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Porto sotto la giurisdizione di Palermo, D'Alì critica scelta del Governo

26 Gennaio 2016 11:25, di Ornella Fulco
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Il porto di Trapani sotto la giurisdizione dell'Autorità portuale di Palermo. E' quanto prevede il decreto di "riorganizzazione, razionalizzazione e s...

Il porto di Trapani sotto la giurisdizione dell'Autorità portuale di Palermo. E' quanto prevede il decreto di "riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali" approvato lo scorso 21 gennaio dal Consiglio dei Ministri. I porti italiani vengono riorganizzati in 15 Autorità di sistema portuale con sedi nei porti definiti "core" dalla comunità europea. Secondo questo schema Autorità portuali sono Genova (che accorpa Savona), La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Catania, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Il decreto prevede che alle nuove Autorità di sistema faranno riferimento 54 porti di rilevanza nazionale. Le Regioni possono chiedere l'inserimento nelle Autorità di sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale. Su questa scelta del Governo interviene il senatore Antonio D'Alì che la giudica "illegittima, indecente e irricevibile". "É illegittima - spiega il parlamentare trapanese - perché la città di Trapani non è sede di Autorità portuale avendo già subito la mortificazione da parte del Governo Prodi di vedere soppressa la sua. Dunque non si capisce perché debba subire, dopo la beffa, anche il danno". Secondo D'Alì il progetto di Delrio è "indecente tecnicamente poiché configura un'ulteriore volontà di colonizzare Trapani da parte palermitana senza alcun nesso logico di sistema. Dico ciò perché Trapani non ha alcuna attinenza strategica con Palermo mentre invece, piuttosto, si è sempre rilevata l'esigenza di fare sistema con la fascia costiera sud-occidentale e prospiciente il Canale di Sicilia che conduce sino a Porto Empedocle. Indecente anche perché il modello di governance proposto esclude dal tavolo delle decisioni i rappresentanti degli enti locali trapanesi e degli operatori marittimi del territorio, prevedendo che a Trapani venga istituito solamente un ufficio distaccato dell'Autorità di Palermo". E ancora, secondo l'esponente di FI, la proposta è "irricevibile perché comporterebbe una mortificazione dell'autonomia del porto di Trapani e una prevaricazione delle esigenze prioritarie di autodeterminazione delle sue strategie secondo le indicazioni e le sue peculiari prospettive già praticate e progettate dall'attività degli operatori marittimi trapanesi". Il decreto legislativo sul riordino dei porti italiani passerà adesso all'attenzione delle commissioni parlamentari competenti. "Per quel che mi riguarda - sottolinea D'Alì - interverrò in Commissione Trasporti a difesa dell'Autorità trapanese, motivando il perché questa estensione di Palermo su Trapani non sia da consolidarsi. Spero che facciano altrettanto gli altri rappresentanti della città in Parlamento. Ma soprattutto - prosegue - mi rammarico che qui siano venuti a fare inutilmente passerella, promettendo l'autonomia, il sottosegretario Nencini e il senatore Filippi, componenti del Governo e della maggioranza che lo sostiene, in occasione delle visite da loro personalmente effettuate proprio al porto di Trapani. La storia e la valenza attuale e potenziale dello scalo trapanese - continua il senatore - da sempre porto di interesse nazionale, non può consentire un simile ridimensionamento dal punto di vista dell'autonomia e dell'interlocuzione degli enti sovrapposti. Spero infine che gli enti locali e le rappresentanze sindacali degli operatori e dei lavoratori marittimi trapanesi impugnino nelle competenti sedi il decreto se, nella sua stesura definitiva, dopo il passaggio parlamentare, confermerà i contenuti della proposta del Governo".

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