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A Favignana con Tusa alla "Battaglia della Egadi". - Trapani Oggi

A Favignana con Tusa alla "Battaglia della Egadi".

14 Aprile 2011 09:07, di Niki Mazzara
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Favignana, 14 aprile 2011- Domenica prossima il professor Sebastiano Tusa, soprintendente ai beni culturali, accompagnerŕ quanti fossero interessati i...

Favignana, 14 aprile 2011- Domenica prossima il professor Sebastiano Tusa, soprintendente ai beni culturali, accompagnerà quanti fossero interessati in una visita guidata all'ex stabilimiento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica. Sarà anche l'occasione per evidenziare la valenza storico archeologica delle isole ricordando “La battaglia navale delle Egadi, 10 marzo 241 a.C.” Il 10 marzo del 241 a.C. la flotta cartaginese e  quella romana si affrontarono in una grande battaglia navale nelle acque delle Isole Egadi. Lo scontro, che vide una schiacciante vittoria romana fu decisivo. i cartaginesi videro rapidamente affondare cinquanta navi e altre settanta furono catturate complete di equipaggio. Pochi giorni dopo i Cartaginesi inviarono ambasciatori a Roma a chiedere la tregua, decretando di fatto la fine della prima guerra punica. Roma e Cartagine: la battaglia delle Egadi dai libri di storia alle ricerche sui fondali E’ l’alba del 10 marzo 241 a.C. un forte libeccio agita le onde del mare che fronteggia la punta più occidentale della Sicilia incuneandosi tra le tre grandi isole Egadi. Un epocale cambiamento politico dell’isola aleggia nell’aria. Tra poco e per sempre (tranne l’intermezzo islamico altomedievale) la Sicilia diverrà terra “occidentale” dove campeggia già austera la fisionomia di Roma. La battaglia delle Egadi è uno di quegli eventi che, da Polibio in poi, hanno alimentato il dibattito sulle guerre puniche, sulle loro cause e sulla svolta geopolitica che ne conseguì, ed hanno acceso l’immaginazione della gente soprattutto sulla spettacolarità delle vicende belliche.  I Cartaginesi di Amilcare erano assediati sulle balze nord-orientali del monte Erice che sovrasta la città di Trapani (l’antica Drepanum). I Romani ne tenevano saldamente le pendici occidentali e la vetta lasciando in mano nemica soltanto un corridoio che dava accesso al mare nei pressi dell’odierna baia di Bonagia. La situazione si aggrava con l’arrivo della flotta romana che occupa le acque antistanti Drepanum e le rade di Lilibeo. L’intera costa occidentale dell’isola resta quindi tagliata fuori da ogni collegamento con Cartagine; Lilibeo, fondamentale snodo marittimo e terrestre della Sicilia punica, rimane senza sbocchi a causa del blocco romano. I Cartaginesi tentano di tutto pur di soccorrere Amilcare chiuso sul monte. A tal proposito approntano una forza navale al comando dell’ammiraglio Annone che, partita da Cartagine, raggiunge Marettimo (Hiera) dove attese vento e mare favorevoli per l’ultimo balzo verso la Sicilia per soccorrere i propri connazionali.  Lutazio Catulo intuisce la rotta delle navi puniche che, da Hierà, evitando naturalmente la costa pattugliata tra Drepana e Lilibeo, avrebbero puntato su Erice, ampliando il raggio di navigazione verso l’accesso nord-orientale dell’attuale Torre di Bonagia: occorreva tagliarne la rotta, volgendo a favore dei Romani quel forte libeccio che, pur propizio alle vele nemiche, non le avrebbe comunque alleggerite del pesante carico di vettovaglie in caso di un attacco a sorpresa. Lo scontro avvenne a Nord di Levanzo laddove le ricerche archeologiche effettuate in collaborazione con la RPM Nautical Foundation hanno messo in evidenza le prove che ormai fugano ogni dubbio sulla reale cinetica della battaglia.  Lutazio Catulo si nascose dietro l’alta mole di Capo Grosso di Levanzo e, quando vide sopraggiungere il nemico a vele spiegate diede ordine di tagliare le cime d’ormeggio e salpare in fretta in modo da colpire le navi nemiche al traverso. Ci volle poco a scatenare la confusione e lo sgomento tra i marinai cartaginesi. In preda al panico parte della flotta rientrò verso Cartagine, parte fu distrutta o catturata da Lutazio Catulo. Laddove c’era il luogo di ancoraggio della flotta romana numerosi ceppi d’ancora vennero recuperati nei decenni scorsi. Laddove ci fu lo scontro, nel mare a Nord-ovest di Levanzo, un rostro bronzeo è stato trovato in seguito alle sistematiche ricerche corroborate dalla più sofisticata tecnologia elettroacustica ed elettronica utilizzata da una sapiente ed intelligente equipe di archeologi e tecnici italo-statunitensi. Un altro rostro è venuto fuori in seguito alle indagini congiunte tra Soprintendenza e Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. Pur non conoscendone esattamente il contesto tutti gli indizi raccolti ci riportano al medesimo spazio di mare. Un’altra pagina di storia è stata svelata attraverso la sistematica collaborazione tra storici, archeologi con l’ausilio ormai indispensabile della tecnologia elettronica ed oceanografica.

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