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"Informazione sobria e corretta", il vescovo Fragnelli incontra i giornalisti

24 Gennaio 2014 16:09, di Ornella Fulco
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"Parole e sobrietà: la fatica di essere giornalisti oggi", questo il tema scelto dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, in occasione dell'inc...

"Parole e sobrietà: la fatica di essere giornalisti oggi", questo il tema scelto dal vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli, in occasione dell'incontro con i giornalisti, una tradizione che si è rinnovata anche quest'anno per la festa di San Francesco di Sales, patrono della categoria. "Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore". Le parole di Papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sono state prese in prestito da Fragnelli per ribadire e sottolineare l'importanza e il ruolo della comunicazione e del lavoro svolto dai giornalisti la cui "fatica", oggi più che mai, è necessaria per decodificare una realtà sempre più complessa. In questo senso anche le parole del segretario provinciale di Assostampa, Giovanni Ingoglia, che ha detto: "Il nostro lavoro deve servire non a risvegliare le coscienze ma a dare ai nostri lettori la coscienza del tipo di società in cui viviamo". In una fase storica in cui i tradizionali mezzi di informazione sembrano essere in crisi di fronte al dilagare della comunicazione in tempo reale sui social networks - dove non c’è informazione che non sia condivisione e la notizia "passa" se è condivisa tra persone - il giornalisti devono interrogarsi su cosa sia diventato il loro mestiere e in cosa si caratterizzi "fare informazione" oggi. "Sul web - ha sottolineato il vescovo Fragnelli - vige la tirannia della velocità e le notizie si consumano, spesso, senza il tempo necessario per approfondire, per verificare". "Ecco perchè - ha commentato Ingoglia riferendosi soprattutto alla carta stampata - è necessario che i giornali si muovano, cosa non facile ma necessaria, nella direzione dell'approfondimento, della ricerca delle cause di ciò che accade". Il giornalista, quindi, come colui in grado di investigare, di tradurre e di raccontare le storie, di muoversi con affidabilità e competenza nell’ecosistema delle informazioni. Il giornalismo non solo come professione ma anche come dimensione antropologica. Di fronte a ciò, e anche su questo aspetto si è soffermato il segretario di Assostampa, l'estrema precarietà in cui molti giornalisti sono costretti a lavorare, la "mortificazione" di compensi irrisori, la difficoltà di un lavoro, spesso, senza tutele - soprattutto nelle piccole realtà di provincia - e nel quale, non sempre, è facile distinguere la verità dalla menzogna. E proprio sulla "fatica" di combattere la menzogna si è fermato, in chiusura, il vescovo che ha detto, ricordando le parole di don Luigi Sturzo: “La menzogna, per qualsiasi scopo usata, toglie base a una sana convivenza nella famiglia, nella scuola, negli affari, nelle relazioni umane le più varie. Chiunque sia sorpreso a mentire dimostra di essersi distaccato dalla comunità. Non pensare di essere l’uomo indispensabile; da quel momento farai molti errori; se sono gli altri a dirtelo guardati come da nemici; ti porteranno fuori strada”. Il giornalismo, dunque, come forma di testimonianza capace di interrogare chi scrive e chi legge, chi trasmette e chi riceve, sulla visione delle cose, sui significati, sui valori delle nostre vite.

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