Omicidio di contrada Dionisio, instradato in Italia Giuseppe Vaiana
E’ stato estradato in Italia il latitante Giuseppe Vaiana, accusato di un duplice omicidio commesso a Campobello di Mazara nel 1990 e condannato all’e...
E’ stato estradato in Italia il latitante Giuseppe Vaiana, accusato di un duplice omicidio commesso a Campobello di Mazara nel 1990 e condannato all’ergastolo. L’uomo si trovava in Germania ed è stato arrestato lo scorso 25 maggio, in un internet caffè - non lontano da Francoforte - mentre giocava alle slot machines. Al suo arrivo all'aeroporto di Fiumicino, i militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo gli hanno notificato il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso lo scorso 11 maggio dalla Corte di Assise di Trapani. Vaiana, 55 anni, originario di Castelvetrano, insieme al fratello Claudio Michele è ritenuto responsabile delll'uccisione della sorella Caterina e del suo compagno Paolo Favara avvenuta il 24 agosto del 1990 a Campobello di Mazara. I due, che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 33 e 30 anni, furono freddati a colpi di lupara mentre si trovavano nell’ovile di loro proprietà in contrada Dionisio a Campobello di Mazara. Alla base del gesto la loro relazione extraconiugale e l’incesto ai danni di una bambina di appena 9 anni – figlia della donna – che era stata violentata da uno degli arrestati alcuni anni prima. Un mese prima di essere uccisa , infatti, Caterina Vaiana aveva scoperto che il fratello Giuseppe aveva abusato, alcuni anni prima, di sua figlia Enza. Era stata la stessa ragazza a raccontarlo alla madre dopo che i familiari avevano accusato Favara di avere rapporti con lei. La conferma della violenza era arrivata da una visita ginecologica a cui la giovane era stata sottoposta. Caterina Vaiana aveva minacciato di denunciare il fratello. Questa la miccia che avrebbe, secondo la ricostruzione degli investigatori, innescato la feroce reazione dei fratelli che già mal sopportavano la relazione della donna. L’indagine, diretta dall'allora sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Marsala Bernardo Petralia, era stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Castelvetrano i quali riuscirono, dopo ben 23 anni, a dare un nome ai due assassini e a risolvere il delicato “cold case”.
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