Trapani Oggi

Firma digitale: sfatiamo alcuni luoghi comuni - Trapani Oggi

Firma digitale: sfatiamo alcuni luoghi comuni

18 Ottobre 2021 14:15, di Eros Santoni
visite 1643

Di seguito proveremo a confutare almeno i più ricorrenti.

  1. La firma digitale è facilmente falsificabile/contraffabile/riproducibile da terzi. È esattamente il contrario: la firma digitale è molto più sicura della firma autografa. Quest’ultima, infatti, può essere facilmente riprodotta da un bravo grafomane con un minimo di talento nella mimesi della calligrafia, e per scorgere l’inganno si rende necessario rivolgersi a un grafologo altrettanto abile. Mentre la firma digitale è sempre protetta da una crittografia praticamente inviolabile, che può essere “aperta” solo dal titolare delle credenziali, ovvero dal “proprietario” della firma.
  2. La firma digitale ha un’utilità relativa e limitata a pochi ambiti. Anche in questo caso, bisogna smentire tale affermazione. Una firma digitale trova un’ampia gamma di usi, sia commerciali che burocratici, può aiutare a snellire lo scambio di informazioni e documenti in un’azienda di grandi dimensioni ed è largamente impiegata nella compravendita di beni e servizi.
  3. È improbabile che una firma digitale italiana venga riconosciuta e accettata all’estero. È assolutamente falso: nella maggior parte dei paesi stranieri, in primis le grandi superpotenze industriali (Stati Uniti, Germania, Cina e Giappone in prima istanza), la firma digitale è largamente in uso da anni anche per lo scambio di documenti su scala internazionale. Quindi c’è spesso una maggiore propensione da parte dell’interlocutore straniero nell’accettarla. In alcuni casi – si pensi al boom economico cinese e sudcoreano nel corso del biennio di pandemia – essa è stata persino un fattore nella ripresa di tali paesi nel corso della pandemia, mentre molti altri hanno annaspato per mesi.
  4. L’utilizzo della firma digitale è complicato e macchinoso. Affermazione sostenuta da chi, evidentemente, non ha mai fatto uso di tale strumento. Il quale, al contrario, è assolutamente intuitivo e in gran parte automatizzato. In sostanza, si tratta solamente di accedere al proprio profilo privato tramite delle credenziali cifrate simili a qualunque sistema di log in/log out in uso nella rete; dopodiché è sufficiente seguire una procedura guidata praticamente a prova di errori (i quali, comunque, sarebbero facilmente emendabili).
  5. Si tratta di uno strumento costoso. È invece quanto di più economico si possa trovare attualmente sul mercato, digitale e non solo. Soprattutto se teniamo conto anche del considerevole risparmio di tempo che il suo utilizzo sistematico comporta, in particolare in uffici suddivisi in una molteplicità di dipartimenti.

Perché gli italiani tendono fidarsi mediamente poco di un mezzo come la firma digitale? Le ricerche di campo effettuate ci dicono che, malgrado ormai le utenze attive abbiano superato i 30 milioni, l’utilizzo sistematico di questo strumento incontra ancora molte resistenze da parte di un numero non trascurabile di utenti. Le ragioni possono essere molteplici, e la pandemia – con la conseguente necessità, per milioni di italiani, di lavorare per mesi da remoto – ne ha solo in parte mitigato gli effetti. Di fatto, per una parte consistente degli italiani utilizzare un tool come la firma elettronica per firmare documento pdf in maniera digitale per velocizzare e snellire determinate procedure (siano esse di carattere burocratico o commerciale), rappresenta tuttora, se non un tabù, qualcosa a cui guardare con sospetto.

Probabilmente, tutte queste ragioni possono essere racchiuse in una generica “tara culturaleâ€: in fondo, l’Italia è la patria dei notai, e sin dal Rinascimento il documento scritto, firmato e autenticato ha un valore quasi sacrale, difficile da scalfire. Che questa sacralità si traduca poi in una serie di luoghi comuni, apparentabili per consistenza a una versione 2.0 delle vecchie credenze popolari, è quasi un’inevitabile conseguenza di ciò. Ma proprio perché di luoghi comuni, e niente altro, si parla, qui di seguito proveremo a confutare almeno i più ricorrenti.

La firma digitale è facilmente falsificabile/contraffabile/riproducibile da terzi. È esattamente il contrario: la firma digitale è molto più sicura della firma autografa. Quest’ultima, infatti, può essere facilmente riprodotta da un bravo grafomane con un minimo di talento nella mimesi della calligrafia, e per scorgere l’inganno si rende necessario rivolgersi a un grafologo altrettanto abile. Mentre la firma digitale è sempre protetta da una crittografia praticamente inviolabile, che può essere “aperta†solo dal titolare delle credenziali, ovvero dal “proprietario†della firma.

La firma digitale ha un’utilità relativa e limitata a pochi ambiti. Anche in questo caso, bisogna smentire tale affermazione. Una firma digitale trova un’ampia gamma di usi, sia commerciali che burocratici, può aiutare a snellire lo scambio di informazioni e documenti in un’azienda di grandi dimensioni ed è largamente impiegata nella compravendita di beni e servizi.

È improbabile che una firma digitale italiana venga riconosciuta e accettata all’estero. È assolutamente falso: nella maggior parte dei paesi stranieri, in primis le grandi superpotenze industriali (Stati Uniti, Germania, Cina e Giappone in prima istanza), la firma digitale è largamente in uso da anni anche per lo scambio di documenti su scala internazionale. Quindi c’è spesso una maggiore propensione da parte dell’interlocutore straniero nell’accettarla. In alcuni casi – si pensi al boom economico cinese e sudcoreano nel corso del biennio di pandemia – essa è stata persino un fattore nella ripresa di tali paesi nel corso della pandemia, mentre molti altri hanno annaspato per mesi.

L’utilizzo della firma digitale è complicato e macchinoso. Affermazione sostenuta da chi, evidentemente, non ha mai fatto uso di tale strumento. Il quale, al contrario, è assolutamente intuitivo e in gran parte automatizzato. In sostanza, si tratta solamente di accedere al proprio profilo privato tramite delle credenziali cifrate simili a qualunque sistema di log in/log out in uso nella rete; dopodiché è sufficiente seguire una procedura guidata praticamente a prova di errori (i quali, comunque, sarebbero facilmente emendabili).

Si tratta di uno strumento costoso. È invece quanto di più economico si possa trovare attualmente sul mercato, digitale e non solo. Soprattutto se teniamo conto anche del considerevole risparmio di tempo che il suo utilizzo sistematico comporta, in particolare in uffici suddivisi in una molteplicità di dipartimenti.

© Riproduzione riservata

Ti potrebbero interessare
Altre Notizie