"Informazione sobria e corretta", il vescovo Fragnelli incontra i giornalisti
"Parole e sobrietà: la fatica di essere giornalisti oggi", questo il tema scelto dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, in occasione dell'inc...
"Parole e sobrietà : la fatica di essere giornalisti oggi", questo il tema scelto dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, in occasione dell'incontro con i giornalisti, una tradizione che si è rinnovata anche quest'anno per la festa di San Francesco di Sales, patrono della categoria. "Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità . La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore". Le parole di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sono state prese in prestito da Fragnelli per ribadire e sottolineare l'importanza e il ruolo della comunicazione e del lavoro svolto dai giornalisti la cui "fatica", oggi più che mai, è necessaria per decodificare una realtà sempre più complessa. In questo senso anche le parole del segretario provinciale di Assostampa, Giovanni Ingoglia, che ha detto: "Il nostro lavoro deve servire non a risvegliare le coscienze ma a dare ai nostri lettori la coscienza del tipo di società in cui viviamo". In una fase storica in cui i tradizionali mezzi di informazione sembrano essere in crisi di fronte al dilagare della comunicazione in tempo reale sui social networks - dove non c’è informazione che non sia condivisione e la notizia "passa" se è condivisa tra persone - il giornalisti devono interrogarsi su cosa sia diventato il loro mestiere e in cosa si caratterizzi "fare informazione" oggi. "Sul web - ha sottolineato il vescovo Fragnelli - vige la tirannia della velocità e le notizie si consumano, spesso, senza il tempo necessario per approfondire, per verificare". "Ecco perchè - ha commentato Ingoglia riferendosi soprattutto alla carta stampata - è necessario che i giornali si muovano, cosa non facile ma necessaria, nella direzione dell'approfondimento, della ricerca delle cause di ciò che accade". Il giornalista, quindi, come colui in grado di investigare, di tradurre e di raccontare le storie, di muoversi con affidabilità e competenza nell’ecosistema delle informazioni. Il giornalismo non solo come professione ma anche come dimensione antropologica. Di fronte a ciò, e anche su questo aspetto si è soffermato il segretario di Assostampa, l'estrema precarietà in cui molti giornalisti sono costretti a lavorare, la "mortificazione" di compensi irrisori, la difficoltà di un lavoro, spesso, senza tutele - soprattutto nelle piccole realtà di provincia - e nel quale, non sempre, è facile distinguere la verità dalla menzogna. E proprio sulla "fatica" di combattere la menzogna si è fermato, in chiusura, il vescovo che ha detto, ricordando le parole di don Luigi Sturzo: “La menzogna, per qualsiasi scopo usata, toglie base a una sana convivenza nella famiglia, nella scuola, negli affari, nelle relazioni umane le più varie. Chiunque sia sorpreso a mentire dimostra di essersi distaccato dalla comunità . Non pensare di essere l’uomo indispensabile; da quel momento farai molti errori; se sono gli altri a dirtelo guardati come da nemici; ti porteranno fuori strada”. Il giornalismo, dunque, come forma di testimonianza capace di interrogare chi scrive e chi legge, chi trasmette e chi riceve, sulla visione delle cose, sui significati, sui valori delle nostre vite.
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