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Trapani a testa alta contro la mafia

11 Gennaio 2014 10:05, di Ornella Fulco
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"Avvertiamo le pressioni, ma andiamo avanti". Lo ha detto il Procuratore Marcello Viola in apertura della manifestazione di solidarietà ai magistrati ...

"Avvertiamo le pressioni, ma andiamo avanti". Lo ha detto il Procuratore Marcello Viola in apertura della manifestazione di solidarietà ai magistrati trapanesi organizzata ieri da associazioni e movimenti del Trapanese. "Il clima che si respira in Procura - ha proseguito Viola - è quello di un ufficio che lavora a pieno regime, in serenità, e, spero di poter dire, con efficacia". Il Procuratore ha anche anticipato di essere stato convocato, per il prossimo 20 gennaio a Roma, dalla Commissione parlamentare antimafia. "Questo è un momento decisivo - ha sottolineato Viola nel suo intervento - per la lotta alla criminalità organizzata perché si deve incidere su certi versanti della borghesia, dell'imprenditoria e delle istituzioni. La mafia - ha concluso - non è certamente sconfitta, ma va contrastata ogni giorno". Per il capo della Procura trapanese la scelta dei cittadini di scendere in piazza al fianco dei magistrati rappresenta "un segnale positivo e importante. I magistrati - ha proseguito - non devono andare in cerca del consenso ma amministrare la giustizia. Queste iniziative, comunque, oltre a fornire un conforto morale dimostrano che il lavoro che si sta facendo ha risvolti positivi".  A chi gli ha chiesto se i magistrati di Trapani si sentano protetti quanto è necessario, Viola ha risposto: "Lo sforzo dello Stato in questa vicenda è stato elevatissimo. Il procuratore generale di Palermo ha dimostrato estrema attenzione, la stessa che viene manifestata anche a livello nazionale dalle commissioni antimafia nazionale ed europea" E dopo quello del Procuratore, sono stati molti altri gli interventi e le testimonianze da parte cittadini e rappresentanti delle istituzioni. Tra questi il messaggio inviato dall'ex Prefetto di Trapani Fulvio Sodano. "Oggi da questo piccolo fazzoletto di terra premiata dalla natura ma più tristemente nota per la sua atavica condizione di subordinazione alla mafia ed alla criminalità organizzata - ha scritto - ci giunge chiaro, forte e positivo l'invito a coltivare la speranza contro ogni rassegnazione e a prendere parte a una ambiziosa iniziativa portata avanti da un numero sempre più crescente di associazioni e di uomini liberi con l'orgoglio, ormai noto, che si spera possa allargarsi come una forma di epidemia positiva, al resto del territorio italiano. E' un invito rivolto specie a chi riveste ruoli di responsabilità civile". Un vivace botta e risposta è nato, invece, dall'intervento del senatore Maurizio Santangelo, neo-portavoce del M5S al Senato, che ha chiamato in causa il sindaco di Trapani, Vito Damiano. "Il sindaco - ha detto l'esponente del M5S - ha invitato a non parlare di mafia nelle scuole per non darle importanza". Immediata la replica del primo cittadino: "Non tollero illazioni", ha detto, ribadendo che la sua frase è stata strumentalizzata. "Intendevo dire - ha chiarito - che dobbiamo parlare di mafia ma a chi sa comprendere di cosa si tratta, altrimenti avremo solo marionette che dicono ciò che gli mettiamo in bocca". Santangelo ha risposto Damiano ad impegnarsi "perchè in tutte le scuole di Trapani si dica un no secco alla mafia". Hanno preso la parola anche l'onorevole Sonia Alfano, presidente della Commissione antimafia europea. "A Trapani - ha detto - sono stati emessi importanti provvedimenti di confisca di beni a mafiosi e ci sono le eccellenze che lavorano per garantire la giustizia. Ai magistrati Marcello Viola, Piero Grillo, Andrea Tarondo ed ai loro colleghi grande solidarietà". L'onorevole Alfano ha assicurato che, in occasione della sua audizione dinanzi la Commissione parlamentare antimafia, prevista per le prossime settimane, chiederà "attenzione sui temi della sicurezza e delle questioni sociali del trapanese". Attenzione al "caso Trapani" è stata assicurata anche dal vice presidente della Commissione antimafia nazionale, Claudio Fava, che ha ribadito la necessità di fare luce sulle tante, troppe linee d'ombra delle vicende trapanesi. "Sono stato a Trapani per la prima volta - ha detto - trent'anni fa