Paceco, volevano rientrare in possesso di un bene, due arresti per estorsione
L'operazione trae origine dall'operazione antimafia "scrigno"
Due pregiudicati di Paceco sono stati arrestati dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani in esecuzione di un provvedimento cautelare in carcere, emesso dal Gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. I due sono indagati per concorso in estorsione e turbata libertĂ degli incanti, reati aggravati dal metodo e dalle modalitĂ mafiose.
Secondo le indagini i due pregiudicati, Carmelo Salerno, già detenuto, e Antonino Santoro, per rientrare in possesso di un immobile (già di proprietà di un prossimo congiunto di uno dei due) avrebbero, con minaccia implicita rivolta ad altro acquirente, consistita nel far leva sulla già dimostrata appartenenza all’associazione mafiosa di uno dei due, costretto il malcapitato a non partecipare alla vendita, procurando così un ingiusto profitto a favore di uno dei complici (rientrato in possesso dell’immobile).
La vittima ha deciso di denunciare l’accaduto presso la locale stazione carabinieri, manifestando piena fiducia nell’azione della Magistratura e delle forze dell’prdine - ed ha così consentito agli investigatori dell’Arma, che già monitoravano i due, di suffragare il già grave quadro indiziario raccolto nei confronti degli indagati che, in più conversazioni, avevano già commentato i loro presunti propositi delittuosi.
L’indagine, coordinata dalla DDA di Palermo, costituisce l’esito di un’articolata attività investigativa condotta dai carabinieri sulla famiglia mafiosa di Paceco, organicamente inserita nel mandamento mafioso di Trapani. Tale attività investigativa trae origine dall’indagine antimafia “Scrigno”, con cui i carabinieri avevano già inflitto un duro colpo a detta articolazione mandamentale con l’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 25 persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, danneggiamento e altro.
L’operazione di oggi rappresenta un’ulteriore forte e concreta risposta delle Istituzioni alla costante operatività criminale e alla capacità di controllo e condizionamento del territorio operato ancora oggi, in modo pervasivo, da cosa nostra, nonostante la perseverante e incessante azione di contrasto condotta negli ultimi decenni dallo Stato, come dimostra la recente operazione “Hesperia”, sempre coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che ha permesso l’esecuzione di provvedimenti nei confronti di circa 70 soggetti, tra cui presunti fiduciari del latitante Matteo Messina Denaro.
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