Anche la Sicilia coinvolta nell'indagine della Finanza su ambulanze e gare truccate
Sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro
C'è anche Messina tra le città coinvolte nell'operazione della Guardia di Finanza di Pescara che ha eseguito il sequestro di un intero compendio aziendale nelle province di Roma, Milano, Messina e Perugia. L’inchiesta ha portato ad apporre i sigilli sui beni per un totale di oltre 10 milioni di euro. Si tratta di automezzi, terreni e fabbricati di una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari. Congelate anche le disponibilità finanziarie degli indagati per circa 200.000 euro.
L'attività è stata seguita dai finanzieri del Comando provinciale di Pescara con l’ausilio degli altri Reparti del Corpo competenti per territorio.
Il provvedimento di sequestro, emesso dal GIP del Tribunale di Pescara su richiesta della locale Procura della Repubblica, giunge alla fine di un’indagine che le Fiamme Gialle avevano avviato sulla scorta di analoga attività condotta da un altro Reparto della GDF; un’attività che aveva riguardato diverse gare di appalto indette per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza.
Le citate gare erano state vinte dalla cooperativa finita sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, ed avevano riguardato servizi da rendere su larga parte del territorio del nazionale (Pescara, Pavia, Milano, Roma, Perugia e Ancona) salvo scoprire successivamente come le stesse gare fossero state turbate, e per tale motivo erano dunque state contestate frodi nell’esecuzione del servizio pubblico.
Come dimostrato dalle indagini della GDF la cooperativa in questione – attiva con 11 unità locali – agiva utilizzando prestanome con lo scopo di mascherare la sua reale gestione e direzione aziendale, a cui capo figura infatti uno degli indagati già condannato in via definitiva per un reato “specifico”, quello di turbata libertà degli incanti.
Sulla base delle risultanze probatorie prodotte dai finanzieri, gli amministratori della stessa cooperativa sono accusati di essersi aggiudicati gli appalti proponendo prezzi oltremodo contenuti (praticamente al limite della anti-economicità ) assicurando solo formalmente la messa a disposizione d’una consistente flotta di automezzi. La ragione di prezzi così stracciati, che avrebbero consentito margini di guadagno davvero esigui, era possibile dal pesante sfruttamento dei lavoratori costretti a turni massacranti, senza ferie né contributi e straordinari, retribuiti sotto i minimi previsti dai contratti collettivi di lavoro, ma anche dal mancato rispetto delle condizioni di contratto stipulato con la stazione appaltante.
La Procura ha nominato un amministratore giudiziario affinché assicuri la prosecuzione delle attività nel rispetto delle norme. Va sottolineato come per tutti gli indagati viga il principio della presunzione d’innocenza, che rimarrà imprescritto sino ad eventuale pronunciamento d’una sentenza irrevocabile di condanna.
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