Coronavirus. Le comunicazioni del Premier Conte alla Nazione
I trenta giorni che cambiarono l'Italia e gli italiani
"Non è la prima volta che il nostro Paese si trova ad affrontare emergenze nazionali.
Ma siamo un Paese forte, un Paese che non si arrende: è nel nostro DNA.
Stiamo affrontando la sfida del Coronavirus. Una sfida che non ha colore politico, che deve chiamare a raccolta l’intera Nazione. È una sfida che va vinta con l’impegno di tutti: cittadini e Istituzioni, scienziati, medici, operatori sanitari, protezione civile, forze dell’ordine. L’Italia, tutta, è chiamata a fare la propria parte.
Da gennaio - quando avevamo appena due casi - abbiamo subito messo in atto misure che sono apparse drastiche, ma che in realtà erano semplicemente adeguate e proporzionate a tutelare la salute dei cittadini, a contenere la diffusione del contagio.
Abbiamo sempre agito sulla base delle valutazioni del comitato tecnico-scientifico, scegliendo sempre la linea della trasparenza, la linea della verità , decisi a non alimentare diffidenze e complottismi. La verità è l’antidoto più forte, la trasparenza il primo vaccino di cui dotarci.
Una volta adottate le prime misure di contenimento, soprattutto con riguardo alla c.d. “zona rossaâ€, ho ritenuto doveroso spiegare a tutti i cittadini – anche al pubblico che di solito non segue quotidianamente l’informazione politica - cosa stava accadendo.
Siamo sulla stessa barca. Chi è al timone ha il dovere di mantenere la rotta, di indicarla all’equipaggio.
Oggi torno a parlarVi per informarVi che sono in arrivo nuove misure. Dobbiamo fare uno sforzo in più. Dobbiamo farlo insieme.
E partiamo dal dato positivo: in Italia possiamo confermare che la grandissima parte delle persone contagiate guariscono senza conseguenze.
Perché allora tanta preoccupazione, vi chiederete? Perché una certa percentuale di persone contagiate necessita di un’assistenza continuata in terapia intensiva.
Questo significa che finché i numeri sono bassi, il sistema sanitario nazionale può assistere efficacemente i contagiati.
Ma in caso di crescita esponenziale, è evidente che non solo l’Italia ma nessun Paese al mondo potrebbe affrontare una simile situazione d’emergenza in termini di strutture, posti letto e risorse umane richieste.
Per questa ragione il Ministro della Salute Speranza ha dato immediato mandato nei giorni scorsi di aumentare del 50% la disponibilità nazionale delle unità di terapia intensiva e del 100% delle unità di terapia sub-intensiva.
Ma dobbiamo essere consapevoli che, nonostante gli sforzi, non è possibile potenziare le strutture sanitarie in breve tempo per cui il nostro primo obiettivo deve essere il contenimento del contagio.
Dobbiamo continuare a lavorare insieme, verso un comune obiettivo. Non dobbiamo stravolgere le nostre vite, le nostre abitudini di vita, dobbiamo assumere un comportamento responsabile.
â–ª Dobbiamo lavare le mani spesso.
â–ª Starnutiamo e tossiamo in un fazzoletto o nella piega del gomito.
â–ª Manteniamo 1 metro di distanza nei contatti sociali.
â–ª Evitiamo abbracci e strette di mano, evitiamo luoghi affollati.
Da domani (oggi per chi legge, ndr) al 15 marzo saranno sospese le attività didattiche nelle scuole e nelle università , salvo quelle a distanza.
E non si svolgeranno manifestazioni sportive con la presenza del pubblico, in modo da prevenire ulteriori occasioni di contagio.
Già prima dell’emergenza coronavirus avevo affermato che l’economia italiana ha bisogno di una “terapia d’urtoâ€. È una situazione straordinaria che necessita di misure straordinarie: chiederemo all’Unione europea tutta la flessibilità di bilancio di cui ci sarà bisogno per sostenere le nostre famiglie, le nostre le imprese. L’Europa dovrà venirci dietro e sostenere questo nostro sforzo.
Appronteremo un piano straordinario di opere pubbliche, opere private, grandi, medie e piccole. Dobbiamo immettere nuova finanza nell’economia e realizzare le infrastrutture che servono. E per alcuni investimenti, valuteremo la possibilità di applicare il modello del Ponte Morandi. Ricordate Genova? Ecco questo modello ci insegna che quando il nostro Paese viene colpito, sa rialzarsi, sa fare squadra, sa tornare più forte di prima. Lo applicheremo ovunque sia possibile. Il “modello Genova†deve diventare il “modello Italiaâ€.
E usciremo insieme da questa situazione, da questa emergenza. Sapremo superare questa difficoltà , riaffermarci in tutto il nostro valore. Quando questa emergenza sarà terminata, volgeremo lo sguardo indietro e sono convinto che saremo orgogliosi di come un intero Paese ha affrontato con coraggio, con determinazione questa emergenza, deciso a rialzare la testa.
Donne e uomini che si sono dimostrati disponibili a rinunciare a qualcosa, pur di mostrare un gesto di responsabilità verso i più fragili. Grazie a tutti".
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