immagine disegnata o dipinta. I soggetti delle opere esposte animano un contesto dove numerose presenze si rapportano in un gioco di corrispondenze tematiche che contribuiscono a intrecciare i percorsi dei due autori; le suggestioni provenienti dalle tradizioni popolari albanesi sono per Ferdinand oggetto di osservazione ispirata e per Adrian motivo di riflessione sull'impossibilità di preservarle dai processi distruttivi coi quali la società dei consumi discrimina le culture che non le corrispondono o ne contraddicono l'ordinamento» (Giovanni De Lazzari). Il vernissage della mostra è fissato per il 22 aprile alle 19. La mostra sarà visitabile fino al 22 settembre, dal mercoledì al sabato, dalle 17 alle 21 con ingresso libero.

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