ma ho l'impressione che la situazione attuale non sia molto diversa da quella di allora". Il parlamentare, in particolare, ha fatto un collegamento tra i due trasferimenti, distanti oltre 30 anni, di Ninni Cassarà, ucciso poi dalla mafia, e di Giuseppe Linares. “Trasferimenti non voluti dai due interessati – ha sottolineato il parlamentare – ed inspiegabili. In una provincia che da due decenni non riesce a catturare il latitante Matteo Messina Denaro la presenza di Linares e di quanti conoscono il territorio era necessaria”. Lo stesso Fava, poi, ha chiamato in causa il senatore Antonio D’Alì circa la sentenza che lo ha assolto dai reati a lui imputati. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza ma ci rimane il dubbio sulla prescrizione e su ciò che è accaduto fino al 1994?. Fava ha anche annunciato una nuova visita della commissione parlamentare antimafia nel mese di febbraio. Immediata la replica del difensore di D'Alì, l'avvocato Gino Bosco. "I processi, per fortuna - ha commentato - non si fanno in piazza ma nelle aule dei Tribunali. E noi replichiamo solo in quella sede". Bosco ha risposto anche a chi criticava l'assenza del parlamentare trapanese: "Mi assumo la responsabilità dell'assenza del senatore D'Alì in questa manifestazione. Lui avrebbe voluto esserci per confrontarsi con i cittadini ma io, dopo alcuni spiacevoli fatti accaduti di recente, gli ho consigliato di non presentarsi". Il riferimento è all'episodio, accaduto durante la protesta di piazza contro l'istituzione della Tares, in cui alcuni cittadini avevano accerchiato l'auto su cui si trovava D'Alì sferrando anche qualche calcio. Altro momento "caldo" della manifestazione è stato quando la giornalista de "Il Fatto quotidiano" Sandra Amurri ha sottolineato, rispondendo a chi faceva notare la presenza, tutto sommato, contenuta di cittadini, che "molti trapanesi non sono presenti per timore, perchè si trovano stritolati tra la mafia e la mala politica che li ricattano". Amurri ha sottolineato la necessità di fare, ciascuno nel proprio ambito, il proprio dovere: "Quando questo diventerà la normalità allora saremo riusciti a cambiare davvero le cose". Hanno voluto testimoniare la propria adesione all'iniziativa anche due imprenditori che hanno detto "no" alla mafia: Elena Ferraro e Nicola Clemenza hanno ribadito che questo è possibile e che non bisogna avere paura di fare il proprio dovere. Si è parlato anche di donne di mafia e donne contro la mafia con l'intervento della responsabile della sezione trapanese dell'UDI (Unione donne italiane), Valentina Colli: "Ci sono donne - ha detto - che hanno cresciuto i mafiosi che conosciamo ma ci sono anche tante altre donne - penso a Felicia Impastato, a Rita Atria, a Francesca Morvillo, a Manuela Loi che, in diversi modi, hanno saputo dire no alla mafia". "Io non ho contato nessuno - ha detto in conclusione Rino Giacalone - nè il numero di associazioni nè i cittadini. Gli amministratori di questa città dovrebbero tenere conto di quello che è accaduto stasera. Questa è un'iniziativa che nasce dalla gente, dai cittadini. Hanno aderito in tanti, anche alcuni partiti politici. Io non mi scandalizzo per questo: il problema non sono i partiti ma la presenza di certi uomini nei partiti". "Se vogliamo affrontare le nuove mafie - ha proseguito il giornalista - dobbiamo fare memoria e impegno. Quello di stasera è un "grande evento" avvenuto senza fondi pubblici, senza appalti, senza tavole imbandite. Stasera è solo il primo passo, questa rete deve continuare a lavorare per cambiare davvero la nostra città". "I responsabili della Trapani insanguinata sono ancora in giro. Hanno arrestato i mafiosi, hanno arrestato i sicari ma i veri mandanti, i burattinai sono ancora in giro. Aprire il caso Trapani deve servire a questo, a eliminare dalle istituzioni questi soggetti. In questa città non vogliamo più primi cittadini che dicono che la mafia non esiste, non vogliamo più primi cittadini che dicono che l'antimafia è peggio della mafia, non vogliamo più primi cittadini che, in un momento come questo, quasi si dimenticano di pronunciare la parola mafia". "Diamoci un appuntamento - ha concluso Giacalone - per continuare questo percorso, lo dico soprattutto ai tanti giovani presenti, che si facciano avanti per prendere parte attiva in questa rete".

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